dom 09 giu 2024 16:06 • By: Elena Gabardi
Il tema della violenza dal punto di vista legale: ne parliamo con l"avvocata Flavia Torresani
Non per tutti la famiglia è un luogo di serenità e protezione, in cui sentirsi al sicuro dalle brutture del mondo. Come attestano i dati, spesso è proprio lì che si consumano diverse forme di violenza: i numeri sono preoccupanti anche in Trentino e nelle nostre valli, nonostante a emergere sia solo la punta di un iceberg, che spesso resta celato tra le mura di casa.
Un fenomeno trasversale a tutti i ceti sociali, dai contorni ancora poco conosciuti. Per un approfondimento dal punto di vista legale ne parliamo con l"avvocata Flavia Torresani, nota professionista del capoluogo clesiano.
Da un punto di
vista legale, cosa si intende per "violenza" come fenomeno in generale e in
particolare per quanto riguarda l"ambito familiare e quello delle separazioni?
Violenza è, dal punto di vista giuridico, un fenomeno molto ampio e complesso, che pertiene sia all"ambito del diritto penale che del diritto civile. Non si tratta di una definizione esaustiva, ma per quanto di interesse in questa sede, si può considerare violenza ogni comportamento volontario diretto a procurare lesioni, uccidere, arrecare un danno o sottomettere al proprio dominio la volontà di un"altra persona; in altre parole è violenza ogni forma di abuso di potere e controllo.
In ambito familiare, la Convenzione di Istanbul definisce la violenza domestica come ogni atto di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verifica all"interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal vincolo della convivenza.
In questi ambiti in particolare, la violenza si può ricondurre a un "genere"?
Il fenomeno, per come da me osservato e quindi secondo la mia esperienza, riguarda in effetti entrambi i generi, ma non ci sono dubbi che nella grande maggioranza dei casi, la violenza domestica è perpetrata ai danni delle donne, mentre il numero delle donne maltrattanti, pur esistendo, è molto più contenuto.
La Convenzione di Istanbul definisce la violenza di genere come ogni atto violento esercitato in funzione del genere della vittima (ad esempio violenza su una donna in quanto donna).
È un fenomeno diffuso nel Paese, anche nelle nostre valli?
Assolutamente sì. Per un"analisi puntuale rimando al documento "Numeri della violenza contro le donne in Trentino" pubblicato annualmente dalla PAT. Sempre in base alla mia esperienza diretta, posso affermare che purtroppo fenomeni di violenza sono molto diffusi anche nelle nostre valli, con riferimento a tutti i tipi di violenza, quindi fisica, psicologica, sessuale, economica, nonché attraverso condotte controllanti e atti persecutori.
Si tratta di un fenomeno incredibilmente diffuso e preoccupante, che richiederebbe azioni puntuali e decise ma che spesso si scontra invece con un muro di diffidenza e omertà . Parlare di violenza, fatta o subita, è difficile e doloroso.
La violenza non è solo fisica, può essere psicologica, verbale e anche economica, spesso è giustificata e tramandata sotto le vesti della tradizione. Cosa ne pensa?
È sotto gli occhi di tutti come a tutt'oggi la parità di genere non sia compiuta. Nella mancata parità fra uomo e donna si annidano potenziali prevaricazioni, perpetrate sulla base di una mentalità che vedeva la donna relegata ad una dimensione domestica e sottomessa. Non parlerei di tradizione, termine che evoca scenari positivi di rispetto di usanze antiche, quanto di una mentalità che sfrutta una certa visione del mondo per prevaricare gli altri e le altre. Da questo punto di vista, molte sono le cose che potremmo fare: il rispetto dell'altro e dell'altra passa ad esempio anche attraverso atti simbolici, come il corretto uso del linguaggio di genere.
In Trentino ogni anno ci sono circa 600 denunce per episodi di violenza verso le donne. L"autore è sempre uomo, nell"89% dei casi è il partner o l"ex partner. In questo caso parliamo di "violenza di genere", ci spiega cosa si intende?
La Convenzione di Istanbul definisce la violenza di genere come ogni atto violento esercitato in funzione del genere della vittima (ad esempio violenza su una donna in quanto donna), pertanto tutte quelle forme di violenza psicologica, fisica, sessuale ed anche di atti persecutori, poste in essere sulla base del genere della vittima.
È importante ricordare che la violenza di genere costituisce una violazione dei diritti umani, sia per la Convenzione di Istanbul che per l"ONU.
La violenza di genere spesso nasce all'interno del nucleo familiare e della relazione affettiva, nel luogo che si ritiene più sicuro e protetto. E questo è un elemento che rende più complesso fare prevenzione e porre in essere interventi efficaci.
Pensando alle nostre lettrici e lettori più giovani, ci sono dei campanelli d"allarme che all"interno di una famiglia o di una relazione amorosa possono metterci in allerta?
Ci sono degli atteggiamenti che vengono qualificati come "comportamenti spia", che devono portare la persona che li subisce a prestare particolare attenzione; faccio riferimento in particolar modo a manifestazioni di controllo, manipolazione (anche degli stessi ricordi), svalutazione, isolamento (che viene imposto), abuso di potere.
La violenza all"interno della famiglia ha caratteristiche particolari:
- si sviluppa più frequentemente allorquando vi è una vittima che si trova in uno stato di sudditanza o discriminazione;
- è presente in tutte le classi sociali;
- è caratterizzata dall"assenza di testimoni;
- trova la sua base in un legame affettivo;
- non ci sono limiti di età .
A volte si cerca di minimizzare i comportamenti violenti travestendoli da gelosia: controllare il partner, limitarne la libertà , qual è, in una relazione, il confine che non dovrebbe essere mai superato?
Bisogna essere molto precisi: dal punto di vista giuridico controllare il cellulare o la mail del partner costituisce un reato. Se la domanda è in termini più generici e di "senso comune", secondo me quello che ogni persona dovrebbe impegnarsi a fare, è allontanare ogni concetto tossico di prevaricazione, controllo e sottomissione all"interno delle relazioni. La base della relazione sana dovrebbe essere il rispetto reciproco.
Nella sua carriera professionale c"è qualche avvenimento che l"ha colpita particolarmente?
Non posso né voglio citare esempi: il segreto professionale è per me un vicolo assolutamente inderogabile. Posso solo aggiungere che ogni caso di violenza comporta un trasporto psicologico molto pesante anche per chi assiste.
Cosa può fare una persona che vive una situazione di violenza?
Credo in primo luogo sia necessario formare una società più attenta ai segnali di allarme della violenza, che possono essere colti nelle persone che abbiamo accanto, sia nella vita personale che professionale o che semplicemente incontriamo per caso. L"educazione in questo senso è fondamentale e siamo tutti e tutte chiamati a fare di più per essere attenti e prevenire. La persona che subisce violenza diviene fragile e per questo può essere difficile riuscire a parlarne: la cosa migliore nel caso di violenza resta certamente quella di confidarsi con le persone che sente vicine e di rivolgersi ad esperti del settore (avvocato, psicologo, forze dell"ordine, centro antiviolenza, servizi sociali). È importante riconoscere e non sottovalutare i comportamenti "spia" di cui ho parlato sopra. Ricordo anche l"esistenza del numero anti-violenza e stalking: 1522.