dom 09 giu 2024 14:06 • By: Renato Pellegrini
Con Bergoglio un papato di semina, non di raccolto
Hanno chiesto a una teologa molto brava, attenta alla Scrittura e alla contemporaneità , Marinella Perrone, in un"intervista apparsa su La Rocca n. 12 del 1 giugno 2024, se fosse in salute la Chiesa cattolica. Forse intuiamo anche noi la risposta. «La Chiesa cattolica "“ rispose - è qualcosa di immenso e inafferrabile, una realtà che appartiene al mondo e ne condivide le sorti in tutto e per tutto, ma che, per di più, è chiamata a rendere ragione al suo Signore della propria fede e della propria speranza. Un miliardo e duecento milioni di persone che vivono le situazioni più diverse, dagli orrori della persecuzione per la fede alle più radicate forme di indifferenza nei confronti di Dio e del mondo».
Ci sono anche oggi cristiani che potremmo chiamare "martiri", a cui sono inflitte sofferenze inaudite a causa della loro fede. Non pochi vengono uccisi. Ma tutto questo avviene per lo più lontano da quello che una volta era chiamato «Occidente cristiano», e che oggi conosce una emorragia costante di fedeli, che «in alcuni casi prende la forma di quello che, sia pure impropriamente, viene chiamato "sbattezzo"», un nome che mette in evidenza la volontà di cancellare l"appartenenza alla Chiesa, che vuole in qualche modo dimenticare il fatto di essere diventati cristiani a propria insaputa, probabilmente troppo presto e che in ogni modo non si è poi riusciti a interiorizzare.
Una volta diventati cristiani ci si scontra con una realtà non sempre coerente e lineare; si è chiamati ad «assumere una storia fatta di pagine radiose, forse anche eroiche, ma anche di tanti errori, ingiustizie, offese alla dignità degli uomini e delle donne se non addirittura di Dio stesso».
Essere cristiani vuol dire dunque accettare in toto questa chiesa che pare navigare in un mare fatto di molte contraddizioni, «perché la fede non può prescindere dalla storia».
Rimane piuttosto forte, però, il bisogno di religione e di riferimento al divino. Solo così infatti si può spiegare la grande presa che hanno le sette protestanti, ma in cui è coinvolta anche la chiesa cattolica «con il suo pullulare di forme di superstizione religiosa che non può che sconcertare».
Lo vediamo anche nelle nostre comunità , dove è troppo spesso assente il Vangelo, perché non lo si conosce, non diventa che raramente forma di meditazione, e sono presenti ricerche di un Dio che dovrebbe fare miracoli o di apparizioni pronte a preannunciare l"apocalisse prossimo venturo. La riflessione sulla parola di Gesù fa in modo che «le persone possano riconciliarsi, se non proprio con la consapevolezza di fede, almeno con una conoscenza che non offenda l"intelligenza». Marinella Perrone ha sottolineato altri punti che a me stanno a cuore e su sui si ha paura di ragionare e di confrontarsi.
Pensiamo al ruolo dei laici. Il Concilio Vaticano II oltre sessanta anni fa aveva tentato di richiamare la dignità che a tutti viene dal battesimo, che costituisce tutti, uomini e donne, «sacerdoti, re e profeti». In realtà , però, i laici non hanno una vera corresponsabilità all"interno della vita della chiesa. Basti pensare alla celebrazione delle nostre liturgie. «La liturgia dovrebbe essere espressione di una chiesa viva e, in un tempo in cui la vita si misura anche sulla velocità di cambiamento, una chiesa vecchia e di vecchi difficilmente trova il suo modo di stare al passo. Il cambiamento di una parolina o di una riverenza viene sempre «dall"alto» e sembra una riforma epocale! Purtroppo, però, è difficile uscirne: liturgie vive sono il prodotto di comunità vive, ma è ben difficile che un «hospice» sia una comunità viva!»
C"è poi il grande tema delle chiese divise, che «non sembrano disponibili a un riavvicinamento finalmente in grado di dare all"Europa, che già è in crisi dal punto di vista politico, il contributo di cui ha bisogno per ritrovare l"intreccio storico tra le diverse radici della sua cultura.
È la grande vergogna che sta condannando le chiese, tutte, all"insignificanza, che favorisce delusione e abbandono, che determina il calo di fiducia da parte dei fedeli. E, forse, è perfino troppo tardi e sui libri di storia si studierà il contributo che le chiese cristiane hanno dato al declino dell"Europa perché, invece di riconoscersi, di perdonarsi e di ricercare insieme nuove strade, sono rimaste paralizzate nei loro recinti». Papa Francesco cerca di aprirsi al nuovo, ma occorre non essere ingenui nelle aspettative. «Dopo i due pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, caratterizzati entrambi da forti istanze repressive (basta pensare alle centinaia di condanne di teologi a cui è stato impedito di insegnare se non addirittura di parlare!).
Bergoglio ha grandi meriti e quello che poteva fare «dopo trent"anni e più di sistematico congelamento delle istanze conciliari lo ha fatto: ha mosso le acque, fatto circolare aria"¦ è stato un papato di semina, non di raccolto». La storia ci dirà se i frutti potranno maturare.