mar 13 ago 2024 13:08 • Dalla redazione
Una serata con Libera per ragionare di altre ingiustizie spesso coperte da un velo di indifferenza e oblio
DENNO. A Denno,
in un auditorium scolastico gremito nonostante il caldo e il clima
ferragostano, si è ragionato e dialogato sulla "resistenza". A guidare la
riflessione Margherita Asta e monsignor Giancarlo Bregantini.
Margherita è figlia di Barbara Rizzo e sorella di Giuseppe e Salvatore Asta, morti rispettivamente a 30 e 6 anni a Pizzolungo, a Trapani, il 5 aprile del 1985 nell'attentato preparato contro il magistrato Carlo Palermo; la piccola utilitaria su cui viaggiavano fece da scudo all'auto su cui si trovava il giudice; finì distrutta come le vite di Barbara, Giuseppe e Salvatore. Margherita da anni porta la sua testimonianza di "resistenza" e di lotta per la giustizia e per una verità che ad oggi, dopo 39 anni, non è ancora stata del tutto accertata.
La rabbia di una ragazzina che in quella mattina si vide crollare addosso una tragedia terribile si è trasformata nel tempo nella tenacia di tenere viva la memoria dei suoi cari, ma soprattutto di far sì che quella memoria sia strumento per "rompere il silenzio" sulle complicità , sulle copertura e sui tanti perché che ancora circondano la Strage di Pizzolungo.
Del suo costante dialogo con Carlo Palermo, Margherita ha riportato un cammino comune compiuto ma anche il travaglio interiore di un uomo che ancora oggi vive su di se il dolore ed il dramma di quel maledetto 5 aprile.
E proprio questo camminare insieme e chiedere insieme una giustizia su una vicenda spesso taciuta e dimenticata rappresentano quel lavoro si mantenimento di un "lievito madre" di giustizia e verità che se coltivato insieme può contaminare di bene e diffondere quella che Paolo Borsellino, citato da Margherita bel suo intenso e profondo intervento, definiva "la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità ".
A dialogare con Margherita, guidati dalle sollecitazioni di Stefano Graiff, mons Giancarlo Bregantini, Arcivescovo emerito di Campobasso e per anni Vescovo di Locri e Gerace.
Bregantini, utilizzando anche immagini forti tratte dai Promessi Sposi, ha riflettuto sul ruolo importante che la Chiesa ha nel "rompere il silenzio" e nel promuovere libertà e giustizia. Un impegno che è parte dell'opera di evangelizzazione perché il rispetto e la dignità sono fondamenti del messaggio cristiano.
Bregantini ha poi condiviso la sua grande esperienza pastorale nella Locride, quel lembo della bellissima Calabria, oppresso dalla prepotenza della 'Ndrangheta", la mafia oggi più potente che da lì controlla i traffici del malaffare dell'Europa e dell'Italia. La sfida lanciata da Margherita e padre Giancarlo allora è quella di saper costruire, con la vita di tutti i giorni, una rete di esperienza e di attenzione che sappia battere la "ragnatela" costruita dalle mafie e da coloro che offrono soluzioni facili ma che portano alla schiavitù.
Una sfida che passa anche dal perdono: profonde e forti, in questo senso, le riflessioni di Margherita e padre Giancarlo: "il perdono non lo posso dare perché non mi appartiene ma è solo di Dio, ma l'incontro con l'esecutore materiale della per quanto difficile, e la sua richiesta di perdono per il male arrecato, mi hanno spinto e mi spingono ancora di più a battermi per rompere il silenzio" ha concluso Margherita.
Costruire reti di giustizia e di promozione sociale e umana sono le sfide scritto nel Patto del Presidio Libera delle Valli di Non e di Sole che ha collaborato con il Comune, presente con il sindaco Paolo Vielmetti e l'assessora Barbara Gervasi, che hanno portato il loro saluto, la Pro Loco e la Sat di Denno.
Presente, in rappresentanza del Maggiore della Compagnia Carabinieri di Cles Guido Quatrale, il comandante della stazione Carabinieri di Denno, maresciallo Francesco Catini con il parroco don Daniele.