mer 29 set 2021
All'indomani del fallito referendum per l'istituzione di un Biodistretto in Trentino, la voce dei lettori
Caro direttore, come bene saprà il referendum per il biodistretto non ha raggiunto il quorum richiesto. Dal suo osservatorio privilegiato, come giudica questa mancanza di partecipazione, al di là del merito del quesito? Siamo veramente indegni degli strumenti di democrazia diretta e dell’autonomia? E poi, andando ai contenuti della questione, cosa pensa di come è stato formulato il quesito? Si poteva fare meglio? Cosa pensa in generale del tema biologico sì, biologico no? Cosa ci deve insegnare questa esperienza? La ringrazio per il tempo che mi dedicherà a rispondere, cordiali saluti
Lettera firmata
Carissimo lettore,
il mio “osservatorio privilegiatoâ€, come lei lo definisce, è semplicemente il ricordo di come vivevo da ragazzo, quando il “biologico†era normale e non aveva bisogno di etichette. Frutta e verdura dell’ortolano e prodotti vari di contadini ruspanti; il che significava naturalità e genuinità ma non necessariamente salubrità e bontà . Riguardo la scarsa partecipazione al referendum per il biodistretto posso dirle che ciò è sicuramente un segnale preoccupante e una conferma di quanto sia in crescita il disinteresse e la scarsa partecipazione al bene pubblico e alla vita sociale. L’individualismo e l’interesse personale, ancora una volta, la fanno da padroni e forse anche per questo i dati di questo referendum evidenziano palesi contraddizioni e alcune “sorprese†capaci di far fallire anche il più affidabile exit-poll. Se ci aggiungiamo una evidente disinformazione e in alcuni casi pure una palese strumentalizzazione, la frittata è fatta e Il futuro non è certamente allettante. Sul tema generale del biologico penso che, a parte una sparuta minoranza, siamo tutti d’accordo e a favore. Sarebbe folle non esserlo e non avere a cura la salute propria e dei nostri figli. Il problema invece è capire e comunicare cosa significa biodistretto, coltivare e produrre prodotti biologici, quali le ripercussioni sociali ed economiche, quali le superfici e zone interessate e garantire una trasparenza assoluta per evitare distorsioni e manipolazioni che a volte sconfinano nelle truffe. Cosa peraltro frequente quando un argomento è di moda, e socials e web fanno da amplificatore senza controllo. L’errore più grande è invece quello di fare una guerra, come ho visto e sentito in alcune discussioni proprio sul referendum in oggetto, l’un contro l’altro armati, divisi in fazioni, che, pur con approcci e interessi diversi, possono invece dar vita ad un percorso virtuoso capace nel tempo di migliorare e correggere le esagerazioni degli ultimi decenni, caratterizzati dal profitto ad ogni costo e da uno sviluppo sfrenato. E ancora una volta l’arma per vincere sarà semplicemente l’equilibrio, la consapevolezza e la “crescita culturale†ed è per questo che dobbiamo investire nell’educazione delle nuove generazioni, dando a loro gli strumenti per analizzare le questioni, pensare, decidere, ed essere i protagonisti del cambiamento. Forse allora la democrazia diretta vivrà una bella stagione, con la partecipazione di tutti e senza il bisogno di aggrapparsi “comodamente†ai capipopolo, reali e virtuali, che non vanno oltre agli slogan. Il DirettoreSandro de Manincor
Il direttore
Sandro de Manincor