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Il Meteo

Siamo nella nebbia

Alla scoperta della nebbia, cos'è, come si forma, come comportarsi

Siamo nella nebbia
  • mar 21 ott 2025 13:46

Siamo nel pieno dell’autunno e la nebbia, almeno in teoria, è uno dei fenomeni che ci tiene spesso compagnia in questa stagione, a più livelli e in forme diverse.

Ma quali sono i tipi di nebbia che possiamo vedere sul nostro territorio, e quali sono i meccanismi alla base della loro formazione?

Conoscere qualche curiosità può aiutare ad evitare situazioni pericolose. Il caso più spiacevole in assoluto è senza dubbio il cosiddetto “whiteout”: la nebbia fitta su un terreno innevato, che toglie ogni punto di riferimento. E così muoversi, orientarsi, diventa improbo, fino ai casi estremi in cui la situazione, se perdura, diventa così straniante da diventare surreale: sembra di essere sospesi nel bianco, non si distingue più il terreno dal cielo, non ci sono ombre perché la luce viene diffusa in ogni direzione.

Personalmente avevo vissuto una situazione simile durante una gara di ciaspole in quota: ricordo che la sfida, per qualche chilometro, si era trasformata nel cercare di scorgere dei piccoli rametti d’abete disseminati lungo il percorso, in un’atmosfera surreale, bianca sfavillante, senza alcun altro punto di riferimento. Sembrava di correre nel vuoto, il concorrente davanti e quello dietro erano distanti e invisibili; era come se mancasse la gravità. Chiunque si prepari ad un’escursione in autunno ed in inverno deve tenerne conto. Il whiteout, infatti, è una delle cause di problemi e incidenti in quota. Bisogna in primis conoscere bene i sentieri da percorrere ed affidarsi il più possibile alle conferme dei gps, oltre ovviamente a consultare i bollettini cercando di capire a che quota saranno le nubi.

La nebbia in quota sui nostri monti il più delle volte è dovuta ai flussi perturbati. In val di Sole e Non con venti da sud o sud/ovest le nubi possono abbassarsi fino a 1500 metri (specie se ci sono precipitazioni) mentre con venti da nord e bufere di neve ventata il problema è limitato perlopiù alle creste, ed appena ci si abbassa verso sud la visibilità diventa ottima.

Una regola aurea va memorizzata: la nebbia (più correttamente, la condensazione) si sviluppa sempre quando l’aria sale. Se vogliamo uscire da questo tipo di nebbia e siamo in un luogo a noi ben noto il consiglio è quello di seguire la direzione del vento discendente. Se ci muoviamo in salita col vento a favore, infatti, quasi sempre resteremo nella nebbia.

Un secondo caso di nebbia frequente in giornate invece anticicloniche, magari di bel tempo previsto dai bollettini, è quella “sospesa” in orizzontale all’interfaccia delle inversioni termiche. Nelle lunghe notti invernali l’aria fredda, più densa, si deposita nelle valli e le riempie. Se in quota scorre aria più tiepida, al confine fra i due strati si può formare un pittoresco livello orizzontale di nebbia, che spesso appare compatto all’alba e poi in giornata, sotto l’azione del sole, si dissipa. In questi casi, quando si entra nella nebbia basta salire un po’ per uscirne e trovarsi improvvisamente in un’atmosfera spesso luminosa, soleggiata e più tiepida: siamo “usciti” dalla massa d’aria fredda stagnante. Raramente abbiamo vento in simili occasioni e una previsione di bel tempo ci può dare un ottimo indizio sulla presenza di questa tipologia di nebbia.

post-img

Un terzo tipo di nebbia è quella classica da “irraggiamento”, dovuta cioè al raffreddamento notturno dell’atmosfera in prossimità del terreno. È la classica nebbia della Val Padana in inverno e si eleva il più delle volte appena poche decine di metri da terra. Può essere problematica, semmai, per la circolazione stradale specie se le temperature sono sotto lo zero, con formazione quindi di ghiaccio a terra.

In val di Sole è molto frequente lungo l’alveo del Noce, talvolta anche in estate quando c’è forte contrasto fra l’acqua fredda del corso d’acqua e l’aria sovrastante quando arriva già piuttosto umida (o se si umidifica ad esempio per un temporale). Un fenomeno simile lo possiamo notare a volte sulla superficie del lago di Santa Giustina in condizioni di vento calmo. L’acqua fredda del lago può portare a saturazione l’aria più calda a contatto con lo specchio d’acqua e formare banchi di nebbia “spettrale” sull’acqua. In altri casi quando le acque del lago sono più calde dell’aria sovrastante, si possono formare delle colonne di nebbia molto caratteristiche (vedi immagine) dovute all’evaporazione intensa sopra il bacino.

Una ultima curiosità: nebbia e foschia sono, tecnicamente, lo stesso fenomeno, costituito da goccioline d’acqua sospese in aria. Si parla però di nebbia se la visibilità orizzontale è inferiore al chilometro, altrimenti di foschia.

 
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