lun 09 set 2024 20:09 • By: Alberto Mosca
Con il marito Italo Covi è stata una protagonista nella cultura della Val di Sole del secondo Novecento
MALÈ Oggi,lunedì 9 settembre, alle 17 la comunità di Malè darà l'ultimo saluto a Silvia Casna, vedova Covi, scomparsaall'età di 98 anni, sopravvivendo al marito quasi 40 anni.
Con Silvia se ne va l'ultima esponente di quel trio di coppie che hanno segnato la storia della cultura solandra nella seconda metà del Novecento, con la creazione nel 1967 del Centro Studi per la Val di Sole equindi con la nascita del Museo della Civiltà solandra di Malè: Silvia e Italo, Mariotta (Fedrizzi) e Cesare (Costanzi), Alfonsina (Redolfi) e Quirino (Bezzi).
E chi scrive, da giovane guida del museo in combutta con Salvatore Ferrari, ha ancora ben impresso il ricordo dello spostamento d'aria che in guardiola si sentiva quando la Silvia, già sopra i settanta, entrava come un treno, con inconfondibile passo da granatiere. E dopo il classico "popi come vala"il giro di ispezione, la sistemazione di oggetti e fiori (I fiori: "As vist pop che bei?", quanto orgoglio dimostrava in ogni occasione culturale al Museo quando sfoggiava le sue composizioni che abbellivano tavoli e sale). Poi qualche borbottata verso la Mariotta e infine, quando tutto era sistemato come voleva lei, quel sorriso luminoso, indimenticabile. Saluti e via.
Ancora, in numerose visite a casa sua, l'aneddotica inesauribile sugli anni passati, la biblioteca e gli appunti del marito, le fotografie, una delle quali la ritraeva giovanissima e sorridente sulla vecchia seggiovia del Peller; parole e talvolta lacrime che rendevano bene di che pasta fosse fatta quell'unione, nonostante tutto.
Con Silvia Casna finisce il tempo degli eroi e delle eroine di una stagione che ormai sessant'anni fa capì, prima di altri e talvolta nonostante altri, come la cultura nella valle e della valle, la sua conoscenza e valorizzazione sarebbe stata sempre più, per una Val di Sole in profonda trasformazione, una risorsa straordinaria: oggi forse, seduti sulle spalle di questi giganti, dopo aver inaugurato negli ultimi decenni altri musei e aperto castelli e palazzi, possiamo rendercene conto pienamente.