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Grandi carnivori: cosa ne pensano i nonesi?

ven 13 set 2024 11:09 • By: Elena Gabardi

Oltre 9000 firme raccolte per il referendum: ecco alcune testimonianze di chi ha firmato e di chi non ha voluto farlo

VAL DI NON. Si è chiusa qualche giorno fa la raccolta firme contro i grandi carnivori in Val di Non: oltre 9000 le firme depositate dall’Associazione Ciamp del comune di Ville d’Anaunia alla Comunità della Val di Non, per chiedere l’indizione di una consultazione popolare sulla questione.

Il presidente Martin Slaifer Ziller chiarisce: «L’associazione ha avviato la raccolta firme in quanto lo statuto della Comunità di Valle prevede che con la richiesta di almeno 1.000 firme la Comunità si attivi per la consultazione popolare. Quando l’associazione ha cominciato a distribuire in giro i moduli tanta gente telefonava in comunità per chiedere informazioni, dove si firmava ecc. Siccome non eravamo al corrente di niente, perché non gestivamo l’iniziativa, abbiamo deciso, in accordo con l’associazione stessa, di dar la possibilità alla gente di firmare anche qui, presso la portineria dell’ente». E aggiunge «Purtroppo, tutta questa cosa non porterà a nulla, nel senso che, non avendo le competenze in materia, noi possiamo e dobbiamo attivarci per fare la consultazione, ma qualsiasi sarà il risultato, porterà solo ad avere in mano un dato. Sapremo che X persone della Val di Non “vogliono” o “non vogliono i grandi carnivori”, ma, ripeto, non potremo fare nulla di più. Premesso questo, il riscontro effettivo è che la popolazione ha paura e rinuncia per questo a certe attività. Io sono sindaco di un territorio dove la presenza dell’orso non è evidente: nella zona di Sanzeno, Romeno e in quella parte della valle non è segnalato, come invece in bassa Val di Non o a Cles e in Val di Sole. Però ci sono delle persone che mi dicono “Io ho paura”, emerge allora un problema a livello sociale, è una limitazione della vita delle persone. Bisogna prendere atto di questo e permettere agli abitanti della Val di Non di andare a dire cosa ne pensano».

E dunque, tra la cittadinanza, qual è il pensiero? Ecco alcune opinioni da Cles, Predaia, Romeno, Cavareno e Ruffrè.

«La montagna è la nostra casa – dichiara Lodovica - i boschi e i pascoli fanno parte dei nostri paesi.

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La montagna è spensieratezza, sport, amicizia ed emozioni. La montagna è essenziale alla vita, ci dà legna, acqua e mille altri viveri. Fino ad un anno fa siamo stati in silenzio, la maggior parte di noi non sapeva della crescita spropositata di questi animali e della loro pericolosità. Dopo la morte di Andrea è nata la paura. Io non vado più in montagna, era la mia medicina e la mia meritata pensione. Quando mia figlia è in montagna o mio marito è a “fare la legna”, passo le giornate con mille pensieri e con il telefono in mano… è ora di dire basta!! Vogliamo essere liberi nella nostra amata montagna!»

Anche per Giulio «Non si è più tranquilli in montagna. Gli orsi sono un pericolo reale e ancor più fanno paura i lupi, che predano in branco. Ne sanno qualcosa malgari e pastori. Perché agli animalisti non fanno pena pecore, cavalli e asini sbranati?».

«Non ho firmato perché non sono arrivata, altrimenti l’avrei fatto» precisa Lorenza. «Ritengo corretto che, come si fa anche per le altre specie, il numero venga tenuto sotto controllo. Per ridurre la soppressione potrebbero pensare anche a un piano di sterilizzazione». Stessa posizione per Carla: «Non ho firmato solo perché non lo sapevo, l’avrei fatto certamente. Non esiste che l’uomo debba stare chiuso in casa e orso e lupi siano liberi di circolare ovunque, perfino nelle strade dei paesi e nei cortili delle case. A nessuno piace che gli animali vengano uccisi, ma se è a rischio la vita dell’uomo si devono prendere delle decisioni anche impopolari: magari basta allontanarli o almeno sterilizzare una parte delle femmine, così non ci saranno orsi da ammazzare».

Per Silvano «orsi e lupi sono un problema per la sicurezza, senza dubbio. Abbiamo il privilegio di avere una natura amica, rilassante e incontaminata a due passi. Il bosco è il nostro rifugio, il nostro sfogo mentale, che ora non possiamo più vivere con serenità. C’è un pensiero fisso, l’angoscia del pericolo, ma non siamo nella savana! Avevamo un’oasi felice, che siamo stati capaci di rendere ostile. E a che scopo? Per la biodiversità? A quale prezzo?»

Tanti si sono recati ad apporre la propria firma, molti al contempo hanno deciso di non farlo. Come Sofia: «Non ho firmato perché il quesito proposto era generico. Orsi e lupi sono potenzialmente pericolosi come lo sono le zecche o le vipere. È evidente che la crescente diffusione dei grandi carnivori in aree popolate crea pericolo. È un problema di sovra popolamento, che andrà gestito come si fa con gli ungulati, con buona pace degli animalisti. Ma c’è un iter burocratico e legislativo lungo da percorrere. E non raccontiamoci storie, l’equilibrio naturale in Trentino non esiste da secoli: le nostre montagne e i nostri boschi sono belli e amati da residenti e turisti, perché li abbiamo curati e coltivati per centinaia d’anni».

Anche Daniele non ha firmato: «Sulla questione a prevalere è l’emozione, più che la ragione. Con tutto il rispetto per la terribile tragedia successa in val di Sole, lasciarci trasportare dall’onda emotiva non risolve la situazione. La risposta non può darla la politica e nemmeno la popolazione, la risposta la dà la scienza. Possiamo gestire la presenza dell’orso come succede in altri Paesi in Europa, a partire dai cassonetti anti-orso, presenti ovunque per esempio in Slovenia, insieme alla cartellonistica. Il 95% degli orsi nessuno lo vede, sono pochi gli esemplari che si aggirano nelle aree antropizzate, sempre gli stessi. Possiamo sacrificare il 5% per salvare tutti gli altri».    

Si fatica a trovare una voce fuori dal coro, è di Luca: «Non ritengo orsi e lupi un pericolo. Con un po’ di accortezza si può convivere. Frequento la montagna con regolarità, mai visto un orso. Il lupo l’ho incontrato una volta, ci siamo guardati per un momento e poi ognuno ha proseguito per la sua strada».


*Nessuno degli intervistati ha voluto indicare il proprio paese di residenza: un altro elemento che deve far riflettere. Abbiamo così tanta paura delle nostre opinioni? (ndr)

 



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