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Vivere il Vangelo è possibile?

dom 15 set 2024 08:09 • By: Renato Pellegrini

La Maddalena insegna qual è il compito essenziale del cristianesimo: tornare sempre e di nuovo alla vita e alle parole di Gesù Cristo

C’è una domanda che molti se non proprio tutti si fanno: è possibile mettere in pratica il Vangelo, rendere concrete nella nostra vita le parole di Gesù? Non è facile, ma credo di poter rispondere affermativamente. Non il Vangelo nella sua totalità, ma come stimolo a non arrendersi, a non fermarsi al proprio mondo dimenticando gli altri. Non certo perché qualcuno è perfetto, ma perché, conscio della sua fragilità si affida a Dio e da Lui si lascia guidare. Alla fine della vita rimarrà un abisso tra quello che si sarebbe dovuto fare e quello che si è fatto; le parole di Gesù resteranno sempre un miraggio, la piena realizzazione un’utopia.

Ma ciò che rende il cristiano sereno anche di fronte al suo Dio è aver detto nei suoi giorni: «Eccomi, si compia in me la tua volontà. Ho agito e agisco secondo le mie forze e le mie capacità».

Tuttavia non è sempre facile capire come mettere in pratica il Vangelo. Dietrich Bonhöffer, profeticamente, prevedendo quello che sarebbe successo qualche decennio dopo la sua morte, aveva messo in guardia le chiese cristiane affermando che il loro linguaggio non sarebbe più stato capito.

Termini come santificazione, giustificazione, grazia, trinità ecc. si sarebbero impoveriti al punto che non avrebbero più trasmesso alcun contenuto. Per questo suggerì ciò che nessuna chiesa ha avuto il coraggio di attuare, e cioè un tempo di silenzio. Occorreva rendere chiara l’idea che nessuno è padrone di Dio, che nessuno sa fino in fondo chi è Dio e dunque occorre di nuovo imparare l’alfabeto del cristianesimo.

E questo è possibile solo immergendosi nei problemi dell’umanità, della giustizia, della pace, del rispetto dei diritti di tutti, della necessità di allenarsi per capirsi e mettere da parte le ostilità personali.

Tutti più o meno pensiamo di saper qualcosa di Dio; dice Paolo Ricca, sappiamo quello che ci hanno insegnato nel catechismo. «Ma è davvero quello che può afferrare un’anima nel nostro tempo? Tacere e immergersi nella tragedia quotidiana dell’umanità è già annunciare il Regno di Dio che si avvicina». Per questo occorre anche pregare.

Ma Gesù ha detto di usare poche parole» che sentiamo vere e ci spingono a operare. Ricordiamo tutti l’ammonimento: «Non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio» (Mt 7,21).

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Dio è più grande e più buono delle Chiese. Nella misura in cui, indipendentemente dall’appartenenza a una chiesa, una persona visita un carcerato o un ammalato, aiuta chi è nel bisogno, accoglie uno straniero, costui è certamente gradito a Dio, anche se lui non gradisce Dio.

In altre parole, afferma sempre Paolo Ricca, è più importante il rapporto che Dio ha con gli uomini, che non il rapporto degli uomini con Dio.

E un suggerimento che viene dal Vangelo mi pare importante cogliere: quando si tengono presenti prima di tutto le persone, è necessario organizzare la vita e risolvere i problemi partendo dai più poveri, dai più fragili. Il cristiano guarda anche oggi ai discepoli, al gruppo di persone che seguiva Gesù; erano uomini come tutti gli altri, persone che sbagliavano, inciampavano e cadevano, ma sapevano rialzarsi. Erano persone capaci di amare e di prendersi cura, «uomini e donne che conoscevano le proprietà delle parole che guariscono le ferite dell’anima e del cuore». (Maria Soave Buscemi: Le tredici lune) Erano dunque persone in grado di ascoltare, di tacere e di pronunciare parole prive di cattiveria e di giudizi stroncanti.

Puntiamo ora lo sguardo su Maria di Magdala, la Maddalena. Non era facile per lei vivere in una terra invasa dall’esercito più violento che si conoscesse, quello di Roma. Là, in Galilea, la gente era costretta a lavorare duramente per pagare le tasse agli invasori. In molti avevano perso i loro fazzoletti di terra a causa del tributo romano e del potere del tempio. Gran parte degli agricoltori e dei pastori avevano lasciato la loro terra ed erano emigrati. Un gran numero di uomini e di donne senza terra vivevano di lavoretti nelle periferie degradate delle grandi città. Maddalena, come tutti, viveva l’attesa di un tempo in cui il popolo potesse uscire dal deserto e trovare finalmente la terra promessa, tempo di caduta dei potenti, tempo di libertà e dignità riconquistata. Aveva incontrato Gesù e l’incontro l’aveva riempita di speranza. Ma poi l’aveva visto in croce, straziato da una crudeltà indicibile. È corsa al sepolcro e lì ha sentito pronunciare il suo nome proprio da Gesù risorto. E corse dagli apostoli a raccontare che la vita aveva vinto la morte.

Ecco l’esempio per ogni cristiano. Vivere la vita di tutti, ma operando perché tutti possano realizzare il loro desiderio, vivere magari nella sofferenza, sentendosi fratelli di tutti coloro che soffrono. Sentirsi schiacciati da forti delusioni, ma cercare chi può darti una mano e tendere la tua per chiedere aiuto e aiutare.

Maria di Magdala insegna poi qual è il compito essenziale del cristianesimo: tornare sempre e di nuovo alla vita e alle parole di Gesù Cristo, evitando che la religione cristiana diventi una onlus, finisca per dare un po’ di spiritualità alla società, ma perda quello che è il suo compito essenziale.

Tornare a Gesù Cristo è tornare all’uomo vero, che tende a realizzare in pienezza lo scopo per cui è su questa terra. Leggere il Vangelo per poi tradurlo in pratica è leggere «un libro che racconta in maniera molto umana e concreta le storie di Dio. Quel Dio che la filosofia greca dipinge come il Motore Immobile e lontano, senza alcun interesse reale per la nostra vita, nella Bibbia invece viene trasmesso come un Dio che si mescola alla nostra storia, alle nostre vicende, che gioisce e soffre con noi. E lo fa richiamandoci sempre all’essenziale: la vita!» (Ludwig Monti, Rocca, 15 settembre 2024).

Il Vangelo, dunque, mi aiuta ad uscire da me stesso, a superare il mio egoismo per provare a fare dell’umanità una casa dove tutti si sentono accolti e rispettati. Conosco uomini e donne che hanno realizzato la loro vita donandosi letteralmente per il bene degli altri, usando del loro tempo e del loro benessere per la vita sofferente di qualcuno emarginato e incompreso. Per i cercatori di senso, Gesù è colui che mostra con gesti concreti che l’uomo è più grande dell’uomo. Supera infinitamente l’uomo! «Gesù è colui verso il quale continueremo a camminare per sempre. Lui che ci ha donato la speranza e la fiducia nell’eternità, lui che è lo stabile fondamento della nostra vita. Lui che ci ha insegnato a sentirci figli di Dio, fratelli e sorelle tra noi. E la sua figura e le sue parole sono in sé stesse via e verità che ci fa vivere veramente.

Più andiamo avanti per la strada della nostra vita nel modo in cui lui ci ha preceduto (cfr. Mc 16, 7), più ci accorgeremo di essere più belli, forti, felici ma soprattutto sentiremo crescere in noi il desiderio dell’eternità» (Eugen Drewermann).

 

 

 

 

 

 



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