mar 22 ott 2024 10:10 • Dalla redazione
A Rovereto l'opera di Puccini protagonista
ROVERETO. Nello scorso fine settimana (18 e 20
ottobre) il Coro Voci Bianche C. Eccher della Valle di Sole diretto dalla
maestra Marcella Endrizzi ha preso parte alla rappresentazione
dell’opera Turandot di Giacomo Puccini, messa in scena al Teatro
Zandonai di Rovereto dall’Associazione Culturale Euritmus. Direttore artistico
di questa effervescente associazione è il maestro Klaus Broz che da anni
propone in autunno un ricco calendario di iniziative legate all’opera lirica.
Per questi ragazzi si tratta della seconda esperienza pucciniana, l’anno scorso
infatti sono stati il Coro del Monelli che canta nella scena del mercato nel
secondo atto di Bohéme.
Nell’opera Turandot, ambientata come scrive Puccini stesso “a Pechino, al
tempo delle favole”, i diciassette bambini e ragazzi del Coro Voci Bianche
della Valle di Sole hanno eseguito la dolce melodia Mò-Lì-Huã (Fiore di
gelsomino) in italiano “Là sui monti dell’Est” che Puccini udì da un
carillon ricevuto in dono da un ex diplomatico italiano in Cina. Questa melodia
ricorre più volte nell’opera sempre eseguita dal coro di voci bianche per
rappresentare con il timbro delicato dei bambini il lato umano, l’innocenza perduta
della sanguinaria Turandot.
Per i ragazzi del coro, tutti provenienti da vari paesi della valle di Sole con
un’età compresa tra i 9 e i 13 anni, un’esperienza unica, vissuta in giornate
intense di prove musicali e coreografiche dove la fatica ha lasciato ben presto
il posto al desiderio di fare del proprio meglio per ben rappresentare la
storia raccontata in scena dalla musica.
La trasferta a Rovereto è stata anche l’occasione per venire in contatto con
musicisti di caratura internazionale come la bravissima soprano lettone Juliya
Vasiljeva e l’ottimo tenore Davide Piaggio.
Risulta particolarmente interessante, quest’anno, la scelta di mettere in scena
Turandot nel centenario della morte del compositore che, proprio negli ultimi
giorni di vita, scriveva le pagine struggenti della morte della schiava Liù
lasciando di fatto nel 1924 l’opera incompiuta.
Fa ben sperare, nell’epoca di You Tube e Spotify, per il futuro della musica
classica dal vivo, il tutto esaurito nelle serate delle due recite con lista
d’attesa di appassionati d’opera in attesa dei biglietti disdetti all’ultimo
minuto e teatro pieno anche alla prova generale del giovedì precedente per chi
non è riuscito a prenotare in tempo.
L’auspicio è che l’esperienza maturata dai giovani coristi della Scuola di
Musica C. Eccher li porti, una volta adulti, a frequentare i concerti e a
conoscere e amare sempre di più l’opera lirica.