dom 12 gen 2025 19:01 • By: Renato Pellegrini
Se vogliamo servire la verità, dobbiamo accettare di essere di fronte a situazioni complesse che vanno decifrate e il cammino che ci sta davanti mi pare ancora lungo e faticoso
Sono arrivati finalmente anche i magi; non re, ma semplici e saggi viandanti, non tre, ma alcuni. Arrivano a Betlemme. Oggi probabilmente se arrivassero in qualche città europea rischierebbero di essere considerati dei clandestini e rispediti ai loro paesi. Il vangelo di Matteo ci dice che seguirono una stella, non una cometa, una stella forse più luminosa delle altre. In realtà è la loro saggezza che li spinge a muoversi. Forse inconsapevolmente, guidati da un Dio bambino, dissero allora e ripetono ancora che gli uomini hanno tutti la stessa dignità, che non ci sono differenze, che ogni distinzione va fatta sparire.
A questo punto mi chiedo se la nostra civiltà, se il nostro vivere è ancora cristiano. Di sicuro, con quel che capita in Israele e Medio Oriente, mi pare che non ci siano popoli eletti, amati e protetti in modo speciale da Dio. Il mio Dio almeno non è il Dio della guerra, della violenza, della volontà di calpestare bambini, donne, anziani e nemmeno soldati. Il suo nome è principe della pace.
I Magi, come in precedenza i pastori, mi presentano un Dio strano. Accoglie e sorride a tutti. I peccatori (cioè i pastori) non li spedisce all’inferno perché considerati ladri, gente di malaffare. I magi (ma più esatto sarebbe dire maghi) non li manda al patibolo come avrebbe previsto il libro del Levitico. Dio è come Gesù, quindi accoglie tutti e non fa preferenze di persone. I Magi, infatti rappresentano popoli diversi dagli ebrei. Pastori e magi incontrano le braccia aperte e il sorriso di Gesù, come il buon ladrone ascolta la sua parola sulla croce: «Oggi sarai con me in paradiso». I magi si fermano da Erode perché vogliono sapere dov’è «il re dei Giudei che è nato». Ma lui, il potente, il re attaccato al potere e crudele, non lo sa. Se si interessa è solo per poterlo uccidere. E poiché i magi «per un’altra strada fecero ritorno al loro paese» decise di assassinare tutti i bambini dai due anni in giù. Cercare il potere e agire senza tener conto dei bisogni reali delle persone, lontano dal senso del servizio pare essere abbastanza normale. L’umanità fatica a percorrere la strada di un vero progresso.
I Magi sono guidati da una stella. “Dove è nato il Re dei Giudei bambino?” Dio come una stella, e le stelle luminose, splendenti sono visibili agli occhi solo nella notte.
Queste persone dell’Oriente si mettono in viaggio di notte, in condizioni difficili, complesse, guidate solo dal loro desiderio. Il messaggio che con ogni probabilità ci vogliono lasciare è che se davvero crediamo in qualcosa, dobbiamo lasciarci coinvolgere. Perché «Dio supera sempre le nostre aspettative, le attese con le quali iniziamo il nostro cammino». (Paolo Gamberini: www alzogliocchiversoilcielo.com)
Lasciarsi coinvolgere non è facile. Potremmo dire che è qualcosa di complicato che talvolta ci rende insicuri. Diventa facile in quei momenti scegliere la negazione. Non è forse vero che quando eravamo nel mezzo della pandemia si è cominciato a dire che era tutto un’invenzione e che la vaccinazione era questione di soldi che andavano a ingrossare le casse dei farmacisti e ricercatori? Succede che tutto diventa il nemico, un complotto per convincere di ciò che non esiste. Qualcuno si sente vittima, e la vittima nell’immaginario collettivo, si sa, ha sempre ragione. I magi non nascondono la complessità della loro situazione: sono stranieri, sono pagani, hanno una professione illecita e vogliono incontrare un bambino che ritengono essere re, nato in Israele. Devono accettare il rischio, la sfida, devono conoscere gli ostacoli per poterli superare, devono chiedersi se il loro modo di ragionare fino all’inizio del viaggio fosse davvero una specie di dogma immutabile. La stella li mette in crisi. E ascoltano e cercano il nuovo che ancora non vedono.
A questo punto mi chiedo: qual è la posizione del cristianesimo di fronte alle sfide del nostro mondo? Ne parlo ogni tanto con preti amici per riuscire ad ascoltare almeno un poco la novità di Dio, che parla nella nostra storia. Vorrei citare a questo proposito quanto dice Anne Soupa (www alzogliocchiversoilcielo.com). Non c’è dubbio che viviamo in un mondo complesso ed è certo che il cristianesimo «in ogni ambito di sua competenza, tanto nelle parole che nelle decisioni, è sollecitato». Chiediamoci se «la questione dell'intervento di Dio nelle vicende umane va anch’essa riconsiderata, perché l'osservazione della realtà la contraddice: se è un Dio d'amore che fa il bene, perché permette ai dittatori di prosperare e perché la pace non regna tra noi? Non dovremmo quindi smettere di cercare l'intenzionalità divina in tutto ciò che ci accade?» Se capita una disgrazia è Dio che lo vuole o lo permette.
Ma è proprio così? «Se Dio rimane la causa prima di tutto (è vero che guarisce), l'attore visibile di ciò che ci accade è la causa seconda (il medico, lo psicologo). Invocare ogni volta il “cenno di Dio” mi sembra una facile via d'uscita che non fa onore alla realtà e contraddice l'appello alla libertà umana presente in tutta la Bibbia». Davvero dovremmo cambiare modo di ragionare se alla fine non vogliamo negare Dio e ridurlo a una favola. Ma ancora: «Per quanto riguarda la morale, la Chiesa cattolica è ancora troppo legata a soluzioni binarie indiscusse. Ad esempio, il bene e il male sarebbero assoluti, il matrimonio sarebbe indissolubile e l'ordinazione varrebbe per tutta la vita. Tuttavia, una delle conquiste del pensiero complesso è quella di mostrare le sfumature, a volte numerose, tra il bene e il male, tra le diverse attitudini di un soggetto a seconda dell'età e dell'ambiente, tra credenti e non credenti, e persino tra uomini e donne. Per esempio, la Chiesa rifiuta il divorzio, anche se è (a volte, non sempre!) necessario per portare pace nelle relazioni familiari. Vuole ignorare la realtà dell'omosessualità. Così facendo, nega la complessità del reale, che ci spinge piuttosto verso il bene relativo o il male minore. Le minoranze sessuali esistono e devono trovare il loro posto nella società».
Un’ultima osservazione sarebbe da fare sul modo di leggere la Bibbia. Dovremmo essere tutti persuasi che è impossibile una interpretazione letterale. «Qualsiasi lettore un po' informato sa che i Dodici scelti da Gesù sono scelti per analogia con le dodici tribù di Israele. Il numero suggerisce che tutto Israele è chiamato. Il contrario di una selezione! L'esclusività maschile contraddice il contesto e l'intenzione di Gesù. Esprime semplicemente la preoccupazione di una casta che difende i propri privilegi».
Se vogliamo servire la verità, dobbiamo accettare di essere di fronte a situazioni complesse che vanno decifrate e il cammino che ci sta davanti mi pare ancora lungo e faticoso.