TRENTO. Un triste anniversario dimenticato, ma che per l’associazione Familiari RSA_Unite aps dovrebbe faccia riflettere i governanti e amministratori. L’associazione Familiari RSA_Unite aps, con una nota, ricorda il 5 marzo 2020, giorno in cui in Trentino vennero chiuse le strutture che ospitano persone fragili e anziani dopo che, il 4 marzo 2020, il Governo Italiano ha sospeso la possibilità di visita alle persone ricoverate in Rsa causa l’emergenza Covid 19 scoppiata in Italia il 30 gennaio 2020.
“Questo tragico momento, che avrebbe dovuto insegnarci ad avere un approccio umanizzante e migliori competenze di valorizzazione delle persone, pare invece che sia servito a poco – scrive l’associazione -.
Ancora oggi persistono nelle Rsa importanti e anacronistiche disparità di amministrazione, organizzative e sulla gestione delle strategie relazionali tra residenti, parenti ed equipe professionale. Questo malgrado esistano direttive provinciali, norme e regolamenti comuni, nate per garantire standard di qualità e uniformità in tutto il settore, che però non tutte le Rsa applicano. Ancora oggi ci vengono segnalate restrizioni e rigidità negli orari concessi alle visite di parenti e amici, divieti di assistenza al pasto per i familiari, mancata partecipazione alla definizione dei piani di assistenza individualizzata dei residenti. La parte che più soffre di questa situazione sono i residenti, che scontano i disservizi e le rigidità gestionali con i familiari, assenza di serenità e possibilità di incontro con i loro cari.
Volgendo uno sguardo in avanti – conclude l’associazione - offriamo una prospettiva di miglioramento, che faccia tesoro dell’esperienza di 5 anni, che sia volta a migliorare la vita dei residenti valorizzando l’incontro e la partecipazione con i propri cari. Per migliorare questo meccanismo è necessario innanzitutto rivedere il modello partecipativo dei residenti e loro cari nella vita quotidiana e organizzativa della Rsa, che queste possano diventare vere case di vita, aperte al territorio, spazi di accoglienza e condivisione dove le voci di tutti i soggetti coinvolti possano essere attivamente ascoltate e valorizzate”.
