VAL DI NON. Si avvia a conclusione il progetto di volontariato estivo giovanile, che per il secondo anno ha visto coinvolte la Comunità della Val di Non come soggetto capofila e partner le tre RSA del territorio, “Santa Maria" di Cles, "Anaunia" di Predaia e Stella Montis di Fondo, la sede di Denno della cooperativa Kaleidoscopio e le sedi di Cles e Tassullo della cooperativa sociale SAD. Esperienze di apprendimento intergenerazionale per favorire l’incontro di persone di varie età e appartenenti quindi a generazioni diverse e con background differenti, per svolgere attività insieme, conoscersi, confrontarsi e anche divertirsi.
Hanno risposto al bando “Giovani volontari”, che rientra nel Piano sociale triennale della Comunità della Val di Non, in totale 22 giovani, 16 ragazze e 6 ragazzi, tra i 15 e i 20 anni, con la voglia di sperimentarsi nelle attività di animazione con persone anziane. Il periodo è stato strutturato per turni di diverse settimane consecutive, da un minimo di 2 a un massimo di 4, per 15 o 20 ore settimanali, a seconda delle strutture in cui si svolge. Dopo un momento iniziale di orientamento e informazione relativi ai compiti e alle attenzioni da porre rispetto alle persone anziane, ragazze e ragazzi si sono tuffati nell’attività vera e propria, a stretto contatto con “nonnine” e “nonnini”.
«Il progetto era partito da noi 7-8 anni fa e poi si è allargato ad altre realtà e devo dire anche con una buona risposta di ragazzi e ragazze» ci spiega Luca Cattani, direttore della RSA di Cles. «Una progettualità nata all’interno del sistema UPIPA nelle realtà di Rovereto, Mezzocorona e Cles, parlando tra di noi e cercando di realizzare scambi intergenerazionali tra i giovani e gli anziani. Sappiamo quanto sia importante per le persone di età avanzata avere dei rapporti con i giovani, per questo la nostra struttura collabora con scuole di diverso grado, perché danno davvero grandissimo beneficio. Da più tempo facciamo dei progetti di servizio civile e abbiamo poi deciso di iniziare a fare progetti di volontariato estivo, dando anche un piccolo segno economico di gratifica per i ragazzi e ragazze che passano con noi del tempo, proprio perché la riteniamo una cosa molto importante e valorizzante.
È anche un modo per far conoscere la nostra struttura ad un target di persone che magari altrimenti non verrebbe a conoscere le nostre realtà».
Da 2 anni il progetto si svolge in collaborazione con la Comunità della Val di Non in più realtà del territorio tra cui si può scegliere. Al termine del percorso l'organizzazione ospitante, a mero titolo di premialità per l'impegno profuso, assegna una borsa di studio dai 100 € ai 150 € a seconda della durata.
L’APSP Santa Maria a Cles ha ospitato quest’anno 14 partecipanti tra maschi e femmine, che hanno collaborato a diverse attività a supporto del servizio di animazione della struttura: accompagnare gli ospiti in giardino, chiacchierare o giocare a carte, cucinare insieme crostate, partecipare alla pet therapy o aiutare a mettere i bigodini. Anche ripassare inglese con una ex insegnante per aiutarla a distrarsi… sono molteplici le cose che si possono fare.
«I benefici dal punto di vista dell’anziano sono molto positivi – racconta il direttore Cattani. - Chi è istituzionalizzato e vive all’interno delle strutture tendenzialmente soffre la routine quotidiana, cioè il fare sempre le stesse cose. La possibilità di avere contatti con persone nuove, ragazze e ragazzi che portano entusiasmo all’interno della struttura è una cosa bellissima per i nostri ospiti. E per i giovani, d’altro canto, vivere per qualche settimana a contatto con il disagio, con delle persone che hanno delle problematiche, che però traggono dei grandi vantaggi dal sorriso che gli fa un giovane, credo che sia molto gratificante. L’esperienza che noi abbiamo – continua Cattani - sia con i ragazzi che fanno il volontariato estivo, ma anche con i tirocini piuttosto che con chi fa da noi il servizio civile, è che si portano a casa tanto, come esperienza di crescita. All’interno della struttura ci sono un buon numero di anziani cognitivamente capaci di avere un confronto e allora scatta quell’empatia che quasi li fa vedere tra loro come nonni e nipoti.
Per noi questi percorsi sono molto qualificanti».
I genitori di chi ha fatto questa esperienza riportano esiti altrettanto favorevoli: raccontano di ragazzi e ragazze che tornano a casa di buon umore, cosa non scontata per degli adolescenti, con la voglia di raccontare e condividere le esperienze vissute.
Conferma Francesca Balboni, del Servizio Politiche Sociali della Comunità della Val di Non: «Dell'esperienza avviata nel 2024 possiamo riportare dei feedback positivi da parte dei partecipanti, che in alcuni casi hanno iniziato collaborazioni in termini di volontariato con le strutture ospitanti anche oltre il periodo previsto dal Bando. In alcuni casi i genitori hanno riportato come questa esperienza sia diventata un’occasione di dialogo intergenerazionale anche in famiglia: ragazzi e ragazze tornavano a casa, raccontavano la loro esperienza e si confrontavano in famiglia. Tra le riflessioni raccolte dai partecipanti vi erano anche la possibilità di conoscere meglio determinati servizi, di incontrare realtà e situazioni che prima non conoscevano e non sapevano come affrontare, un modo per capire cosa interessa o non interessa anche come possibilità di studio e lavoro futuri».
«Qualcuno è tornato a ripetere questa esperienza – attesta Cattani - e qualcuno in seguito, una volta finite le scuole, ha deciso di fare il servizio civile da noi. I progetti di volontariato, l’alternanza scuola lavoro, i tirocini universitari e il servizio civile sono per noi un modo importante per farci conoscere e raggiungere un target con cui è difficile entrare in contatto anche per offrire opportunità lavorative».
Al termine dell’iniziativa è previsto un momento comune di condivisione dell’esperienza e la consegna degli attestati di frequenza all’attività con i volontari e volontarie di tutte le strutture ospitanti.
