Cultura & spettacolo

Le Parti di Ricambio, la musica come esperienza collettiva

Dall'1 al 3 agosto, il festival di Croviana reinventa la musica dal vivo, celebrando creatività originale, comunità e rispetto per l'ambiente

Le Parti di Ricambio, la musica come esperienza collettiva

CROVIANA. Ci sono festival che vivono di grandi nomi in cartellone, e poi c’è Le Parti di Ricambio. In questo caso, il richiamo non sta nelle star, ma in quello che succede tra il palco e il bosco: tre giorni in cui la musica diventa esperienza collettiva, le band – anche quelle più sconosciute – sorprendono chiunque e l’atmosfera resta impressa ben oltre l’ultimo accordo. Il festival torna dall’1 al 3 agosto al Bosco delle Plaze di Croviana per tre giorni di musica, natura e libertà, in un angolo di Trentino che per un weekend diventa un mondo a parte.

Quella che oggi è una delle realtà musicali più attese dell’estate trentina è nata più di dodici anni fa dalle ceneri del Sun Valley in Rock, un festival che negli anni 2000 aveva acceso la passione per la musica dal vivo in Val di Sole. Un gruppo di ragazzi cresciuti su quel palco, tra prime chitarre e primi live, ha deciso di non lasciare morire quell’energia, trasformandola in qualcosa di nuovo. Così è nato Le Parti di Ricambio, un progetto che fin dal nome racconta la sua filosofia: essere un “pezzo sostitutivo” di un’esperienza che rischiava di sparire, ma anche trasmettere un’idea di riuso, di attenzione all’ambiente e – non da ultimo – di ricarica personale, un vero e proprio “tagliando” per chi lo organizza.

A rendere questo evento diverso dagli altri è anche il modo in cui prende vita. Non c’è un’agenzia dietro né un’organizzazione professionale: il festival è una creatura collettiva fatta di persone comuni, che per undici mesi all’anno fanno tutt’altro ma vivono con la testa già proiettata a quei tre giorni di agosto.

La settimana che precede l’apertura diventa una maratona: decine di volontari sacrificano ferie, serate e tempo libero per costruire palchi, allestire cucine e preparare ogni dettaglio. Senza di loro, ammettono gli organizzatori, questa festa non esisterebbe. Il legame con il territorio resta fortissimo. Il Bosco delle Plaze, con il suo scenario suggestivo, è il cuore pulsante del festival, e la musica trentina ha sempre avuto un ruolo centrale: se nelle prime edizioni le scalette erano composte quasi esclusivamente da band locali, oggi il panorama è meno affollato, ma il “sottobosco” resta vivo e ogni anno una buona parte della line-up è dedicata agli artisti di casa. Negli ultimi anni sono nate anche collaborazioni con realtà come Sorgente90, Abbassa! e, da quest’edizione, il Trentino Music Award , che ha contribuito a portare sul palco alcune nuove proposte.

La sostenibilità è un altro pilastro. Fin dalla prima edizione il festival ha introdotto le bevande cauzionate, per incentivare il riuso e ridurre i rifiuti. L’area è costellata di punti per la raccolta differenziata e, nei giorni successivi, un team di volontari si dedica a ripulire ogni centimetro del parco, restituendolo alla comunità in condizioni perfette. Il tutto con ingresso gratuito, scelta che oggi suona quasi controcorrente. Una decisione possibile grazie a un equilibrio costruito nel tempo: le consumazioni del pubblico, i piccoli contributi delle attività locali e il lavoro svolto dagli organizzatori durante l’anno – spesso aiutando altre feste nella gestione delle cucine – bastano a coprire le spese.

“Non lo facciamo per guadagnare, ma per far vivere il festival”, spiegano gli organizzatori.

Il pubblico è vario: giovani appassionati di musica che arrivano da tutto il Nord Italia, habitué che negli anni sono diventati parte della “famiglia” del festival, e, la domenica, famiglie e curiosi che si godono la goliardia del Barelling Contest e del Luganega Contest. La line-up di quest’anno, come sempre, attraversa generi e scene diverse: dal rock all’elettronica, dal punk allo stoner, con un’unica regola ferrea: niente cover, solo musica originale. E non serve segnalare un artista da non perdere, perché ogni band, dal primo pomeriggio fino a notte inoltrata, ha qualcosa da raccontare e una scintilla da condividere. Per chi lo organizza, i tre giorni del festival sono anche i più faticosi: “Vorremmo essere sotto il palco a ballare, invece sono i momenti in cui dobbiamo dare tutto per far sì che tutti si sentano a casa”, ammettono gli organizzatori. Ma la ricompensa arriva subito: nei sorrisi del pubblico, negli abbracci, nei complimenti degli artisti che li esortano a continuare. “Perché eventi così, oggi, ce ne sono pochi. Ed è per questo che ogni anno torniamo a farlo.” 

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