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Con il Covid-19, aumenta la povertà

dom 20 giu 2021 11:06 • By: Renato Pellegrini

Quasi 550 mila persone si sono rivolte alla Caritas

VALLLI DEL NOCE. Quanto ha inciso la pandemia sulla crescita della povertà? E quanto il reddito di cittadinanza e quello di emergenza hanno mitigato le difficoltà della crisi? La Caritas, istituzione della Chiesa cattolica che si prende carico delle molte povertà del nostro Paese e non solo, pubblicherà a luglio una nuova analisi, di cui è stato possibile avere qualche anticipazione.

La Caritas è stata da subito in prima linea nell’affrontare la «pandemia sociale», scoppiata a seguito dell’emergenza Covid, grazie alla sua rete capillare di centri di ascolto, mense, supermercati solidali, pacchi alimentari a sostegno delle famiglie. Guardando cosa è successo in questi mesi da un simile osservatorio privilegiato, si trae conferma innanzi tutto della portata devastante della pandemia sul piano economico sociale. Qualche numero ci può dare con sufficiente chiarezza il quadro della situazione. Prima del Covid 19 ai centri Caritas si rivolgevano in media 200 mila persone ogni anno, con un trend in calo. Ma solo tra marzo e maggio 2020 alle porte della Caritas si sono presentate ben 450 mila persone, per arrivare a 545 mila tra settembre 2020 e marzo 2021. Tra questi il 60% sono italiani (erano il 44% nel 2019).

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Circa un terzo sono persone che si rivolgono a un centro di aiuto per la prima volta. Tra i nuovi profili di povertà si rintracciano alcune costanti: giovani coppie e genitori singoli con figli minori, in cui l’unico adulto che lavora ha un reddito inferiore ai mille euro. Ci sono poi i single sotto i 34 anni o sopra i 55 disoccupati e senza pensione.

L’impatto della crisi è ben visibile nei sette nuclei su dieci di coloro che si rivolgono in modo continuativo alla Caritas, nel caso in cui un membro abbia subito la sospensione dell’attività lavorativa. L’indagine Istat è basata sui consumi, ed è più difficile stabilire ciò che ha provocato nelle famiglie, ad esempio il lungo periodo di lockdown a negozi chiusi e consumi ridotti. Ma, assieme alle rilevazioni Caritas, fornisce comunque alcune indicazioni anche su come abbia o non abbia funzionato il Reddito di cittadinanza che, con maggior evidenza in questa occasione, ha mostrato da un lato il suo essere essenziale per rendere meno pesanti gli effetti della crisi, ridurre l’intensità della povertà stessa e far calare quella relativa. Ma il Reddito di cittadinanza ha lasciato anche trasparire in modo chiaro quei difetti che sono stati più volte evidenziati. Anzitutto quello di non coprire esattamente l’area della povertà assoluta per i limiti all’accesso degli stranieri, che anche se in povertà assoluta non ricevono alcun sostegno. Preoccupa il dato dei minori poveri, in costante aumento. Pare urgente migliorare il collegamento con i servizi sociali e il Terzo settore. Sullo sfondo restano due questioni fondamentali: il rapporto tra Rdc e le politiche attive per l’occupazione, anzitutto. Ma non di meno la necessità di elevare il livello minimo dei salari e combattere il “nero”: i dati della Caritas, infatti, segnalano che il numero di occupati poveri, remunerati con meno di 1.000 euro al mese, è particolarmente elevato.

Il disagio che una simile situazione di crisi crea e la ricerca di qualche possibile via d’uscita possono generare momenti di conflittualità per poter raggiungere una maggior giustizia sociale. Nel mondo del lavoro non manca lo sfruttamento, che qualcuno chiama nuova schiavitù. Il mondo occidentale nel suo complesso è chiamato a superare le disuguaglianze, che si sono accresciute anche in tempo di pandemia, se vuol davvero essere anche un mondo dove fiorisce la civiltà.



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