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La camminata della Trasfigurazione

dom 30 lug 2023 08:07 • By: Renato Pellegrini

Anche quest'anno in tanti hanno partecipato alla camminata di preghiera e riflessione promossa dall'Unità pastorale familiare delle valli del Noce

RABBI. Da qualche anno ormai nei giorni vicini alla festa della Trasfigurazione, il 6 agosto, la pastorale familiare delle Valli del Noce organizza una «camminata», detta appunto della trasfigurazione. Ogni anno in un posto diverso. Più di uno, immagino, di chiederà di cosa si tratta. E non gli sarà difficile scoprire, dopo una ricerca veloce, che tutto nasce dal Vangelo, da quel brano in cui si legge di Gesù che prende tre discepoli (Pietro, Giacomo e Giovanni) e li invita a salire «su un alto monte», dove si trasfigura davanti a loro. (Mt 17, 1-8).

È un momento fondamentale per i tre apostoli, chiamati a non arrendersi, a guardare il futuro, a trovare la forza per andare avanti. Quella forza sta tutta nella bellezza di un incontro, perché incontrare Gesù è imparare a guardare con i suoi occhi, è capire che il posto di ogni credente è la terra con le sue contraddizioni, con i suoi problemi. La bellezza dona la capacità di lottare, di non arrendersi. Bisogna scorgerla in chi ci sta attorno. E questo è il primo e importante motivo per cui si cammina insieme. La fede non è solitudine, non è immobilismo, è cammino, ricerca, riflessione, combattimento.

Quest’anno si è scelto Rabbi. Donne, uomini, bambini, adolescenti e giovani, provenienti da varie parrocchie della Valle di Non e della Valle di Sole hanno percorso il tratto di strada, lungo il torrente Rabbies, che dalla chiesetta di S. Anna, accanto alle Terme, porta in località Plaze dei Forni.

Lungo il cammino per quattro volte ci si è fermati a riflettere, pregare e cantare guidati dall’alleluia dei bambini e dai canti dei cori della Val di Rabbi riuniti. Il tema scelto per la riflessione è stato: fare comunità…, tema centrale per i cristiani, che in ogni ambito della vita sono chiamati a vivere insieme seguendo l’insegnamento e l’esempio di Gesù.

Graziadei maggio

La prima comunità, cellula fondamentale della società e della chiesa è la famiglia, il cui desiderio è costruire la casa sulla roccia dell’amore reciproco, della fiducia, del perdono, dell’accoglienza, della convivialità delle differenze, della gioia.

La riflessione sulla famiglia è oggi quanto mai urgente, non fosse altro per la crisi che sta attraversando, per il modello di famiglia che non è più solo quello tradizionale, ma presente con sfaccettature molto diverse, interpretate come contrarie al Vangelo, se non addirittura capaci di minare alla base la Parola del Signore. Dopo la famiglia si è scelto di pensare alla parrocchia con tutte le sue attività di evangelizzazione.

Al centro naturalmente lo sforzo e la fatica per far emergere il colto di Gesù. Anche questo ambito vive oggi momenti difficili. E allora, nella riflessione, si è scelto di mettere in evidenza il ruolo di ciascun credente nella sua costruzione e l’invito ad accettare le inevitabili imperfezioni nella costruzione di una comunità capace di testimonianza. Ciascuno, e non solo il parroco, è il protagonista della crescita e della vita di ogni comunità parrocchiale. La parrocchia da sola oggi fatica a camminare verso il futuro. E allora, nella terza tappa, si è voluto mettere in evidenza la necessità di collaborare tra varie parrocchie; la comunità si allarga e diventa «unità pastorale». Poche righe degli atti degli apostoli hanno dato l’avvio alla riflessione: «La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune». Seguendo alcune intuizioni di papa Francesco si è subito messo in evidenza come la novità fa sempre paura, «perché ci sentiamo sicuri solo se abbiamo tutto sotto controllo, se siamo noi a costruire, a programmare, a progettare la nostra vita secondo i nostri schemi, le nostre sicurezze, i nostri gusti». Questo può avvenire anche con Dio, per cui lo seguiamo solo fino a un certo punto. «Ma in tutta la storia della salvezza, quando Dio si rivela porta novità». La novità oggi è anche la necessità di superare gli stretti confini della parrocchia, che da sola sempre più fatica a tirare avanti. Il come è un quartiere ancora aperto. Ciò che è urgente è incontrarsi, riflettere, celebrare insieme vincendo la tentazione di starsene per proprio conto nel proprio paese, nella propria chiesa. C’è il rischio che la comunità si impoverisca ulteriormente. 

Infine, nell’ultima tappa, si è riflettuto e pregato sull’importanza di essere comunità nella diocesi e nel mondo. «La comunione, l’essere popolo di Dio, è il farmaco che il Signore ci dona contro le minacce della solitudine e dell’isolamento, che tanto spaventano oggi e che creano disagio, non senso, malessere». La soluzione è stare insieme: «Se in uno stadio, in una notte buia, una persona accende una luce si intravede appena, ma se le migliaia di spettatori accendono ciascuno la propria luce, lo stadio si illumina. Facciamo che la nostra vita sia una luce di Cristo; insieme, in cordata porteremo la luce del Vangelo al mondo intero». È questa la speranza che ha sorretto tutta la camminata, che si è conclusa con una sguardo ottimista alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona. Oltre 200 giovani della nostra diocesi saranno presenti, anche loro per indicare che insieme è più facile essere credibili testimoni dell’amore di Dio e dei fratelli.



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