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Elogio dell’inquietudine

mer 21 feb 2024 09:02 • By: Giulia Colangeli

I due morbi della modernizzazione (e come combatterli) secondo Lorenzo Dellai

COGOLO. Anche Lorenzo Dellai è intervenuto in occasione dell’incontro che si è svolto a Cogolo sabato 17 febbraio per ricordare la figura di Bruno Kessler: “Ci ha donato una modernizzazione sostenibile in un’epoca di trapasso culturale, e quella ha consentito di non lasciare il popolo in solitudine. Oggi siamo in fase di trasformazione e cresce il suo spaesamento” ha esordito l’ex sindaco di Trento ed ex presidente della Provincia.

Proprio a partire dalla solitudine, dalle difficoltà dell’essere immersi in una transizione che non sembra giungere a compimento, Dellai ha elogiato i pregi di una modernizzazione sostenibile, quella immaginata da Kessler, paragonandola a un vaccino contro “i due morbi”: la globalizzazione, che significa anche omologazione rispetto a realtà insostenibili quali le grandi pianure, e “il rischio del localismo aggressivo, una tendenza iper-identitaria che fa morire di asfissia”.

Questi i rischi di un Trentino in piena evoluzione, due estremi che non sembrano sfiorarsi ma che condividono lo stesso livello di problematicità e, dunque, richiedono contromisure affini.

Per Dellai portare la cultura al centro è la necessità più urgente.
Solamente dando impulso all’istruzione, alla rete museale, alla ricerca, può esistere una società formata per affrontare le sfide della vita e del progresso.

Ed è favorendo l’integrazione tra conoscenze scientifiche e umanistiche che si può arginare l’ignoranza, senza lasciare nessuna area del sapere in secondo piano, permettendo, dunque, che alla sociologia si leghi lo studio dell’intelligenza artificiale, che dalla biologia si possa giungere attraverso la letteratura e che le lingue siano un canale di comunicazione con ciò che vive oltre i confini del proprio Paese.
Ma non può esistere crescita culturale senza l’ingrediente segreto, la sana curiosità intellettuale che Dellai ha definito “inquietudine”: non uno stato di confusione o spaesamento, ma “la traduzione del principio cristiano del non appagamento, la responsabilità di sapere che i talenti che si hanno non devono essere sepolti, ma seminati. L’inquietudine contrasta la passività e induce a seminare, più che a raccogliere”.

Tenere viva la scintilla dell’inquietudine in una realtà - politica, economica, culturale - che cede al ribasso, significa aver fede in un’idea, mantenere una forte autonomia e riconoscere il valore di quei talenti, non permettendo loro di sparire tra le pieghe della mediocrità.

“Dobbiamo avere paura che il Trentino si stanchi di essere autonomo”, pena la diffusione dei due morbi di cui sopra.
“L’autonomia è un dovere prima ancora di un diritto per i trentini: recuperare la cifra di quell’impegno, di quella concezione dell’autonomia credo sia necessario per tutti”, ha concluso.



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