lun 26 feb 2024 13:02 • By: Lorena Stablum
Movimento in continua espansione, ha bisogno di nuovi spazi e una regolamentazione normativa. Le proposte di Casa Autonomia.eu: "Attrezziamo percorsi già frequentati e skipass dedicato nei caroselli sciistici"
TRENTO. Rappresenta
il 2,6% del sistema sportivo sulla
neve, ben lontano dal 60,3% del più classico sci alpino. Eppure lo
scialpinismo, che nel 2026 debutta come disciplina olimpica nei Giochi di Milano
Cortina, rappresenta una tendenza in continua crescita. Sempre di più sono i
fruitori della montagna invernale che decidono di mettersi le pelli ai piedi e godersi una giornata di libertà in mezzo alla
natura, lontani dai caroselli sciistici più trafficati.
Il trend lo evidenzia l"Osservatorio Italiano del Turismo Montano, che nel report Skipass Panorama Turismo Previsionale 2022-2023 fotografa la situazione attuale e avanza previsioni legate al movimento degli gli sport sulla neve evidenziando come, con lo sci alpino (+ 122.000 unità rispetto al 2021-2022 con un più 5,2%), lo scialpinismo sia l"ambito che mostra una crescita maggiore in termini di praticanti con un +4,2% e 4.400 sciatori in più. Un andamento che si conferma nel tempo con numeri più che triplicati nell"ultimo decennio: i 33.000 skialper della stagione 2010-2011 sono infatti diventati 106.000 nella stagione 2022-2023.
Da un lato, quindi, la disciplina storica continua a incontrare l"apprezzamento di turisti e sciatori, dall"altro la "pratica più moderna" trova nuovi adepti con la nascita di qualche problemino di convivenza anche in Trentino. La questione sul tavolo della Giunta provinciale è facile da riassumere: gli scialpinisti, per l"esercizio della loro attività , chiedono di poter disporre, almeno parzialmente, della possibilità di utilizzare le piste da discesa anche fuori dall"orario di apertura. Cosa impossibile perché impedita dalla normativa in quanto, al momento della chiusura degli impianti di risalita, le piste da sci si trasformano in una sorta di cantiere dove si muovono macchine operatrici spesso in condizioni di scarsa visibilità , che metterebbero a repentaglio la vita degli sciatori.
Sul tema c"è chi però ha delle proposte per risolvere la questione. "Serve un accordo tra impiantisti e appassionati per consentire l"utilizzo delle piste da discesa, specialmente fuori orario di apertura "“ spiega ad esempio Casa Autonomia.Eu, il movimento della consigliera provinciale Paola Demagri e di Michele Dallapiccola - L"accordo potrebbe concretizzarsi nell"utilizzo di alcune piste in determinati orari e in specifiche giornate. Il disagio nell"alterazione dei programmi di battitura e fresatura della neve potrebbe essere almeno in parte bilanciato dal pagamento di una sorta di skipass dedicato".
Altra soluzione proposta, in questo caso più onerosa ma più stabile specialmente nelle zone non servite da impianti, potrebbe essere quella di attrezzare come prodotto ad hoc quei tracciati e quei percorsi già codificati e conosciuti tra gli appassionati per passaparola o per iniziativa spontanea di qualche ente.
"Le valli turistiche più attrezzate, forti di un indotto economico elevato potrebbero spingere politicamente a far sì che parte delle risorse a loro destinate vengano implementate "“ continuano Demagri e Dallapiccola -. Si dovrebbero infatti finanziare o corroborare interventi già in essere per una leggerissima infrastrutturazione territoriale. Si potrebbe procedere individuando percorsi sul territorio originali e dedicati, evitando il più possibile la necessità di utilizzare le piste da discesa. Se non in minima parte, se non in maniera più che concordata. Un po" per intenderci come sta accadendo per il "Gravity" nella bicicletta. Questo tipo di discese utilizzano il sedime delle piste da sci in termini assolutamente marginali. Pensiamo ad esempio alla Rendena o alla Val di Sole. Valli già ricche di iniziative, fondi disponibili ed esperienza. Il tutto poi potrebbe costituire prodotto innovativo per valorizzare situazioni di transizione. Come ogni buona idea, per farla viaggiare è necessario un paio di gambe e anche un piccolo portafoglio. È necessaria una regia provinciale, foriera di adeguati programmi e finanziamenti".