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Ospedale di Cles, chiude il Day Hospital Oncologico

lun 30 nov 2020 16:11 • Dalla redazione

Da domani i pazienti dovranno recarsi a Trento. Ugo Rossi: «Situazione inaccettabile»

Non sarà più attivo all’Ospedale Valli del Noce di Cles il servizio di Day Hospital Oncologico. Da domani, 1° dicembre, i pazienti dovranno recarsi all’ospedale Santa Chiara di Trento per la somministrazione della chemioterapia. Una chiusura «inaccettabile» per il consigliere provinciale del Patt ed ex presidente della Provincia Ugo Rossi che insieme ai consiglieri Paola Demagri e Michele Dallapicola porta alla luce la situazione dopo essere stato informato dalle persone che di quel servizio fruivano. Il gruppo parla di «un duro colpo per dei pazienti che di fronte a una diagnosi di difficile accettazione cercano la speranza nella guarigione attraverso le chemioterapie e il sostegno psicologico».

«Il Day Hospital Oncologico dell’ospedale di Cles – affermano - ha una storia che negli anni ha trovato grande impegno de parte di tutti per un suo miglioramento e ampliamento visto l’incrementare delle diagnosi oncologiche e relative terapie. Più di 20 anni fa il compianto dottor Franco Ziller con il dottor Giovanni Bertagnolli aveva messo a disposizione 4 posti letto e competenza per garantire ai cittadini delle nostre vallate di poter ottenere le chemioterapie nel loro ospedale di riferimento. Negli anni i posti letto sono stati aumentati fino ad arrivare, nel 2015 con il trasferimento dell’area dedicata al DHO nel corpo ospedaliero centrale, a ben 9 posti letto. Gli accordi politici e le indicazioni date all’Azienda provinciale per i servizi sanitari avevano assegnato risorse mediche e infermieristiche dedicate con la presenza continuativa dell’oncologo con grande soddisfazione da parte dei pazienti che in qualsiasi momento e necessità potevano riferirsi ai professionisti sanitari in servizio presso il Day Hospital Oncologico di Cles senza sentirsi un numero ma una persona con bisogni che necessitano di una presa in carico a 360 ° e personalizzata». Nel 2017, aggiungono ancora, si è provveduto alla centralizzazione degli allestimenti terapeutici presso la farmacia dell’ospedale Santa Chiara riducendo quindi sprechi ed esposizioni del personale a rischi da manipolazione dei farmaci.

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Il servizio era attivo 5 giorni su 7, dalle7.30 alle 17 per garantire in alcune giornate anche il doppio turno di pazienti.

«Oggi – continuano - per una questione fra l’altro nota già da qualche mese il medico oncologo lascia il servizio del quale si è occupato per più di due anni e l’Assessorato alla Salute in controtendenza con quanto sempre dichiarato acconsente alla chiusura del DHO, anche se forse temporanea, a un servizio irrinunciabile. Le dichiarazioni dell’assessore Segnana e del dirigente dottor Ruscitti proclamano la volontà di riorganizzare l’azienda sanitaria attraverso i cosiddetti “ospedali diffusi” e invece ci troviamo a una repentina chiusura di servizi ospedalieri e territoriali. La pandemia Covid-19 non può diventare dopo 9 mesi la scusante per sopprimere o centralizzare servizi, ma sarebbe dovuta essere lo scopo per implementare e migliorare le offerte ai cittadini delle Valli. Negli anni passati la Giunta Rossi aveva stabilizzato le funzioni degli ospedali di Valle e avviato una riorganizzazione finalizzata a creare la rete ospedaliera, con l’applicazione trasversale di protocolli e procedure, l’incremento delle specializzazioni dei professionisti e quindi la possibilità di ricevere cure appropriate. Ogni ospedale ha avuto un riconoscimento specifico messo in evidenza da peculiarità maturate negli anni e dalla disponibilità di professionisti specializzati come per esempio l’Ospedale di Arco con la PMA e la pneumologia, quello di Cavalese con l’ortopedia, Tione e Cles con ortopedia fast track e chirurgia laparoscopica. Il Governo provinciale oggi si propone quello del cambiamento e pare che il cambiamento sia farsi sfuggire bravi professionisti che trovano altrove programmi e progetti, sia acconsentire alla chiusura di servizi, e programmare la centralizzazione di punti di erogazione di prestazioni. A questo punto possiamo dire che la mancata assegnazione di risorse umane e tecnologiche agli ospedali e al territorio (promesse ma non arrivate) sono sintomo prodromico di depotenziamento e disattenzione verso gli ospedali trentini che in questo grave periodo si sono trovati a dover affrontare l’emergenza della pandemia adattandosi alle indicazioni della Giunta rimodellando la logistica e le funzioni proprie con grande impegno e dedizione che stanno portando allo sfinimento del personale. Per tornare al servizio sanitario dedicato per le valli del Noce e Rotaliana in questo ultimo periodo la cittadinanza ha assistito alla chiusura del Punto Nascita (temporaneo per Covid) e dell’UO di Pediatria, alla drastica riduzione delle attività delle sale operatorie per interventi programmati per lasciare aperte quelle private, la mancata assegnazione nell’organico di sei medici di area medica per garantirne a pieno le sue principali funzioni come la Medicina d’urgenza, la diabetologia, la cardiologia, la sospensione del servizio di Day hspital oncologico, la soppressione del Punto Prelievi di Pellizzano e dell’ambulatorio di odontoiatria di Malé. Nessun intervento di ampliamento del Pronto Soccorso per avere spazi dedicati per la gestione compartimentata dei pazienti Covid, nessuna riorganizzazione delle Cure domiciliari. Ecco quello che è riservato ai trentini che popolano le valli e così come a Cles sta accadendo anche negli altri ospedali territoriali. Questo il cambiamento che i trentini si meritano? – chiedono infine Rossi, Demagri e Dallapiccola - Questo il cambiamento tanto proclamato nei gazebo? Per ottenere un buon governo servono idee da concretizzare in programmi a lungo termine, servono risorse e modelli di attrattività».



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