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Eppure c'è bisogno di religione

dom 18 ago 2024 13:08 • By: Renato Pellegrini

Come sarà la Chiesa fra dieci, venti o trenta anni? La riflessione domenicale

L"arcivescovo di Torino Roberto Repole ha pubblicato nei giorni scorsi un interessante riflessione sulla chiesa del futuro. Si pone subito una domanda, che molti ormai e da qualche tempo si pongono: «Come sarà la Chiesa fra dieci, venti o trenta anni?»

I numeri dei decenni scorsi sono crollati; sono sempre più scarse e insufficienti le vocazioni, ma sono in forte calo anche i cristiani cosiddetti praticanti. Altre volte mi sono soffermato a cercare qualche causa; quello che è certo è che siamo usciti dalla "cristianità ", da quel mondo in cui la Chiesa aveva importanza, era significativa all"interno della società e rappresentava la maggioranza della gente.

Se immaginiamo di scattare una fotografia in grado di imprimere la vita di un nostro piccolo villaggio di qualche decina di anni, potremo notare che praticamente tutti erano cristiani. Società civile e chiesa erano un tutt"uno.

È facile riportare qualche esempio: ogni mattina prima di andare a scuola, insegnanti e studenti partecipavano alla messa, alla domenica non si poteva lavorare senza il permesso del parroco, se c"era un qualche servizio da svolgere per la chiesa, era pronto un volontariato diffuso"¦ Il parroco era presente in molte attività civili. Questo modo di intendere e vivere il cristianesimo risaliva a un tempo piuttosto lontano. Da quando l"imperatore Costantino, morto nel 337, divenne cristiano, e quindi favorì la diffusione del cristianesimo, la Chiesa cominciò ad assumere quella cultura e a esprimersi nelle stesse forme di potere dell"imperatore. Si cominciò presto a sostenere che il papa aveva un potere superiore a quello dell"imperatore, che anzi poteva nominare o detronizzare chi non gli obbediva.

Scrive Roberto Repole: «Per farla breve, dal IV secolo in avanti noi abbiamo ereditato questo nuovo modo di essere Chiesa maggioranza, che si è tradotto in tante forme strutturali esteriori. La Chiesa si è ramificata in tutti i territori, coprendoli interamente con i propri servizi. A un certo punto si è pensato che la missione dell"evangelizzazione fosse addirittura compiuta, conclusa, che non ci fosse più nessuno da convertire.

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 Solo la scoperta delle Americhe riattivò l"idea dell"annuncio».

Oggi non c"è più nessuno, credo e mi auguro, che sostengo questa chiesa del passato. Quello che viviamo oggi è il tempo del "post-cristianesimo», che non è di per sé un tempo negativo. Facciamo senza dubbio una grande fatica a comprenderlo, ma sta nascendo una chiesa sicuramente più vicina a quella degli inizi. Ascoltiamo ancora il vescovo di Torino: «Sappiamo di trovarci a un guado, in un passaggio: ciò che abbiamo ereditato, il modo di essere Chiesa dei secoli passati, non esiste più. Si tratta di passare a un altro modo, che però non abbiamo ancora in mente e soprattutto non abbiamo nella carne. Questa situazione può creare un po" di sconcerto, un po" di timore. Oggi la Chiesa, in Europa, continua a essere riconosciuta come un"istituzione molto importante"¦». 

Ma non sta qui il problema. La debolezza della Chiesa di oggi è la lontananza del suo pensiero dal pensiero della gente su questioni come il fine vita, l"affettività e altri temi etici. C"è anche un modo di relativizzare il suo valore nella società . C"è chi dice ad esempio che ciò che annuncia circa la salvezza, è solo uno dei modi possibili. Proprio ieri una persona di mezza età , che frequenta settimanalmente la messa, mi ha fatto presente che non c"è solo il nostro Dio, e se ce c"è uno solo lo possiamo chiamare con tanti nomi.

Un"altra, brillante universitaria, mi ha fatto capire che non è credibile una chiesa che continua a parlare dell"Assunzione, senza avere il coraggio di dire che anche la Madonna è morta e che il dogma vuol significare che la morte è una ri-nascita a una vita che non conosciamo.

È prima di tutto una questione di linguaggio, ma non solo. Io sono convinto di quanto diceva S. Gregorio Magno, che la Parola di Dio «cresce con il lettore». Con le donne e gli uomini che cambiano il loro stile di vita e pensare, vanno reinterpretati anche i dogmi.

Per quanto riguarda l"Assunzione si può leggere quanto affermò Giovanni Paolo II nell"Udienza del 25 giugno 1997: «Ãˆ possibile che Maria di Nazareth abbia sperimentato nella sua carne il dramma della morte? Riflettendo sul destino di Maria e sul suo rapporto con il divin Figlio, sembra legittimo rispondere affermativamente: dal momento che Cristo è morto, sarebbe difficile rispondere il contrario per la madre».  Sono molte le domande e molti i problemi che non hanno risposta e alimentano dubbi. Gesù stesso, magari ammirato come uomo, talvolta rischia di non essere compreso nemmeno da chi dice di seguirlo. Siamo davvero in mezzo al guado e non sappiamo dove dirigerci.

Tuttavia la religione non è inutile. Voglio citare, concludendo queste povere riflessioni con quanto scrisse Vito Mancuso su La Stampa del 13 agosto. L"autore sostiene che siamo in un momento di decadenza della civiltà europea, come prima altre erano nate e svanite. E da dove nasce questa crisi? «"¦ mancano le condizioni per capirci, a partire dalle parole e dalle buone maniere, e così vivere insieme se non proprio da soci, per lo meno da buoni vicini. Ma noi non siamo buoni vicini gli uni con gli altri, siamo stranieri: stranieri morali, il grado più alto di estraneità . E siamo ridotti così perché, come diceva Hegel, «non conosciamo più niente di Dio».

Una civiltà è tanto più forte quanto più conosce il divino, ed è tanto più debole quanto più lo ignora. Non si tratta ovviamente di una conoscenza catechistica e dottrinaria; si tratta piuttosto di quella esperienza concreta ed esistenziale che porta l'essere umano ad avere nel centro del proprio cuore un altare, uno spazio ideale che gli fa riconoscere e venerare qualcosa di più importante del proprio interesse particolare o "godimento privato". La comune condivisione di tale altare fa di una massa anonima di singoli un insieme di soci, una società ; e i singoli in questo modo trascendono il proprio interesse particolare e danno origine a una civiltà , termine che in latino, significativamente, si dice humanitas». 



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