Società Val di Sole

I poveri e la giornata della povertà

In Italia ci sono oltre due milioni di famiglie (5,7 milioni di individui) che vivono in povertà assoluta. Di questi quasi un milione e trecentomila sono i minori. Ci ricorderemo di una situazione così drammatica soltanto alla prossima giornata della povertà?

I poveri e la giornata della povertà

Domenica 16 novembre la Chiesa ha celebrato la Giornata mondiale del povero. Istituita da papa Francesco nel 2017, non dovrebbe essere soltanto una giornata di preghiera.

Ce lo ricordava già san Giacomo: «Se un fratello o una sorella viene senza vestiti e sprovvista del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi, e saziatevi, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede, se non è seguita dalle opere, è morta» (Gc. 2,15-16).

Lo sappiamo tutti o dovremmo saperlo, che non serve a niente affermare di credere senza le opere. Nelle inchieste che di tanto in tanto si fanno, si nota un aumento della credenza religiosa e una diminuzione della pratica, intesa non come partecipazione alla messa soltanto, ma soprattutto come interventi concreti per dare dignità a ciascuno. I poveri sono i miseri, ma non solo.

Ci sono anche quelli che non avendo casa propria, faticano o non riescono a pagare l’affitto, ci sono coloro che cercano un appartamento e non lo trovano, ci sono coloro che, girando per le nostre strade provano a vendere qualcosa per mantenere la famiglia. Ci sono coloro che rinunciano a curarsi... Ci sono i malati psichici, i carcerati, gli immigrati e altri ancora.

E poi ci sono innumerevoli bambini, uomini e donne, anziani che nel mondo impoverito muoiono di fame. Sono almeno 295 milioni le persone che patiscono la fame acuta. Quaranta Paesi nei cinque continenti stanno fronteggiando livelli di fame grave e allarmante. Spesso facciamo fatica solo a immaginarli, i poveri. Pensiamo che i numeri riportati da statistiche o esperti siano esagerati. Ma per capire davvero la situazione non resta altro che conoscere i poveri in carne e ossa, entrare nelle loro case, ascoltarli, farli parlare, vincendo l’indifferenza che rende invisibili molte realtà scomode.

Diceva Trilussa, che quando si tratta di statistiche o di percentuali bisogna porre attenzione; è facile ingannarsi: «Sai ched'è la statistica? È na' cosa /che serve pe fà un conto in generale /de la gente che nasce, che sta male, / che more, che va in carcere e che spósa. / Ma pè me la statistica curiosa / è dove c'entra la percentuale, / pè via che, lì, la media è sempre eguale / puro co' la persona bisognosa. / Me spiego: da li conti che se fanno / seconno le statistiche d'adesso / risurta che te tocca un pollo all'anno: / e, se nun entra nelle spese tue, / t'entra ne la statistica lo stesso / perch'è c'è un antro che ne magna due».

Le comunità cristiane almeno in questa giornata, ma io penso sempre, dovrebbero invitare i poveri, dare spazio alle loro esperienze. Potrebbero anche non celebrare nessuna messa, ma diventare fautori di carità, di solidarietà. Papa Leone XIV nella sua prima esortazione apostolica afferma che a tutti i credenti «viene chiesto di dedicare tempo ai poveri, di dare loro un’attenzione amorevole... cercando, a partire da loro, la trasformazione della loro situazione».  

La diocesi di Trento, in verità, si dimostra attenta e pronta a rispondere ai bisogni dei poveri. Decine di canoniche ormai disabitate, perché parroci e preti sono sempre meno, sono date a chi ne ha bisogno. E ogni giorno vengono distribuiti centinaia di pasti nelle mense di Trento e Rovereto. Ma occorre un ulteriore sforzo da parte di tutti.

Tutti dovremmo imparare a guardare il nostro mondo stando sotto il tavolo come Lazzaro: cambierà probabilmente il nostro modo di pensare; ai cristiani consiglierei di cercare nella Bibbia quelle indicazioni che non permettono di lasciar dormire tranquillamente la coscienza, mentre a troppe persone mancano le cose più elementari.

Il Siracide a questo proposito osserva: «Non distogliere lo sguardo da chi chiede e non offrire a nessuno l’occasione di maledirti, perché se uno ti maledice con amarezza, il Signore ascolterà la sua preghiera (Sir 4,5-6).

E il libro dell’Esodo raccomanda: «Non molesterai il forestiero né l’opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto… Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole perché è la sua coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando invocherà da me l’aiuto, io ascolterò il suo grido, perché io sono pietoso» (Es. 22,20-26).

Il Deuteronomio insiste: «Poiché i bisognosi non mancheranno mai nel paese, io ti do questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e indigente nel tuo paese» (Dt 15,11).

Celebrare la giornata per i poveri dunque è cominciare a riflettere come costruire un mondo di giustizia e di pace, magari chiedendo conto anche alla politica se intende muoversi in questa direzione, perché «aiutare il povero è questione di giustizia prima che di carità» (Leone XIV). Dovremmo ricordarci che non è rosea la situazione nel mondo, ma nemmeno vicino a noi, sebbene edulcorata o camuffata da un’abile propaganda.

In Italia ci sono oltre due milioni di famiglie (5,7 milioni di individui) che vivono in povertà assoluta. Di questi quasi un milione e trecentomila sono i minori. Ci ricorderemo di una situazione così drammatica soltanto alla prossima giornata della povertà?