TRENTO. La demenza è una sfida complessa che coinvolge persone, famiglie, comunità e servizi sanitari. In occasione della Giornata nazionale delle demenze, promossa per il 15 dicembre dalla Società italiana di neurologia – sezione demenze (SinDem), l’Azienda provinciale per i servizi sanitari rinnova il proprio impegno nel garantire percorsi di presa in carico accessibili e basati sulle evidenze scientifiche più aggiornate. Una diagnosi precoce può fare la differenza, soprattutto oggi, con l’arrivo delle terapie immonomodulanti in grado di modificare l’evoluzione della malattia.
Le demenze sono malattie cronico-degenerative caratterizzate dalla progressiva compromissione delle funzioni cognitive, del comportamento e della personalità, fino a interferire con le attività sociali e lavorative, determinare perdita di autonomia e crescente dipendenza dagli altri. A livello clinico, i primi segnali possono manifestarsi con difficoltà della memoria, del linguaggio, del ragionamento, dell’orientamento visuo-spaziale, dell’attenzione o della cognizione sociale. Quando tali alterazioni non compromettono ancora la vita quotidiana, si parla di deterioramento cognitivo lieve o Mild Cognitive Impairment (MCI), condizione che merita un monitoraggio attento perché potenzialmente evolutiva.
Negli ultimi anni si sono affermati strumenti diagnostici sempre più accurati, necessari per orientare l’eventuale accesso alle nuove terapie capaci di modificare il decorso della malattia.
Tra questi rientrano i biomarcatori ottenuti tramite indagini del liquido cerebrospinale o esami di Medicina Nucleare, come la PET-amiloide e la PET-FDG, che consentono di individuare l’accumulo di beta-amiloide e le aree cerebrali compromesse. Le tecniche di imaging, come TC e risonanza magnetica, permettono inoltre di osservare la riduzione di volume di strutture chiave quali gli ippocampi, mentre la valutazione neuropsicologica resta fondamentale per definire il profilo clinico della persona.
In Italia si stima che 1.100.000 persone convivano con una forma clinicamente rilevante di demenza e quasi un milione con MCI. Il carico assistenziale coinvolge circa tre milioni di caregiver. Per quanto riguarda la Provincia autonoma di Trento, le stime elaborate sulla base dei dati ISTAT al 1° gennaio 2025 indicano: 10.572 persone con demenza di età pari o superiore ai 65 anni; 8.868 persone con MCI di età pari o superiore ai 60 anni; 224 casi di demenza ad esordio precoce, tra i 35 e i 64 anni; una prevalenza maggiore nel sesso femminile (67,8%).
Apss ha definito un Piano Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) dedicato alle persone con demenza e ai loro familiari, con l’obiettivo di garantire una presa in carico uniforme e integrata. Il Medico di medicina generale rappresenta il primo riferimento nella fase di sospetto diagnostico: raccoglie i sintomi riportati dalla persona o dal caregiver, somministra il test di screening Gp-COG e verifica l’eventuale presenza di condizioni reversibili, come disturbi tiroidei o carenze vitaminiche. Particolare attenzione viene posta ai disturbi ansioso-depressivi, in crescita negli ultimi anni, che possono simulare un deficit cognitivo organico.
In seguito, quando necessario, il paziente viene indirizzato ai Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD), dove specialisti geriatri, neurologi e psichiatri – con il supporto del personale infermieristico territoriale – definiscono il percorso osservazionale e terapeutico più adeguato, valutando l’eventuale ricorso a esami di secondo livello.

