Un investimento complessivo che va dagli 80 ai 100 milioni di euro, e forse anche di più. È quanto servirebbe ai frutticoltori delle Valli del Noce per soddisfare il fabbisogno idrico delle coltivazioni di mele. I consiglieri provinciali del Patt Ugo Rossi, Michele Dallapiccola e Paola Demagri tornano sulla questione dell"utilizzo delle acque relative al bacino del fiume Noce. Da un luogo simbolico, la terrazza naturale che si affaccia sul lago artificiale di Santa Giustina, i tre affrontano il tema partendo da quanto è stato fatto, ricostruiscono il quadro d"insieme di una questione che tocca entrambe le Valli del Noce e propongono nuove soluzioni, non prima però di aver stigmatizzato il comportamento dell"attuale Giunta provinciale.
Il commento. «Ciò che è successo l"altro giorno non è accettabile "“ afferma infatti Ugo Rossi in merito all"incontro che si è tenuto a Malé tra gli assessori Giulia Zanotelli e Mario Tonina (Qui, Qui, Qui, e Qui) -. Non è mai accaduto che si mettessero le comunità l"una contro l"altra su questioni vitali che riguardano entrambi i territori. Come è inaccettabile che la Giunta provinciale dica a un territorio che si fanno delle opere sole se se ne accettano delle altre. Questo non è governare. Bisogna essere capaci di far prevalere l"interesse comune, lavorando con fatica cercando di trovare soluzioni innovative». Ma se la prima osservazione è sul metodo, Rossi entra anche nel merito della questione evidenziando anche come non sempre «un"amministrazione, anche se di colore diverso, debba mettere per forza nel cassetto quanto ha fatto la precedente». «Nella scorsa legislatura abbiamo fatto un gran lavoro "“ aggiunge infatti Rossi - mostrando quali potevano essere le proposte, cercando di far sedere allo stesso tavolo i singoli consorzi, favorendo la nascita di un consorzio di secondo grado. Abbiamo gestito il problema del deflusso minimo vitale ragionando nell"ottica di un"ottimizzazione delle risorse e cercando di capire come utilizzare al meglio quelle che abbiamo».
Il protocollo. La Giunta Rossi, con l'allora assessore all'agricoltura Dallapiccola, si era trovata ad
affrontare il tema arrivando, a fine luglio 2018, anche alla stipula con il Cmf
Val di Non di un protocollo d"intesa che impegnava 48 milioni di euro, spalmati su 8 anni, per formulare un progetto complessivo realistico e realizzarlo.
Di questi ne sono stati stanziati 6 milioni.
«Ma poi sono andati a finire in
Vaia» spiega Dallapiccola. L"intesa prevedeva anche la riduzione del Deflusso
minimo vitale (Dmv), che da 4,8 litri al secondo per chilometro quadrato
poteva scendere fino a un rilascio medio di 2 metri cubi per otto anni, periodo
durante il quale il Consorzio Val di Non avrebbe dovuto risolvere i problemi di
approvvigionamento idrico. «Ora non è che Bruxelles si è dimenticata del Dmv "“ continua
ancora Dallapiccola -. Alla fine del 2022 ci chiederà la sua applicazione. È
quindi una questione che va ripresa in mano immediatamente». Il
fabbisogno idrico. Secondo
le stime, con l"applicazione del Dmv in base al Pguap, alle Valli del Noce
mancherebbero in circa 12 milioni di metri cubi annui (4,8 l/s per kmq).
Con la deroga prevista dal protocollo il deficit scende quindi a circa 3 milioni
di metri cubi anno e si ridurrebbe ulteriormente, fino a 500 mila metri cubi
annui, se le reti esistenti fossero interconesse, se cioè i consorzi
condividessero l"acqua collegando tra loro le infrastrutture. «Fare in modo che
ogni zona della Val di Non possa andare in soccorso a quelle aree in cui manca
l"acqua: è questo il primo lavoro da realizzare "“ sottolinea Dallapiccola -. La
riduzione del Dmv, la conversione a goccia degli impianti di irrigazione e la
realizzazione di nuove reti e bacini non sono sufficienti però a garantire la
sostenibilità dell"irrigazione nelle valli del Noce. Si dovrà lavorare per
aumentare l"attuale disponibilità idrica e per risparmiare ulteriormente l"utilizzo
di acqua». Le ipotesi percorribili avanzate sono diverse - tutte insieme comporterebbero un investimento
complessivo che va dagli 80 ai 100 milioni di euro, ma anche di più - e prevedono l'adduzione
di acqua aggiuntiva dalla Val di Sole, o utilizzando l'acqua del Rabbies, dove
il Cfm ha già una concessione, con un impegno di 25-35 milioni di euro, o dal
fiume Noce in Val di Peio con un costo stimato da Rossi in circa 60 milioni di
euro, il sollevamento dell"acqua dai bacini di fondovalle (dai 15 ai 20 milioni
di euro), le già citate interconnessioni (20 milioni di euro), la creazione di
nuovi invasi (30 milioni di euro) e impianti di pompaggio di soccorso (5
milioni di euro). Opere, che secondo Dallapiccola, sono finanziabili con fondi
del Psr, Psrn, fondi provinciali previsti dalla l.p. 4/2003, con finanziamenti
da parte di operatori economici, anticipazioni agevolate Bei e con il rinnovo della grande concessione idroelettrica di Santa Giustina. I finanziamenti. «La Giunta sta usando il Recovery Plan
per qualsiasi cosa, ma al lato pratico i soldi arriveranno solo per la ferrovia
- aggiunge Dallapiccola evidenziando come l"ipotesi avanzata dagli assessori Zanotelli
e Tonina ai sindaci della Val di Sole di finanziare le opere prospettate con i
fondi in arrivo dall"Europa sarebbe impraticabile -.
Il Recovery è fatto con una
logica per la quale non si finanziano opere pubbliche singole, ma una serie di
investimenti interconnessi tra loro. Ci sono invece fondi ministeriali per
l"agricoltura che dovrebbero essere assegnati entro l"estate. Inoltre finora non
si è chiesto all"Europa di attivare il Psr. Non è sbagliato che l"assessora
vada a promuovere cose che stanno all"interno di un grande quadro. A fronte
però di un annuncio di principio, si tiene un comportamento scorretto che
alimenta sotto banco piccoli pezzi del progetto, finanziando opere singole ai
vari consorzi». La proposta. «L"unica strada, che io vedo percorribile
"“ conclude Dallapiccola -, è quella di impostare un ragionamento su un Dmv
dinamico, applicando una deroga complessiva non sul singolo corso d"acqua
ma sull"intero bacino. In questo modo, se ho una valle interconnessa nelle sue
infrastrutture, ho la possibilità di usare l"acqua distribuendola
secondo le disponibilità e le varie esigenze, andando a prendere dove in quel
momento è abbondante e portandola in quelle zone in cui è scarsa. Questo consentirebbe
di venire incontro all"ambiente e ai bisogni dell"agricoltura». Cles e l"acquedotto. C"è poi un"ultima, ma non meno
importante, questione legata al progetto del lungo tubo che il Cmf della Val di
Non vorrebbe realizzare ed è relativa all"acquedotto dell"acqua potabile
del Comune di Cles che, attingendo da Croviana, in Val di Sole, passa lungo
la pista ciclabile solandra. A portarlo all"attenzione è la consigliera Demagri
che sottolinea le questioni idrogeologiche connesse al progetto degli
agricoltori nonesi. «La politica, nel momento in cui dovesse decidere di andare
a prendere acqua in Val di Peio, deve fare delle considerazioni a 360 gradi "“ afferma
Demagri, evidenziando come la rete clesiana abbia bisogno di interventi di
sistemazione nel tratto che da Mostizzolo sale al paese solandro -. Chiedo che
non si lavori disgiunti sui due progetti e che si abbia una visione
più ampia e completa che tenga conto anche delle esigenze di assoluta priorità
legate all"acqua potabile considerato che le infrastrutture dovranno fare il medesimo tragitto».
