dom 07 feb 2021 15:02 • Dalla redazione
L'allarme di Colediretti: serve uno stop al consumo di suolo e una maggiore tutela per le aree agricole
“Apprendiamo dei dati preoccupanti dal Rapporto sulle
dinamiche di urbanizzazione e sul consumo di suolo in Trentino (edizione 2020),
con un incremento del 190% degli insediamenti
negli ultimi 50 anni a danno delle aree agricole che sono poco più del 10%.
Il problema è ancora più marcato visto che negli ultimi 5 anni, con una legge
provinciale che dovrebbe garantire uno stop al consumo di suolo, la tendenza
non si è affatto invertita”.
Questo il commento di Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti trentino Alto Adige, rispetto ai dati del Rapporto che evidenzia come il Trentino faccia peggio degli altri territori alpini in fatto di aree consumate.
“Coldiretti –continua Barbacovi- si batte da sempre per la salvaguardia delle
aree agricole e per arginare il consumo di suolo e la cementificazione.
A livello nazionale l’ultima generazione è responsabile della perdita di oltre il 25% della terra coltivata per colpa della cementificazione
e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha
ridotto drasticamente la superficie agricola utilizzabile.
La perdita di aree coltivate è particolarmente grave in un momento di grandi
tensioni nel commercio internazionale a causa dell’emergenza coronavirus:
l’importanza dell’agricoltura in questi mesi è stata sotto gli occhi di tutti e
bisognerebbe garantire l’autoapprovvigionamento dei prodotti agricoli tutelando
il settore primario.
Al danno economico si aggiunge il fatto che su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si
abbattono i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e
frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad
assorbire.
La disponibilità di terra coltivata si traduce in produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale
per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico.
Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono le istituzioni devono
difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra
fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del
ruolo dell’attività agricola. Se non poniamo
un argine al consumo di suolo perdiamo un’opportunità in termini di sviluppo
economico e occupazionale per l’intero Paese oltre al fatto che c’è un tema che
riguarda l’ambiente, la sicurezza e la qualità della vita”.