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Candidarsi per dividere?

lun 31 mar 2025 08:03 • By: almo

Gli ex amministratori del Comune di Predaia criticano il programma della sindaca uscente Cova sul futuro del comune

PREDAIA. L’idea che la prossima amministrazione di Predaia possa intraprendere un percorso di divisione del comune in due parti scatena il dibattito e la reazione degli ex amministratori, i primi di Predaia all’indomani della fusione del 2015, la giunta del sindaco Paolo Forno e degli assessori Lorenzo Rizzardi, Elisa Chini, Maria Iachelini, Luca Chini, Mirco Casari. Una critica è anche per il sindaco di Sfruz, Andrea Biasi, per il fatto di essersi "intromesso", ovvero aver detto la propria opinione, da soggetto peraltro coinvolto in questa specie di Risiko di frontiera, sullo stesso argomento (leggi qui). Punti sui quali ex sindaco ed ex assessori intervengono con un lungo post su Facebook:

Noi, ex amministratori e componenti della prima giunta del Comune unico di Predaia, sentiamo il dovere di esprimere profonde perplessità e critiche in merito alle recenti dichiarazioni e al programma elettorale della sindaca Giuliana Cova. Riteniamo che le posizioni espresse non solo minino il progetto di fusione, fortemente voluto dai cittadini, ma rappresentino anche un passo indietro rispetto al senso di comunità che nei primi cinque anni si era costruito con fatica e dedizione.

1. Un programma che divide i cittadini

Non si è mai visto un sindaco candidarsi per amministrare un Comune e, al contempo, proporre nel proprio programma elettorale una soluzione che di fatto scarica metà dei cittadini, indirizzandoli verso un percorso diverso. Questo approccio appare come una contraddizione in termini: chi si candida a guidare un Comune unico dovrebbe lavorare per unire, non per dividere, e non per suggerire soluzioni che sembrano anticipare una frammentazione.

2. Un’ipotesi di “distruzione” del progetto di fusione

Come può una sindaca, per di più unica candidata, arrogarsi il diritto di paventare la distruzione di un progetto di fusione che ha rappresentato un passo storico per il nostro territorio? La fusione di Taio, Coredo, Smarano, Tres e Vervò non è un esperimento da accantonare alla prima difficoltà, ma un progetto lungimirante che merita di essere difeso e migliorato, non messo in discussione da chi dovrebbe rappresentarne il principale baluardo.

3. Le responsabilità dell’amministrazione, non della fusione

Si tende a imputare alla fusione i problemi emersi negli ultimi anni, senza però porsi il dubbio che tali difficoltà possano derivare dalla gestione amministrativa degli ultimi cinque anni.

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Nei primi cinque anni dalla fusione, si era creato un forte senso di comunità: non c’erano spinte disgreganti, e i cittadini si sentivano parte di un progetto condiviso. Questo spirito è svanito negli anni successivi. È davvero colpa della fusione, o piuttosto di chi ha amministrato in questo secondo quinquennio, non riuscendo a consolidare quanto di buono era stato fatto?

4. Un progetto voluto dai cittadini

Non possiamo dimenticare che la fusione è stata un progetto fortemente voluto dai cittadini, approvato con oltre il 90% dei consensi. Ignorare questa volontà popolare significa non solo tradire la fiducia di chi ha creduto nel Comune unico, ma anche sminuire il valore di un percorso democratico che ha coinvolto l’intera comunità.

5. Dieci anni sono pochi per un progetto complesso

Dieci anni sono un lasso di tempo troppo breve per valutare un progetto complesso come la fusione di cinque Comuni, con tutte le difficoltà prevedibili che un’operazione di questa portata comporta. Tali difficoltà, però, non vanno usate come scusa per abbandonare il progetto, bensì affrontate e gestite con competenza e determinazione dall’amministrazione. Scappare dai problemi non è una soluzione, ma un’ammissione di incapacità.

6. L’impegno di decine di consiglieri e l’eredità dell’ex sindaco di Taio

Questo progetto è nato grazie all’impegno di decine di consiglieri degli ex cinque Comuni, trainati dall’ex sindaco di Taio, che, ironia della sorte, è il fratello dell’attuale sindaca. Dimenticare o mettere in discussione questo lavoro significa non solo mancare di rispetto a chi ha dedicato anni a costruire Predaia, ma anche ignorare l’eredità di chi ha creduto in un futuro condiviso per il nostro territorio.

7. Le strade alternative devono partire dal basso

Eventuali strade alternative alla fusione devono nascere dal basso, dalla volontà dei cittadini, e non essere anche soltanto suggerite dall’amministrazione. La proposta di valutare il gradimento del Comune unico, come indicato nel programma della candidata sindaco Cova, appare sospetta: sembra più una trovata elettorale per intercettare un ipotetico scontento, nel timore di non raggiungere il quorum alle prossime elezioni, piuttosto che un reale interesse per il bene della comunità. Un’amministrazione dovrebbe guidare con visione e coraggio, non cavalcare presunte insoddisfazioni per scopi elettorali. E dovrebbe essere richiesto a cittadini che hanno scelto di dar vita a Predaia con entusiasmo e dedizione, di offrire un contributo per rilanciare il progetto, anziché per abbandonarlo o frammentarlo sulla base di quelle che paiono strategie elettorali di corto respiro.

8. Mancanza di rispetto per cittadini e dipendenti

Parlare di inefficienze organizzative, come fatto nel programma, rappresenta una mancanza di rispetto sia verso i cittadini, che hanno diritto a un’amministrazione capace di affrontare le sfide, sia verso i dipendenti del Comune, che lavorano quotidianamente per il bene della comunità. Questo atteggiamento sembra voler mascherare un fallimento politico e amministrativo dell’attuale gestione, attribuendo le colpe a un progetto lungimirante come la fusione, invece di assumersi le proprie responsabilità.

9. Servono amministratori che credano nel progetto

Piuttosto che cambiare il sistema amministrativo, sarebbe più utile trovare amministratori che credano davvero nel progetto di Predaia e lavorino per rilanciarlo. La priorità, però, sembra essere il raggiungimento del quorum elettorale, e in questo contesto “tutto fa brodo”, anche a costo di mettere in discussione un progetto che ha un valore strategico per il futuro del territorio.

10. L’intervento inopportuno del sindaco di Sfruz

Infine, non possiamo non stigmatizzare l’intervento del sindaco di Sfruz, Andrea Biasi, che in modo poco elegante si intromette nelle faccende di un altro Comune, dando per assodata una riorganizzazione amministrativa di Predaia. Questo atteggiamento non solo manca di rispetto istituzionale, ma contribuisce a creare confusione e divisioni in un momento in cui servirebbe unità, peraltro arriva da chi, a suo tempo, aveva chiesto di entrare nel Comune di Predaia. Intervento crediamo poco gradito soprattutto dai cittadini di Coredo, Smarano e Tavon, fortemente indiziate, a questo punto, per diventare future frazioni di Sfruz.

11. Conclusioni

Come ex amministratori, chiediamo che il progetto di fusione venga difeso e rilanciato con convinzione, coinvolgendo i cittadini in un dialogo costruttivo ma senza mettere in discussione le fondamenta di un percorso che ha richiesto anni di lavoro e sacrifici. Invitiamo la sindaca Cova a riconsiderare le sue posizioni e a lavorare per rafforzare il senso di comunità, anziché alimentare divisioni che rischiano di compromettere il futuro di Predaia. Il nostro appello è per un’amministrazione che creda nel progetto e che lo porti avanti con la stessa passione e determinazione che hanno animato noi e i cittadini dieci anni fa.

 



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