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Gente di poca fede

dom 21 mar 2021 09:03 • By: Renato Pellegrini

Una recente pubblicazione fotografa l'evoluzione del fenomeno religioso in Italia

Italiani, gente di poca fede?

È il titolo di un interessante volume di Franco Garelli, uscito per le edizioni Il Mulino nell’anno appena trascorso. L’autore è professore emerito di sociologia all’università di Torino e nel corso della sua carriera ha svolto studi e ricerche in ambito nazionale e internazionale su due tematiche prevalenti: l’analisi degli stili di vita e del modello di comportamento dei giovani, ed i fenomeni religiosi nella società contemporanea, prestando particolare attenzione, tra l’altro, alle nuove forme di religiosità e ai gruppi spirituali emergenti. In questa sua ultima fatica ci offre un interessante spaccato della situazione religiosa italiana sulla base di un’indagine, svolta su un ampio campione di popolazione nazionale (dai 18 agli 80 anni). Si può notare subito un dato di discontinuità: di decennio in decennio si modifica il rapporto tra la componente cattolica e quanti -in campo religioso- si dichiarano «senza Dio», o si riconoscono in fedi religiose diverse. È ormai assodato che anche in Italia i cattolici devono fare i conti con il fenomeno dell’agnosticismo, dell’ateismo e del pluralismo religioso.

Negli ultimi venticinque anni i non credenti sono aumentati del 30% e oggi rappresentano un quarto della popolazione. Si tratta in genere di persone che ritengono di non aver bisogno di Dio per condurre una vita sensata. C’è poi chi ritiene impossibile credere in una vita nell’aldilà, perché una simile credenza si scontra con quanto insegna la scienza e si pone contro la ragione e il progresso.

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Ci sono poi le altre religioni, che aumentano i loro seguaci: il buddismo in 25 anni è passato dal 2% all’ 8%.

Tuttavia coloro che si richiamano al Dio cristiano sono ancora in maggioranza. Ed è una particolarità del caso italiano, rispetto a quanto si registra nella maggior parte dei Paesi europei, soprattutto del Centro-Nord (Francia, Germania, Belgio, Olanda ecc.) dove la quota dei «senza Dio» e dei «senza religione» coinvolge ormai circa la metà della popolazione.

Interessante è anche notare come il cattolicesimo italiano viva una stagione di stanchezza. Si può notare un netto calo dei praticanti regolari (quelli che vanno a messa tutte le domeniche) ormai attestato sotto il 20%. Anche le persone assidue alla preghiera personale in un ventennio sono passate dal 60% al 40%. Inoltre il rapporto con la Chiesa di molti cattolici risulta complicato, nonostante la presenza a Roma di un papa, come Francesco, aperto e amato. Ma il segno di maggior stanchezza si coglie nella presenza negli ambienti ecclesiali (nei riti, nell’associazionismo, tra i cattolici impegnati). Sono presenti solo o quasi solo anziani.

«C’è un gap generazionale e sociale che pesa sulle sorti dell’Italia cattolica: da un lato gli indici di religiosità si riducono sensibilmente man mano che si passa dalla condizione di “nonni” a quella dei loro “figli” e alla situazione dei “nipoti”; dall’altro la Chiesa attrae assai di più le persone con un livello medio-basso di istruzione e quanti vivono nelle aree del paese meno dinamiche…»

Si può notare anche un certo richiamo alla fede più per motivi esterni che interiori, più per la paura del nuovo che avanza che per specifiche convinzioni. Si guarda dunque ai simboli cristiani (es. presepio, crocifisso) che tornano alla ribalta della cronaca politica, per difendersi da altre fedi, che minaccerebbero la nostra, e si diventa inevitabilmente più sensibili ai messaggi oggi lanciati dalle forze sovraniste. Tra i credenti sono rilevabili due tendenze: accanto a chi tende a riconoscersi in una «fede esclusiva» (unica vera, unica via di salvezza), si diffonde un «credere relativo», che tende ad assegnare più valore a tutte le grandi religioni, nessuna delle quali avrebbe l’esclusiva di una via di salvezza.

C’è ancora da notare che una buona fetta di cattolici è piuttosto insofferente nei confronti della Chiesa cattolica, accusata di essere troppo rigida nel campo della morale personale e familiare, riconoscendosi in particolare nello slogan: «si può essere cattolici doc pur senza seguire le indicazioni del magistero sui temi etici». Tale divario emerge in particolare sulla questione dell’eutanasia, poco considerata fino a qualche anno fa, a cui tuttavia sembra oggi dar credito circa i 2/3 della popolazione. Infine sono in aumento i credenti incerti, dubbiosi, intermittenti, oggi prevalenti su quanti affermano in modo certo e granitico le loro convinzioni religiose.

È comunque possibile osservare che se da un lato viene meno la fede forte del passato, dall’altro questa stessa fede assume un tratto più umano.  



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