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Palazzo Migazzi svela i suoi affreschi

mer 28 apr 2021 10:04 • By: Alberto Mosca

I lavori di restauro hanno riportato in luce un ciclo a carattere sacro risalente alla seconda metà del XV secolo

COGOLO. I lavori di restauro di Palazzo Migazzi, iniziati nel 2020 promossi e finanziati dal Comune di Peio, progettati dall’architetto Franco Pretti, autorizzati dalla Soprintendenza per i beni culturali e affidati alla ditta Tecnobase, con la restauratrice Rossella Bernasconi hanno riportato alla luce importanti frammenti affrescati.

Si tratta di un ciclo a soggetto sacro in un ambiente al primo piano, databile alla seconda metà del XV secolo e attribuibile ai pittori bergamaschi Baschenis di Averara, e inoltre, sulle pareti del salone al secondo piano, di numerosi stemmi delle famiglie imparentate con i Migazzi, dipinti nel XVII secolo.
Particolarmente interessante la raffigurazione della Crocifissione con i simboli della passione e San Cristoforo: quest’ultimo, incorniciato a sinistra, mostra evidente l’acqua in cui sono immerse le sue gambe, mentre traghetta a riva il Bambino Gesù che tiene sulla spalla; a destra la scena della Crocifissione mostra ai piedi della croce la Madonna, la Maddalena inginocchiata, San Giovanni a destra e due angioletti che raccolgono il sangue dalle mani del Cristo crocifisso; alla base della croce vi è il teschio di Adamo.

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Questa raffigurazione prosegue sulla destra con i simboli della passione e probabilmente con il sepolcro, di cui si vede un angolo; una parte della scena resa mancante dall’apertura di una finestra.

Sopra la testa di Cristoforo si legge la scritta Hoc opus fecit fieri M. Johannes, con un preciso riferimento alla figura del committente del ciclo affrescato, con ogni probabilità Giovanni Migazzi, figlio di quel Guglielmo che fu il primo a stabilirsi a Cogolo proveniente dalla Valtellina all’inizio del XV secolo.

Ancora, interessanti sono alcuni motti, risalenti alla tradizione latina, che si leggono in due cartigli collocati sopra l’immagine della Crocifissione: il primo di essi recita: Tempore felitij multi numerantur amici. Cum fortuna perit, nullus amicus erit (Nei tempi buoni si contano molti amici, sparendo la fortuna, non ne resterà nemmeno uno); il secondo richiama il celebre Quidquid agis prudenter agas et respice finem, per dire che non si può essere sicuri di un’impresa se non dopo averla compiuta. La frase latina compendia il consiglio che Solone diede a Creso, di non insuperbirsi dei suoi successi fino a che la morte non avesse dato alla sua vita un significato e un valore definitivo.

Infine, oggi (28 aprile 2021 alle 17.30) Palazzo Migazzi svelerà altri segreti grazie alle indagini dendrocronologiche condotte nei mesi scorsi su numerosi elementi lignei (Qui l'articolo)



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