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Acqua ai meleti: «La Provincia è entrata a gamba tesa»

lun 10 mag 2021 12:05 • By: Lorena Stablum

Il Patt della Val di Sole non ci sta e dice: «Che fine farà il Noce? Ci sono progetti alternativi»

VAL DI SOLE. Il Patt della Val di Sole entra nell’acceso e vivace dibattito sul progetto di derivazione irrigua voluto dall’agricoltura della Val di Non finalizzato a prelevare l’acqua dal fiume Noce, in Val di Peio, per portarla alle coltivazioni della mela. Lo fa per voce del nuovo coordinatore Gianluca Zambelli, che non usa mezzi termini per manifestare una preoccupazione sull’iniziativa nonesa senza, peraltro, risparmiare qualche critica alla Giunta provinciale che, afferma “è entrata in questa partita a gamba tesa” e “si è mossa come un elefante in una cristalleria”. “Da abitante della Val di Sole mi sento davvero usato e avvilito – scrive in una nota il responsabile del partito in Val di Sole - Io vedo l’agricoltura della mia Valle e della valle vicina come orgoglio del quale andar fieri.  Ho sempre ammirato chi coltiva la terra e fatica sotto il freddo e sotto il sole. Comprendo le loro esigenze in termini di valorizzazione del territorio e di utilizzo consapevole e sostenibile delle risorse”. Il punto, dice ancora Zambelli, sta proprio nella parola sostenibile che, aggiunge, significa “per sempre e per tutti”.

Da qui i dubbi del coordinatore: “Allora, se io infliggo un ulteriore colpo al bacino imbrifero del Noce, già a partire dalla sua radice, riservando risorsa idrica ad un solo settore cioè quello della mela nonesa, quanta ne rimarrà disponibile per gli altri? Chi ha davvero bisogno? Facciamone menzione.

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Madre natura innanzitutto, per il suo aspetto impetuoso. E la comunità che abita e prospera in valle, che ha tutto l'interesse a preservare gli aspetti naturalistici. Lo scopo è innanzitutto paesaggistico senza però trascurare quello ittico, turistico e sportivo”. Zambelli poi ricorda che, per risolvere la situazione creatasi in Val di Non, oltre a questo, c’erano altri progetti che “potevano essere migliorati”. “Per come abbiamo seguito le cose finora, vanno ricordati – afferma -. La destra Noce nonesa è servita da una condotta che preleva dal Rabies. È un tubo desueto che a parità di prelievo potrebbe già migliorare di molto la situazione con un investimento di certo inferiore che rifare la stessa condotta portandola fino a Pejo. La val di Non, inoltre, ha ancora bisogno di completare il sistema dei suoi bacini di accumulo. Questo perché la portata dei suoi corsi d’acqua è stagionale. Oltre a questo passaggio, avrebbe ancor più senso proseguire con il programma di interconnessione dei vari impianti di valle. Potrebbero venirsi in soccorso gli uni con gli altri. E se questo non fosse ancora sufficiente - allora a quel punto - il pompaggio dal Santa Giustina potrebbe avere dimensione e costi, commisurati alle sole esigenze di emergenza. Dunque maggiormente sopportabile. Sappiano che ci sono fondi nazionali per queste opere e sappiamo che a causa dello stato di indecisione della giunta provinciale, la Val di Non ha perso l'occasione di accedere a un bando nazionale. I prossimi mesi verranno messi a disposizione dell’Italia intera centinaia di milioni di euro. Nella valorizzazione di fondi nazionali (vedi Codipra) siamo sempre stati primi in questo. Oggi ci presentiamo come perdenti. Perché? E la mia considerazione chiede che non si sposti la discussione su opere faraoniche come un tubone lungo tutta la val di Sole o una diga nella diga sotto al ponte di Castellazzo. Chiedo piuttosto alla giunta provinciale di occuparsi di un programma - serio - di opere sicuramente più alla portata di un orizzonte temporale più breve. Non possiamo aspettare l’arco di una generazione per vedere risolto il problema”.

Zambelli affronta quindi anche una riflessione sui deflussi minimi vitali: “Nel frattempo mi piacerebbe vedere la Giunta all'opera nel modificare l’approccio normativo ai Dmv. Applicati in maniera dinamica anziché rigida, a una valle ammodernata negli impianti, con tutti i bacini di accumulo necessari, già realizzati e interconnessi, potrebbero davvero offrire un cambio di prospettiva allo sviluppo agricolo locale. L’impressione è che si cerchi di mettere le comunità contro. Per trovare nello scontro il capro espiatorio del non fare nulla. Costa niente e i voti arrivano lo stesso. A noi questa cosa non va bene”.



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