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Zùges o fas matièrie?

mar 20 lug 2021 16:07 • By: Laura Abram

Le varie sfumature del verbo "giocare"

Mentre parlavo con un appassionato di dialetto come me, mi è capitato di riflettere sul verbo “giocare” e sul fatto che in noneso si può esprimere in due modi diversi: zugiar e far matièrie. Il dialetto, quindi, conserva una sfumatura di significato molto importante, ossia la differenza fra gioco regolato e normato e divertimento casuale e senza regole. Tale contrasto è perfettamente riassunto nell’espressione ma zuges o fas matièrie?, volta proprio a sottolineare la serietà che ci si aspetta da un gioco con delle regole. Consultando il dizionario Quaresima, alla voce matéria/matièria si legge: “matterìa, chiasso, giochi dei bambini e fanciulli”; alla voce giugiar/zugiar/zujar, invece, troviamo una lunga lista di giochi che possiamo definire ‘normati’. È interessante scorrere questo elenco, alla scoperta di passatempi antichi ma sempre attuali oppure di attività che al giorno d’oggi non si sentono nominare quasi più:

  •          zugiar ai sésseri, giocare a biglie
  •          zugiar a cros o àgol, giocare a testa o croce (letteralmente “giocare a croce o aquila” probabilmente per via del simbolo dell’aquila presente sul retro di molte monete)
  •        zugiar al ciaslét, giocare a castellina o a nocino. Il gioco prevede un mucchietto di 4 noci (3 + 1) al quale si mira con un’altra noce, con lo scopo di colpirlo e guadagnarlo
  •         zugiar a poma, giocare ai quattro cantoni
  •           zugiar a dar su ai övi, giocare a sbattere le uova sode una contro l’altra il giorno di Pasqua
  •           zugiar a la móra, giocare a mòra (o mòrra)
  •           zugiar ai cióni, giocare ai birilli
  •           zugiar al merlér o a bina molinèl, giocare a filetto
  •           zugiar a la lipa, giocare alla lippa.

    Autoroen Aprile

    l gioco è effettuato con due pezzi di legno: uno più corto e con le estremità appuntite, l'altro lungo circa mezzo metro. La tecnica consiste nel colpire con il pezzo lungo il pezzo piccolo su un'estremità per farlo saltare, quindi colpirlo in volo lanciandolo il più lontano possibile

  •          zugiar a busabaràta o a la rùgima, gioco simile agli odierni hockey o cricket, che consiste nel colpire una pallina con una mazza ricurva per farle seguire un determinato percorso
  •           zugiar a la spalmada, giocare a guancialino d’oro o allo schiaffo del soldato. Gioco di gruppo che consiste nel coprire gli occhi di una persona, mentre un’altra scelta tra il gruppo le colpisce una mano piegata dietro alla schiena: chi ha gli occhi bendati deve poi indovinare chi ha tirato lo schiaffo, se indovina scambia il posto con chi è stato scoperto, altrimenti deve stare sotto un altro turno
  •           zugiar al carampanón, giocare a campana
  •           zugiar a la ciapusara, gioco di gruppo a catena: ad ogni partecipante viene assegnato un numero di cavoli (ciapusi), poi il conduttore, che rappresenta tutta la cesta di cavoli (ciapusara), inizia il gioco dicendo che alla sua ciapusara mancano, ad esempio, 3 ciapusi. Chi ha il numero 3 risponde: “Come 3?” e il conduttore: “Quanti po’ se no?” e il giocatore con il numero 3 risponde con un altro numero, e così via. Se il numero chiamato in gioco non risponde prontamente o sbaglia, viene eliminato
  •          zugiar a scondiléver, giocare a nascondino (letteralmente “giocare a nascondi lepre” poiché ci si nasconde come fanno le lepri e si scovano i compagni nei loro nascondigli come si stanano le lepri).

È molto interessante notare come zugiar sia attività e prerogativa sia dei piccoli che dei grandi, i quali giocano rispettivamente a nascondino, a prendi e scappa, a morra, a carte e così via, mentre far matièrie sia considerata un’attività spensierata e sregolata da bambini materiósi, paragonabile a poca serietà se individuata nella vita adulta. Non a caso verso il 20 anni si smette di essere definiti matiei o matelòti e si diventa omni!



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