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Béver come na lóra

mer 29 apr 2020 09:04 • By: Laura Abram

Perché in italiano si dice imbuto mentre in dialetto è orèl?

Mi ha sempre incuriosita e suscitato una certa simpatia il termine noneso orèl o, talvolta, lorèl. È così diverso dall’italiano “imbuto” e non assomiglia a nessun termine che mi potesse suggerire la sua origine etimologica. Il motivo è semplice: la parola orèl deriva dalla base etimologica latina lura, ae, imboccatura di un sacco o di un otre, correlata e intrecciata anche al latino uter, utris, otre, recipiente per liquidi.

L’evidente differenza che intercorre tra l’italiano e il dialetto è data quindi dal fatto che le voci nonese, e più in generale trentine, non si sviluppano dalla base *imbutum, bensì dall’unione di altri due etimi latini. *Imbutum deriverebbe dal verbo latino imbuere, ossia impregnare, e rimane quindi legato all’area di significato dei liquidi, pur sviluppando una base etimologica completamente diversa.

Autoroen Aprile

Versioni affini a orèl/lorèl si ritrovano in buona parte del Trentino e anche nelle regioni limitrofe: abbiamo orél a Bagolino (BS), lurét/lorét nel cremonese, nel mantovano e anche nel reggiano; fino a sconfinare nella zona svizzera del Cantone dei Grigioni, dove si riscontra uré a Santa Maria Val Müstair.

È interessante ora notare come l’etimo lura produca in zona nonesa e trentina anche il termine lóra, reso in italiano come “pévera”, ossia grosso imbuto di legno usato in passato per imbottare il vino. Anche la “pévera” ha, com’era prevedibile, un’origine legata all’area semantica dei liquidi, derivando da un ulteriore e diverso etimo latino: *pletria, dal verbo pleo, riempire. Si pensi, legato allo stesso etimo, al noneso emplenir. Ed è da questa radice etimologica che i nostri vicini veneti e friulani sviluppano il loro termine per imbuto: pìria/empìria/plèra. A livello concreto, la differenza tra i due tipi di imbuto, orèl e lora, è evidenziata dalle dimensioni e dai materiali con cui sono fabbricati; tuttavia, vengono talvolta confusi o chiamati rispettivamente l’uno con il nome dell’altro, laddove non se ne conoscano in maniera specifica le differenze e gli utilizzi. Si può facilmente supporre che, diminuendo l’utilizzo di determinati strumenti in favore di una sempre crescente meccanizzazione, si stiano perdendo queste sfumature e queste differenze di significato conservate nel dialetto. È affascinante, però, la differenziazione territoriale legata alle varie forme dialettali usate in Italia per “imbuto”, giustificabile se si pensa ai diversi utilizzi che si possono fare di un imbuto, ai diversi tipi d’imbuto esistenti e, nondimeno, allo stretto collegamento tra la lingua e la storia di un popolo.



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