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Alla ricerca di una fede adulta

dom 10 mag 2020 09:05 • By: Renato Pellegrini

A proposito della mancanza della S.Messa: "Dio non scappa dalla nostra vita e dalla nostra comunità, perché è sempre presente, anche in modi diversi dall’Eucaristia".

Don Renato Pellegrini

Non c’è dubbio che questo periodo di clausura forzata, di emergenza sanitaria metta alla prova anche la fede dei cattolici.

Ma è altrettanto certo che questa fede non andrà in crisi perché non si celebrano messe per qualche tempo. E se qualcuno dice di perderla è perché, con ogni probabilità, non la ha mai avuta. Per capire cosa si muove nei pensieri di tanti credenti bisogna andare alla cooperativa, uno dei pochi luoghi che si possono frequentare, magari mettendosi in coda, alla giusta distanza, aspettando.

E lì in quel clima di attesa puoi ascoltare quelle domande che non ti aspetteresti, del tipo: «Ma Dio cosa fa?»  Eh… bella domanda! Quello che è certo, rispondo, è che non fa né il medico, né il farmacista. Che è come dire che quelli sono autonomi. Una mattina, sempre in fila e in attesa, una signora mi dice che potrebbe questo buon Dio, almeno toglierci s’attorno questo virus che fa tanto male. Perché non lo fa?

Semplicemente perché (come ci ha insegnato Gesù) Dio non ci salva dal dolore, cioè non ce lo cancella, ma ci dà una mano nel dolore. Vale a dire ci aiuta a sopportarlo, talvolta anche a dargli un senso, altre volte ci dà forza nel combatterlo.

Difficile capirlo, perché «se Dio è onnipotente, che può tutto, dovrebbe fare qualche miracolo». Allora sbotto che no, non è neanche onnipotente, nel senso almeno che non va contro le leggi che regolano la vita. Per noi credenti è Colui che ci dà volontà e forza per saper stare in piedi nei momenti di crisi e di restare umani nei momenti di disumanità.

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E poi Dio ci potrebbe far sorridere in certi casi disperati per portare speranza.

Se è onnipotente lo è nell’amare e nel perdonare.

Ogni tanto penso che molti non hanno nessuna cultura religiosa. Ma la colpa è principalmente di noi preti, perché, come dice uno psicanalista tedesco ci siamo troppo spesso ridotti a fare i funzionari di Dio, più burocrati che pastori con l’odore delle pecore, per dirla con Francesco.

Non siamo stati capaci di far maturare una fede adulta.

Il Dio che abbiamo in testa è piuttosto quello rappresentato dal demonio nel racconto delle tentazioni (Vangelo di Matteo 4,1-7) che quello raccontato e incarnato da Gesù. E sono interessanti i messaggi che mi arrivano. Qualche volta di credenti o, come li chiamo io, nostalgici di Dio, arrabbiati.

È successo quando i vescovi sono intervenuti chiedendo al governo di permettere di riaprire le chiese, dopo la conferenza stampa del primo ministro Conte (alla sera del 26 aprile).

I più “prudenti” si limitavano ad osservare che «quando i vescovi parlano di principi costituzionali forse non sanno cosa dicono…» Non è facile rispondere con chiarezza e in poche parole.

Sono anch’io prete e non dimentico mai cosa sia una chiesa e tanto meno l’importanza della Messa. Tuttavia qui non è in discussione l’importanza della celebrazione eucaristica (o la libertà di culto), ma si discute se sia conveniente permettere una celebrazione religiosa che tecnicamente è un assembramento come gli altri. Ed è per questo motivo che va evitata.

Da Giovanni XXIII a Francesco tutti i papi hanno sempre ribadito la lezione del Concilio Vaticano II della collaborazione per un maggior bene dei singoli e di tutti: «La comunità politica e la Chiesa svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti in maniera tanto più efficace quanto più coltiveranno una sana collaborazione tra loro, secondo modalità adatte alle circostanze di luogo e di tempo». (Gaudium et Spes, 76) Senza dimenticare, come ricordava Giovanni XXIII che per fare questo è necessario essere «scientificamente competenti, tecnicamente capaci, professionalmente esperti» (Pacem in terris, 77).

E dunque possiamo essere tranquilli.

Dio non scappa dalla nostra vita e dalla nostra comunità, perché è sempre presente, anche in modi diversi dall’Eucaristia.

E molte sono le testimonianze di chi mi ha confermato di aver riscoperto la preghiera fatta in casa o anche durante una escursione in montagna con la famiglia.

Insomma non si è buoni cristiani perché si va semplicemente in chiesa, a Messa se si dimentica di essere costruttori di una vita serena e solidale con tutti.

Se ci guardiamo attorno scorgiamo vari tipi di cattolici: cattolici della linfa, del tronco, della corteccia e del muschio. E non è detto che chi pensa ad amare solo Dio lo ami veramente.



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