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Viticoltura eroica in Val di Non

gio 28 lug 2022 10:07 • By: Elena Gabardi

Appuntamento a casa Campia sabato 30 luglio

REVÒ. Nelle storiche sale secentesche di Casa Campia a Revò, comune di Novella, alla scoperta delle storie di viticoltura di montagna: sabato 30 luglio a partire dalle ore 17 con la degustazione di vini dei produttori della Val di Non.

Due relatori, dieci cantine vitivinicole, una distilleria e due ristoranti, questi sono i numeri della prima edizione dell’evento “Viticoltura in Val di Non” nell’affascinante contesto della mostra “Volti della Montagna” con le opere pittoriche dell’artista Marcello Nebl e le immagini di 7 fotografi residenti nel comune di Novella: un’esperienza per conoscere i prodotti della viticoltura eroica della Val di Non, fatta di sacrificio e passione.

L’evento si aprirà alle ore 17 con l’intervento di Maurizio Bottura, responsabile del Dipartimento Innovazione delle Produzioni Vegetali della Fondazione Mach, che affronterà il tema “Viticoltura di montagna e cambiamenti climatici”.

A seguire alle ore 17.45 si parlerà di “Sostenibilità e vigneti resistenti” con l’enologo friulano Nicola Biasi, che ha da poco dato vita alla Rete Resistenti, progetto enologico di vitigni resistenti sulle Dolomiti. A partire dalle ore 18.

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30 saranno aperti i banchi d’assaggio dei vignaioli della Valle di Non, con in accompagnamento gli sfiziosi assaggi di Locanda Alpina di Brez e Viridis Ristorante di Cagnò.

La Val di Non, e la Terza Sponda in particolare, ha una lunga storia di vignaioli tenaci: la Cantina Sociale di Revò fu costituita nel 1893, la terza di tutto il territorio trentino, e nel 1904 nacque quella di Cloz. La viticoltura era molto diffusa nel primo ‘900, ben prima della costruzione della diga di Santa Giustina e la creazione del lago artificiale. Si coltivava un vitigno autoctono con una particolare forma di grappolo, un po’ annodato, e quindi dal dialetto “grop”, cioè nodo, il vino divenne il “Groppello”. L’impero austroungarico trasportava alla corte dell’imperatore a Vienna grandi quantità di questo vino, un rosso rustico dai profumi selvatici, fino alla Prima guerra mondiale, che ne mise in crisi la produzione. In seguito si diffuse la coltivazione della mela, più sicura e remunerativa.

Fu alla fine degli anni ’90 che alcuni coraggiosi e tenaci vignaioli recuperarono questo vitigno di montagna, che nel 2003 venne riconosciuto come vino autoctono della Val di Non, differente anche geneticamente dai Groppelli presenti sulla sponda bresciana del lago di Garda.

«Oggi cominciano a trovare spazio altre varietà, come varietà resistenti (Piwi) che non richiedono trattamenti di pesticidi e anticrittogamici e piccole quantità di Pinot Nero – riporta il sito della manifestazione www.viticolturaeroicavaldinon.it - Il futuro dell’uva passa attraverso un innalzamento della quota sul livello del mare e la Val di Non può essere uno degli ambienti favorevoli per un ulteriore sviluppo della viticoltura con progetti sostenibili e rispettosi dell’ambiente. In questa prima edizione della manifestazione si vuole quindi dare il più ampio spazio ai vignaioli della Valle, persone autentiche e agricoltori tenaci, con l’intento di creare un punto di riferimento in Valle e l’auspicio di allargare, nel tempo, la manifestazione dedicata al vino eroico, anche a realtà non solo della Val di Non».



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