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Salute Mentale: priorità globale

lun 10 ott 2022 14:10 • By: Giada Gasperetti

Oggi, 10 ottobre, è la Giornata Nazionale della Salute Mentale. La testimonianza di Daniele Chini

La Giornata Mondiale della Salute Mentale è un’iniziativa che si celebra il 10 ottobre di ogni anno. Istituita nel 1992 da Richard Hunter, vice segretario della Federazione Mondiale per la Salute Mentale (World Federation Mental Health – WFMH) e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), promuove la consapevolezza e la difesa della salute mentale contro lo stigma sociale.

Gli obiettivi per cui questa giornata viene celebrata sono la sensibilizzazione verso il tema della salute mentale, troppo spesso sottovalutato o non considerato, e combattere pregiudizi e discriminazione che ancora oggi affliggono questo argomento. Solo imparando a conoscere questo tema e il valore che riveste nel benessere della persona facendo informazione corretta e contrastando la stigmatizzazione che lo circonda, è possibile affrontarlo e fornire un aiuto concreto ed idoneo a tutti coloro che ne necessitano.

Nella celebrazione del 10 ottobre 1994 fu introdotto per la prima volta un tema di riferimento da approfondire in occasione della celebrazione. Da allora, ogni anno viene portato all’attenzione un aspetto diverso relativo alla Salute Mentale. Per il 2022 è stato scelto il tema “Rendere la salute mentale e il benessere di tutti una priorità globale” perché il benessere di tutti deve essere prioritario in un mondo scosso dalla pandemia, dalle guerre e dall’emergenza climatica.

Le discrepanze sociali, l’assenza di speranze e di progettualità nei confronti del futuro per la maggior parte della popolazione mondiale compromettono, in modo pesante, la salute mentale delle persone. La precarietà lavorativa, l’incertezza sulle prospettive di vita, sono tutti pericolosi segnali di un deterioramento del tessuto sociale e del mondo nel quale viviamo. Ed in questa situazione, l’ansia e i disturbi d’ansia, nonché la depressione, diventano problemi insormontabili in qualsivoglia età.

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Come riporta la rivista scientifica The Lancet, si stima che globalmente 1 persona su 8 conviva con un problema di salute mentale e che la pandemia abbia contribuito ad aumentare del 25% i casi di ansia e depressione in tutto il mondo. In Italia, soprattutto, la situazione è drammatica. Sono 3,5 milioni le persone che soffrono di depressione ma, secondo l’ISTAT, meno della metà riceve una diagnosi e solo 1 paziente su 3 riceve le cure adeguate. Nonostante la diffusione, sono ancora poche le persone che si rivolgono allo specialista per un supporto, in primis per la difficoltà ad accedere alle cure specialistiche. Di recente è stato introdotto il bonus psicologico, ma non riesce a coprire un lungo percorso terapeutico, e la psicoterapia non è offerta dal Sistema sanitario nazionale. Anche le assicurazioni private rimborsano solo qualche seduta. Di conseguenza il percorso di guarigione risulta estremamente dispendioso. Inoltre si fatica a riconoscere il problema e a decidere di parlarne con qualcuno. “Lo psichiatra, poi, viene visto come il medico delle condizioni più gravi, ma proprio come si va da un cardiologo per un controllo, pure dallo psichiatra si può andare semplicemente per una valutazione" ha commentato Antonio Vita, vicepresidente della Società Italiana di psichiatria, alla conferenza stampa che ha dato il via alla compagna di sensibilizzazione sulla depressione #Outoftheblack, realizzata da ‘Fondazione The Bridge’ con il contributo di Angelini Pharma. "Non bisogna temere di chiedere aiuto, perché le malattie mentali si possono curare, come tutte le altre patologie."

 

Daniele Chini, ex bipolare

Un uomo che è riuscito a vincere la battaglia contro questa malattia, spesso sottovalutata, ci racconta la sua esperienza. La particolarità del suo percorso è di come la dott.ssa Nicoletta Calchi, la sua psichiatra, si sia riferita a lui usando il termine “guarito” (un caso rarissimo in psichiatria) quando spesso si tende invece a utilizzare il termine “in remissione”.

Daniele Chini

Ecco la sua storia.

“Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore, il quale può andare ‘eccessivamente su o eccessivamente giù’. Sono sbalzi d’umore che abbiamo tutti, ma se sono esasperati ed esagerati provocano delle crisi, fanno stare male, ti mandano ‘a finire in psichiatria’ perché inizi a fraintendere la realtà, la vedi in un modo sbagliato. Non vengono filtrate le varie informazioni, tutto viene incanalato nella stessa direzione che non permette più di razionalizzarle e, di conseguenza, si va in crisi. Di solito nel disturbo bipolare viene prescritto un neurolettico stabilizzatore dell’umore. Il neurolettico, nel mio caso, mi ha tolto l’energia, quindi mi ‘staccava’ forzatamente dal pensiero fisso dormendo. Un po’ è sopportabile, successivamente ho avuto bisogno di una riabilitazione, perché non si può vivere una vita con i farmaci. Quest’ultimi servono, certo, perché in quei momenti di crisi senza farmaci purtroppo non ce la si può fare a ‘staccare’ forzatamente dal pensiero fisso. Sono però come le stampelle: servono ma non aggiustano il problema. Fortunatamente ho fatto un lavoro riabilitativo con il mio medico di base, il dott. Giovanni Camagna dove si va a lavorare sulle idee del paziente per imparare a capire ciò che è reale e cosa no. È un lavoro riabilitativo che gli psichiatri di solito non fanno mai, ma a me ha portato dei risultati positivi grazie a mia moglie e a questo mio medico di base, che purtroppo è scomparso nel 2021. Sono riuscito a riprendere possesso della mia vita e a condurla normalmente, con un lavoro, insomma… Una vita normale come fanno tutti quelli che non hanno questo problema”.

 



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