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Da Santa Bibiana...

ven 02 dic 2022 10:12 • By: Giada Gasperetti

Il 2 dicembre si fa memoria di una santa associata a una celebre previsione meteorologica

Santa Bibiana rifiuta di compiere sacrifici agli dei pagani

‘Da santa Bibiana caranta dì e na semmana’ questo il proverbio meteorologico che viene tramandato da anni nelle nostre valli, usando ovviamente il dialetto del caso. Ma chi era santa Bibiana?

Le fonti non sono certe e la sua storia è pressoché legata alla leggenda. Secondo la tradizione, è stata una giovane cristiana romana che subì il martirio sotto Flavio Claudio Giuliano a Roma, intorno al 360 d.C.

Bibiana era una giovane nobile, discendente da una famiglia cristiana dai tempi di Costantino e sarebbe nata a Roma nel 347-352 da Flaviano, un cavaliere romano e prefetto di Roma sotto gli imperatori Costantino e Costanzo, e da Dafrosa, una discendente di una famiglia consolare.

Una volta salito al trono l'imperatore Giuliano, il quale ripristinò le crudeli persecuzioni contro i cristiani, Flaviano fu costretto ad abbandonare la sua carica di prefetto, passandola nelle mani di un suo acerrimo rivale e acceso sostenitore del paganesimo, Aproniano.

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Sorpreso mentre seppelliva i martiri Prisco, Priscilliano e Benedetta, il padre della santa venne bollato come uno schiavo e in seguito esiliato e martirizzato.

A partire da quel momento, Bibiana e la sorella Demetria si rinchiusero nella loro abitazione insieme alla madre Dafrosa, riunendosi in preghiera nell'attesa del loro imminente martirio. Le sante non tardarono infatti ad essere arrestate perché cristiane, venendo rinchiuse in carcere e condannate a morire d'inedia. Grazie ad un miracolo, la sentenza si rivelò fallimentare, cosicché il prefetto decise di infliggere loro una morte cruenta: Dafrosa venne decapitata il 6 gennaio 362, mentre Demetria, rinchiusa nuovamente in carcere e minacciata di severe punizioni, professò la sua fede e spirò, in preda a una forte ansia.

Aproniano pensò di risparmiare Bibiana, facendola affiancare da una turpe prostituta di nome Rufina, esperta di intrighi amorosi e di seduzioni del piacere.

Nemmeno il pensiero di una vita mondana ebbe effetto sulla giovanissima santa, la quale, fedele alle sue virtù, proclamò nuovamente la sua fede. Il prefetto, offeso dalla scelta di Bibiana, decise allora di destinarla al martirio come i suoi parenti: legata ad una colonna e flagellata senza pietà con le «piombate», dei fasci di verghe e pallini di piombo. La santa spirò quattro giorni dopo, a quindici anni.

Il corpo di Bibiana, sempre secondo la leggenda, venne, su ordine dello stesso Aproniano, esposto ai cani randagi, i quali lo lasciarono perfettamente illeso. Le spoglie vennero dunque raccolte dal presbitero Giovanni, che le collocò nel palazzo del padre, allora affidato ad Olimpia, una matrona romana, parente di Flaviano.



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