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L’Epifania e i doni dei tre re Magi

ven 06 gen 2023 10:01 • By: Giada Gasperetti

Un salto nella storia per spiegare queste misteriose figure

Nella tradizione cristiana i Magi sono alcuni saggi astrologi che, secondo il Vangelo di Matteo – l’unica fonte cristiana canonica a descrivere l'episodio – giunsero da Oriente seguendo ‘il suo astro’ per adorare il bambino Gesù, il ‘re dei Giudei’ che era nato.

Il passo di Matteo non fornisce il numero esatto dei Magi ma la tradizione più diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di tre uomini. In realtà, il testo greco non ne indica né il numero né tanto meno i nomi; parla solo di "alcuni Magi dall'Oriente", quindi l'unica informazione riportata è che erano più di uno. Diversamente dai vangeli canonici, dove i Magi vengono descritti in maniera estremamente scarna, sono molti i riferimenti a queste figure nei vangeli apocrifi, cioè non ispirati, in alcuni dei quali possiamo trovare l'origine delle immagini che nel corso dei secoli hanno avuto una grande popolarità, fino a diventare parte integrante della cultura cristiana canonica.

Erano tre e si chiamavano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare.

Il numero tre – altamente simbolico nella Scrittura – può essersi affermato in riferimento ai Magi per affermare che tutto il mondo aveva reso omaggio al Salvatore. Tre era infatti anche il numero dei continenti allora conosciuti: Asia, Europa e Africa. Per questo motivo nelle raffigurazioni artistiche uno dei magi a volte è raffigurato con la pelle scura, riferimento alle popolazioni africane. Oppure potrebbe essere una deduzione dal numero dei doni: oro, incenso e mirra. Anche questo dal profondo significato simbolico: l'oro è interpretato come un dono degno di un re. La mirra è considerata una pianta medicinale e quindi un regalo adatto per un guaritore. E l'incenso è il dono appropriato per un sacerdote. Secondo la simbologia bizantina spesso sono raffigurati come le tre età dell'uomo: il giovane, l'uomo maturo e l'anziano.

Più complesso appare l’enigma dei nomi. Baldassarre sembrerebbe avere un’origine babilonese-caldea, Gaspare iranica, mentre Melchiorre una provenienza fenicia.

Ma cosa sono esattamente i magi? La parola era una carta di identità ben conosciuta nell’antichità. Quasi cinquecento anni prima che l’apostolo scrivesse il suo Vangelo, ne parla anche lo storico greco Erodoto, che li descrive come una delle sei tribù dei Medi, un antico popolo iranico stanziato in gran parte dell’odierno Iran centrale e occidentale, a sud del mar Caspio. Essi precisamente costituivano la casta sacerdotale ed erano perciò sacerdoti della religione mazdea (credevano nel Dio unico Ahura Mazda), il cui culto fu riformato nel VI secolo a.

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C. da Zarathustra. Coltivavano anche l’astronomia ed erano dediti all’interpretazione dei sogni.

La regalità dei Magi non è attestata nelle fonti canoniche cristiane, né dai Padri della Chiesa. L'opinione più diffusa è che si tratti di un richiamo alle profezie dell'antico testamento che parlano dell'adorazione del Messia da parte di alcuni re. I primi interpreti avrebbero, dunque, reinterpretato il passo di Matteo alla luce di queste profezie, elevando i Magi al rango di re.

Le raffigurazioni paleocristiane e bizantine li raffigurano in modo indifferenziato in vesti orientali, con mantello e berretto frigio. Tuttavia la raffigurazione del berretto nei mosaici andò semplificandosi fino ad assumere l'aspetto di un copricapo rettangolare o quadrato, simile a una corona, come si vede nel mosaico della Natività della Cappella Palatina di Palermo, risalente al XII secolo. Dal 1300 in Occidente i Magi sono sempre raffigurati come re, a partire dai mosaici romani di Pietro Cavallini.

C’è poi un altro elemento che ha molto colpito la fantasia popolare: l’astro che guida i magi. Nel Vangelo di Matteo si parla genericamente di una ‘stella’. Quand’è che essa diviene una cometa, corpo celeste del tutto differente dalle stelle propriamente dette? Gli studiosi ritengono che la fonte in questo caso vada ricercata non nei vangeli apocrifi, dove di cometa non si parla, ma nell’affresco di Giotto L’adorazione dei magi, dipinto dal grande artista nella Cappella degli Scrovegni a Padova, anche sulla spinta emotiva del passaggio della cometa di Halley, da lui vista nel 1301. Che cos’era dunque la stella dei magi? Gli studi più recenti, attestati anche da Benedetto XVI nel suo libro sull’infanzia di Gesù, portano a ritenere che si sia trattato di fenomeni celesti realmente avvenuti tra il 7 e il 4 a.C. (che sarebbe poi l’epoca dell’effettiva nascita di Gesù), come l’allineamento di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci, con un conseguente effetto ottico di straordinaria brillantezza.

afferma di avere visitato le tombe dei Magi nella città di Saba, a sud di Teheran, intorno al 1270, ma questa non è, tuttavia, l'unica testimonianza sul luogo di sepoltura dei Magi. Nel transetto della basilica romanica di Sant'Eustorgio a Milano si trova la Cappella dei Magi, in cui è conservato un colossale sarcofago di pietra, risalente al tardo Impero Romano: la tomba dei Magi. Secondo le tradizioni milanesi, la basilica sarebbe stata fatta costruire dal vescovo Eustorgio intorno all'anno 344: la volontà del vescovo era quella di esservi sepolto, dopo la sua morte, vicino ai corpi dei Magi stessi.

L'adorazione dei Magi nella chiesa di San Lorenzo di Dimaro

Per questo motivo, con l'approvazione dell'imperatore Costante avrebbe fatto giungere i loro resti dalla basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, dove erano stati portati alcuni decenni prima da sant'Elena, che li aveva ritrovati durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa.

Nel 1162 l'imperatore Federico Barbarossa si impossessò delle reliquie dei Magi. Nel 1164 l'arcicancelliere imperiale Rainald von Dassel, arcivescovo di Colonia, ne sottrasse i corpi e li trasferì, attraverso Lombardia, Piemonte, Borgogna e Renania, fino al duomo della città tedesca, dove ancora oggi sono conservati in un prezioso reliquiario.

Ai milanesi rimase solo la medaglia fatta, sembra, con parte dell'oro donato dai Magi a Gesù Bambino, che da allora venne esposta il giorno dell'Epifania in Sant'Eustorgio accanto al sarcofago vuoto. Negli anni successivi Milano cercò ripetutamente di riavere le reliquie, ma invano. Né Ludovico il Moro nel 1494, né papa Alessandro VI, né Filippo II di Spagna, né papa Pio IV, né papa Gregorio XIII, né Federico Borromeo riuscirono a fare tornare le spoglie in Italia.

Solo nel XX secolo Milano riuscì a ottenere una parte di quello che le era stato tolto: il 3 gennaio 1904, infatti, il cardinale Ferrari, arcivescovo di Milano, fece solennemente ricollocare alcuni frammenti ossei delle spoglie dei Magi (due fibule, una tibia e una vertebra), offerti dall'arcivescovo di Colonia Anton Hubert Fischer, in Sant'Eustorgio.

Nella cattedrale della città tedesca di Colonia è dunque conservata l'arca che conterrebbe, secondo la tradizione, le reliquie dei Magi, dopo che Federico Barbarossa ordinò al suo consigliere di portarle in Germania dopo la conquista di Milano nel 1164 al fine di rafforzare il prestigio della corona imperiale. Da allora le reliquie riposano a Colonia in un'arca preziosa d'argento dorato, fatta confezionare dal successore di Reinald, Filippo di Heinsberg, nella chiesa di San Pietro, trasformata successivamente nella cattedrale gotica di Colonia.

Negli anni Ottanta del secolo scorso le reliquie di Colonia sono state sottoposte a esami scientifici. Ne è risultato che i tessuti sono di tre stoffe distinte, due di damasco e una di taffettà di seta, tutte di provenienza orientale e databili tra il II e il IV secolo.



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