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Il dottor Devigili va in pensione

lun 27 feb 2023 16:02 • By: Marco Weber

Non solo cardiologo, ma anche impegnato nella politica rotaliana: un ritratto

Giorgio Devigili

MEZZOLOMBARDO. Il dottor Giorgio Devigili, responsabile del centro ospedaliero San Giovanni, ha raggiunto il meritato pensionamento dopo trentotto anni di servizio. Ultimo giorno di lavoro è stato il 31 gennaio scorso.

Dopo una vita al servizio dell'ambiente ospedaliero pubblico, Devigili ha preso la decisione di non proseguire l'attività di medico, quantomeno nella sanità pubblica. Il dottor Devigili, specialista in cardiologia e in medicina interna, ha svolto la sua professione tutta all'interno delle strutture ospedaliere del Trentino, più precisamente nei reparti di medicina interna e di cardiologia degli ospedali di Mezzolombardo, Rovereto e Trento. Durante la pandemia gli è stato affidato il ruolo di responsabile del reparto Covid approntato nel San Giovanni a Mezzolombardo. Oltre al lavoro, Devigili si è dedicato alla politica attiva, candidandosi come sindaco alle ultime elezioni comunali del 2020. Attualmente è consigliere comunale indipendente di minoranza e consigliere nella Comunità di Valle Rotaliana Koenigsberg.

Cosa le riserva il domani? Continuerà a fare il medico?

Un medico è per sempre. Dopo una vita passata a curare gli altri può essere difficile adattarsi a una vita in cui non si ha più il lavoro come punto focale. Tuttavia, può essere un momento emozionante e pieno di opportunità; è importante trovare nuovi modi per utilizzare le proprie conoscenze e abilità. Ci sono molte cose che si possono fare, sia per mantenere la propria salute e il proprio benessere, sia per continuare a fare ciò che più ci piace. Con una buona pianificazione e la giusta mentalità, il domani può essere pieno di avventure e soddisfazioni.

Come è nata la passione per la medicina?

Fin da bambino ho frequentato l’ambiente ospedaliero perché mio padre Lino era stato presidente del S. Giovanni, quando la struttura sanitaria era governata direttamente da un consiglio di amministrazione a nomina comunale.

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All’età di 16 anni ho avuto la fortuna di incontrare un mentore, il dottor Filippo Mazzamauro, che lavorava come assistente medico in medicina al S. Giovanni, e che mi ha ispirato ed aiutato a capire la mia passione per la medicina. Ma è stato anche l’esempio di vita del mio papà, il suo straordinario e indimenticabile spirito altruistico e solidaristico, a farmi capire che la vita abbia un significato più profondo quando la si vive per gli altri e per il bene comune.

Esiste un episodio particolare, una persona speciale che ha avuto un ruolo determinante nella sua crescita personale e umana?

Ci sono molte persone che hanno avuto un ruolo importante nella mia crescita personale e umana come medico, ma se devo sceglierne una in particolare, non posso non pensare al mio primo Primario al S. Giovanni, il dott. Mauro Pedrazzoli. Ho incontrato il dott. Pedrazzoli durante il mio periodo di formazione medica e fin dal primo giorno ho capito che era una persona speciale. Non era solo un medico esperto e competente, ma aveva anche una straordinaria capacità di ascoltare e di comprendere le esigenze dei pazienti. Grazie alla sua guida, ho imparato ad apprezzare l’importanza della compassione, della pazienza e della dedizione nella cura dei pazienti. Oggi, anche se non lavoro più, continuo a pensare a lui come ad un modello di medico e di persona. Grazie al dottor Pedrazzoli ho imparato che la professione medica è molto di più di una semplice carriera, ma è una missione che richiede umiltà, dedizione e un forte senso di responsabilità verso i pazienti. Una lezione che ho cercato di trasmettere a tutti i giovani medici che ho incontrato negli ultimi anni della mia esperienza professionale da medico.

Quali ricordi lavorativi porterà con lei?

Durante la mia lunga carriera di medico ospedaliero ho vissuto molte esperienze indimenticabili che rimarranno con me per sempre e che mi hanno fatto crescere come professionista e come persona. Ho incontrato pazienti di ogni età, provenienza e stato di salute, e ogni incontro mi ha insegnato qualcosa di nuovo sulla natura umana e sulla professione medica. Ma, tra i ricordi professionali più significativi, resterà sicuramente quello di aver lavorato, durate la pandemia del Covid 19, in prima linea nel reparto Covid di Mezzolombardo per curare i pazienti affetti dal virus, in squadra con sei giovani medici neolaureati e con tutto il personale sanitario e non del S. Giovanni. E sono grato per ogni incontro, per ogni sfida e per ogni opportunità che mi è stata data per contribuire alla salute e al benessere dei miei pazienti.

La politica attiva continuerà a far parte del suo futuro?

La voglia di fare politica attiva è iniziata da qualche anno, pur avendo sempre avuto la consapevolezza della mia responsabilità di medico e di cittadino nei confronti del mondo che mi circonda. Credo che quando ci rendiamo conto che le nostre azioni e le nostre decisioni possono avere un impatto positivo sulla vita delle persone che ci circondano, diventiamo consapevoli della nostra capacità di fare la differenza. Ricordo, ad esempio, la mia iniziativa di mettermi in piazza sotto un gazebo il sabato mattina a spiegare ai cittadini perché è meglio vaccinarsi. La politica attiva è una delle modalità attraverso cui possiamo mettere in pratica questa responsabilità sociale. Non è solo un dovere, ma anche un’opportunità. Grazie alla politica attiva, possiamo avere un impatto reale sulla vita delle persone, lavorando per creare un mondo migliore e più giusto. Ed è quello che ho intenzione di fare, con convinzione e umiltà, nel mio futuro da “semplice” cittadino.



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