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Storie di doni, corriere e un paio di pantaloni

sab 01 apr 2023 18:04 • By: Alberto Mosca

I ricordi di Maria Grazia Bergamo, bambina a Nanno negli anni Cinquanta

Maria Grazia Bergamo e una veduta di Nanno

NANNO. Ricordi di bambina, che rivivono negli scritti di Maria Grazia Bergamo, classe 1946, inviati alla redazione di NOS tramite la figlia Monica Paoli.

Ricordi che da Nanno rievocano episodi di un’infanzia vissuta negli anni Cinquanta, in un mondo totalmente diverso dall’attuale, nel quale era sentito come straordinario il valore delle piccole (ma grandi) cose. A partire dalla magia viva dei giorni della festa di Santa Lucia nel lontano 1952:

“Rivedo mamma con le mani infarinate che impastava alla vigilia del giorno tanto atteso la torta da ‘levà’. Era l’impasto con il lievito e dentro ci metteva uvetta e fichi secchi! Mamma, chiedevo, perché fai ora il dolce che domani sarà sui piatti di S.Lucia? La preparo ora, rispondeva, perché come voi bambini mettete i piatti fuori sul balcone con la crusca e il sale per l’asinello, io metto la torta per S.Lucia che così si tira un po’ su dal tanto girar!”

E poi arrivava il grande giorno: “Quaderno o libretto da colorare, la matita e un bel pezzo di torta da ‘levà’. Io ero la più piccola di tre sorelle e volevo la bambola! La ricevetti l’anno dopo, bella con la gonnellina a quadretti rossi e bianchi e la camicetta blu e a capovolgerla chiamava ‘mamma’: una meraviglia!”.

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Ma quella gioia durò poco. “Quella sera mia sorella Fabiola voleva sapere come faceva a parlare e la disfò. Più grandicella ricevetti una bella bambola con i capelli da pettinare e un bel vestito verde acqua di organza, ma oramai non c’era più quella aspettativa e ingenuità dei bambini piccoli!”.

Qualche anno dopo, nel 1957 e alla fine della quinta elementare, per Maria Grazia si preparava l’avventura della scuola media e della corriera, presa per la prima volta:

“Per la bella pagella di quinta avevo ricevuto in dono un centrino da ricamare che ora fa bella figura su un mobile di casa… Siccome riuscivo bene a scuola la maestra disse ai miei genitori che era un peccato non proseguire gli studi e mi preparò gratuitamente agli esami di ammissione alle scuole medie, che superai brillantemente. E venne il giorno per me di prendere la corriera e andare a Cles per studiare. L’autista della Trento-Malé era di Nanno, Nando “della corriera” come lo chiamavamo noi ragazzi…

La corriera era di quella a muso lungo e d’inverno per riscaldare l’abitacolo Nando alzava il cofano del motore e non vi dico il fumo che ci travolgeva! O così, o stare al freddo! Eravamo in tre, io, Bruno e Cornelio e ci andava tutto bene, bastava arrivare a Cles. Quando era particolarmente freddo, la nafta gelava e il motore si bloccava per la strada: allora Nando prendeva uno straccio imbevuto di nafta, vi dava fuoco e così scaldava il motore e si ripartiva!

Era tutto un’avventura, che un po’ alla volta diventava normalità… Quell’inverno fu particolarmente freddo e la mia mamma, con i soldi di mia sorella Giuliana, che lavorava le mele alla “Cantina” comprò la stoffa per farmi fare un paio di pantaloni dalla sarta Alma.

I pantaloni per l’epoca erano all’avanguardia, una cosa fuori della consuetudine per una ragazzina! Erano a quadretti rossi e verde scuro, belli caldi, mi sentivo veramente fortunata ad averli! Li indossavo solo per andare a scuola e quando tornavo a casa bisognava levarli subito per non rovinarli… dovevano durare!



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