Skin ADV

Andrea sarà sempre tra noi

dom 07 mag 2023 10:05 • By: Renato Pellegrini

È stato un dono d’amore sacrificato a un progetto non gestito

«Il riscaldamento del cuore è di solito congiunto con la malattia della testa e del giudizio». È una frase folgorante di F. Nietzsche, che si può leggere in Umano troppo umano. E forse c’è chi vive anche in questi giorni, a un mese dalla morte atroce di Andrea Papi, sbranato da un’orsa mentre correva nel bosco a pochi chilometri da casa, una sorta di schizofrenia, di amore per l’abisso. E l’abisso è quel precipitare nel buio per cui tutto è uguale, tutto ha lo stesso valore, la persona come la bestia, il curare un malato e ridargli vita, o lasciare che uno muoia solo e abbandonato.

Nella nostra società si crede troppo spesso che ciò che è giusto, buono e doveroso, lo è sempre relativamente a un sistema morale. Ma con l’aggiunta che sono molti i sistemi morali e nessuno è in linea di principio universalmente valido o più valido degli altri. Semplificando, si corre il rischio di mettere sullo stesso piano la vita di Andrea e la vita di un qualsivoglia animale. C’è chi si è premurato di farmi sapere che nemmeno nella Bibbia si afferma la superiorità dell’uomo sulle bestie. Quello che io vi leggo è un’altra cosa, che l’essere umano è radicato nel mondo, è strettamente legato alla terra e solidale con il suo destino. In quanto tale, è un essere con dei bisogni (di nutrimento, di protezione, di gratificazione). Il mondo pulsionale si fa sentire dentro di lui come richiesta di appagamento immediato della domanda di cibo, di sicurezza, di piacere. Ma Adam (cioè l’uomo) non è riducibile a un insieme di pulsioni istintuali. Ha ricevuto da Dio il soffio vitale. L’essere umano viene dalla terra, ma, ancor più radicalmente, viene da Dio.

Elektrodemo

La sua vita è segnata da un dono originario che lo rende un essere di desiderio: si realizza nell’incontro con l’Altro/gli altri. È caratterizzato dalla ricerca di relazioni fatte di mutuo riconoscimento e di mutua accoglienza. La «creazione – afferma papa Francesco nella Laudato si’ - può essere compresa solo come un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di tutti, come una realtà illuminata dall’amore che ci convoca ad una comunione universale» (LS, n. 76). L’«universo non è sorto come risultato di un’onnipotenza arbitraria, di una dimostrazione di forza o di un desiderio di autoaffermazione. La creazione appartiene all’ordine dell’amore» (n. 77).

Andrea è stato ed è un dono di amore per la famiglia, per la comunità di Caldes, per l’umanità. Quello che lui ha fatto nessun altro avrebbe potuto farlo, le parole che lui ha pronunciato nessun altro le avrebbe potuto pronunciare. Egli è vivo nel cuore di tutti. È stato sacrificato come vittima innocente sull’altare della rincorsa a un turismo che avrebbe portato grandi vantaggi economici, è stato sacrificato per colpa di un progetto che non si è saputo gestire, che è nato senza prevedere nulla di ciò che sarebbe potuto accadere in futuro. Andrea non c’è più, è stato portato via non dalla fatalità, non dal caso, non da una imprudenza da lui compiuta. E allora è giusto lottare con la mamma e il papà, con la sorella e la fidanzata, con tanti amici perché questa morte abbia giustizia, e la abbiano anche tutti coloro che qui vivono e si sentono uniti in un’unica famiglia. Che non cada il sipario dell’indifferenza su questa vicenda tanto drammatica!

La dura esperienza del dolore e della morte che la famiglia prima di tutto ha vissuto sia un nuovo inizio di vita e di speranza per la nostra terra! Il sacrificio di Andrea scuota le coscienze di coloro che sono chiamati a gestire il bene comune in termini di servizio e pacifica convivenza. I credenti nel Dio di Gesù Cristo, se non vogliono che la loro fede sia in realtà pura illusione, ricerca di una qualche consolazione, sono obbligati a capire che Dio va liberato dalla sua onnipotenza, che Dio che non è più pensabile come provvidente, come un Dio nell’alto dei cieli che si invoca contro il male del mondo. Un Dio a nostro servizio. Con Gesù il Dio della religione è morto! Gesù ci rivela infatti che l’unico spazio d’incontro con il Padre, non è il cielo, ma è lo spazio della nostra coscienza, della terra dove viviamo, nella quale avviene la scelta definitiva in cui può partire il sì o il no. La creazione o l’anticreazione, il tutto o il nulla. Abbiamo una responsabilità nei confronti del mondo e ancor più nei confronti degli altri. È nella persona che incontriamo Dio, qui e ora. Se uno dice che Dio c’è, ma accetta l’intelligenza distruttiva, è un bestemmiatore. Perché credere non è aderire a qualcosa di astratto che non condiziona la nostra vita. Perché credere è scegliere nel profondo della nostra coscienza da che parte stare. Dunque bisogna rinunciare a superstizioni e miracolismi, a teismi improponibili, a religioni che offrono alibi al nostro impegno, per scoprire finalmente il volto di Dio e la sua presenza accanto a noi. Andrea, tienici stretti, perché il nostro legame supera ogni distanza e il nostro impegno per te ci farà camminare verso un mondo che vogliamo più giusto!

 



Riproduzione riservata ©

indietro