mer 12 lug 2023 10:07 • Dalla redazione
La Corte dei Conti sanziona il comune di Ossana per un regalo e un pranzo di saluto del 2017
OSSANA. Quando il parroco se ne va, è usanza salutarlo degnamente, magari con un pranzo in compagnia e un regalo, un pensiero di ricordo. Però per la Corte dei Conti si tratta di una spesa non "di rappresentanza".
Il caso è quello di Ossana, nel 2017. A finire nel mirino gli allora componenti della giunta comunale e l"allora vicesegretario comunale che avevano giustificato le spese sostenute per un pranzo di commiato e regali (capi di abbigliamento tecnici sportivi), 856 euro in tutto, come spese di rappresentanza.
La Seconda sezione giurisdizionale centrale d"appello della Corte dei conti ha riformato una prima sentenza di assoluzione emessa della sezione trentina e ha condannato giunta e vicesegretario comunale, in quanto le spese di rappresentanza sono solo quelle previste dagli articoli 214 e 215 del "Codice degli enti locali" (che non comprendono pranzi e regali di addio). Una precedente assoluzione che era stata motivata appunto con la prassi consolidata dei comuni di approvare e iscrivere in bilancio le spese per il saluto ai parroci uscenti tra le spese di rappresentanza.
Invece per la Seconda sezione centrale d"Appello "la prassi invocata nella sentenza di primo grado (contraria alle disposizioni normative regionali) non solo non determina la liceità di un comportamento rendendolo oggettivamente conforme a diritto, con conseguente esclusione della configurabilità di un danno ingiusto, ma non può neanche incidere sull"elemento soggettivo, escludendo la colpa grave." Insomma, c"era una prassi, ma era illecita.