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Anche i gay sono figli di Dio

dom 25 ott 2020 09:10 • By: Renato Pellegrini

Una riflessione domenicale sulle recenti dichiarazioni di papa Francesco

Una ventina di anni fa, con una scelta coraggiosa, NOS dedicò il forum del mese a tema dell’omosessualità. Fu, a mio avviso, la capacità di guardare in faccia alla realtà con chiarezza e lungimiranza. Non piacque a tutti. Certi temi erano, e forse purtroppo sono, avvolti nelle nebbie del non voler conoscere, del pregiudizio e di una certa intolleranza.

Ricordo che un bel gruppo di parrocchiani, stupiti e forse anche scandalizzati che il loro parroco prendesse parte a certi dibattiti, chiese un incontro pubblico per cercare di capire e approfondire. I risultati furono positivi.

La Chiesa che grazie al Vangelo avrebbe dovuto anticipare e precedere la società nelle scelte umanitarie, in realtà sì è trascinata in un peccaminoso ritardo con l’attaccamento a una dottrina ormai obsoleta. Basti pensare al Catechismo della Chiesa cattolica. Si riconosce che un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali (n.2358) e che l’omosessualità «si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture» (n.2357).

La conclusione rimane ferma alla Tradizione, secondo la quale «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale». C’è solo da osservare che la tradizione non è un legno secco su cui non cresce nemmeno un germoglio, non è un ramo senza fiori e senza gemme, è un campo seminato e il grano vi cresce sempre nuovo, uguale e insieme diverso.

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Anche sulla legge naturale la teologia si sta oggi interrogando a fondo, perché non è un concetto pacificamente acquisito.

Papa Francesco è tornato sul tema dell’omosessualità in un docu-film proiettato a Roma il 21 ottobre scorso. Le sue parole hanno suscitato non poco scalpore. In realtà ha usato il linguaggio semplice del Vangelo, attualizzandolo. È un papa “esperto in umanità”, ma attento anche a non ridurre Dio a un idolo che soddisfi gli egoismi umani. Egli sta indicando una strada per restare uomini, dicendo che Dio ama anche i gay, persone con uguale dignità ad ogni altra persona. Anch’essi meritano delle tutele legali.

«Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e non hanno una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente». Il papa chiede la tutela della legge civile, non elogia le unioni omosessuali da leggere in contrapposizione al matrimonio. Il papa in fondo ci insegna la vera accoglienza.

Così la intende il biblista Gianluca Carrega: «Gesù, prima di andare a casa di Zaccheo, non gli ha chiesto di cambiare vita… Accogliere nella comunità civile come nella comunità religiosa significa non condizionare in nulla la nostra disponibilità». In altre parole questo dovrebbe tradursi nell’accoglienza di gay e lesbiche nella comunità ecclesiale, nelle parrocchie e di fare in modo che davvero si sentano accolti. Negli ultimi anni diversi porporati e personalità vicine al papa (Walter Kasper, Gualtiero Bassetti, presidente della CEI e Marcello Semeraro, di recente nominato a capo della Congregazione dei Santi) hanno sostenuto la stessa linea, incoraggiati anche dalla chiarezza di Francesco che ha più volte chiarito che «non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione» (nel 2016 alla Rota romana).

Nel corso della sua prima conferenza stampa da papa durante un viaggio, Francesco aveva pronunciato una delle frasi più celebri del suo pontificato. “Se una persona è omosessuale e cerca il Signore con buona volontà, chi sono io per giudicare?”, aveva chiesto il pontefice gesuita nel luglio 2013, lasciando presagire un cambiamento in Vaticano sulla questione.

Ora con coerenza indica la strada per trattare anche queste persone da figli e figlie di Dio. 



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