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Amar come ‘n dègel

mer 18 nov 2020 17:11 • By: Laura Abram

Il maggiociondolo alpino dai semi neri e velenosi

Dopo le conclusioni alle quali siamo giunti nella rubrica dialettale del numero precedente, le mie ricerche sul bègel sono proseguite, soprattutto grazie al contributo di amici curiosi, che hanno scavato nei ricordi e nelle conoscenze dialettali. Infatti, nonostante avessimo capito che il bègel è una sorta di rapace notturno e avessimo quindi dato un senso ai modi di dire rós come ‘n bègel e zigiàr come ‘n bègel rimaneva un po’in sospeso il significato di amàr come ‘n bègel.

Fatta eccezione per la spiegazione metaforica fornita da un anziano parlante, legata all’amarezza e alla paura che ci lascerebbe il verso dell’allocco udito nel buio della notte, non avevo reperito altre informazioni che potessero collegare questo uccello al concetto di amaro. Avevo soltanto un piccolo appiglio, un messaggio di un amico che mi aveva scritto: “El bègel dovrebbe essere il maggiociondolo, e mi pare si dica anche dur come ‘n bègel". Non avendo trovato però altri riscontri relativamente a questo tipo di pianta, ho rivolto le mie ricerche altrove.

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Finché un signore, Paolo Trepin, che vorrei ringraziare di cuore per l’aiuto, mi ha fatto avere delle interessanti informazioni. Egli ha riflettuto sul termine égel / iègjel / dégel, che in noneso definisce proprio il maggiociondolo. Più precisamente dovrebbe trattarsi del maggiociondolo alpino, varietà che cresce oltre i 600 mslm, leggermente diversa nell’aspetto di foglie e fiori da quella che cresce ad altitudini inferiori. Entrambe le varietà di questa pianta, dai famosi grappoli di fiori gialli, producono dei baccelli contenenti dei semi neri molto velenosi. Sebbene alcuni animali se ne possano cibare, il maggiociondolo risulta altamente tossico per alcune specie, come ad esempio capre e cavalli, e anche per l’uomo. A questo punto, ragiona il signor Trepin, dobbiamo considerare che una sostanza tossica è spesso anche molto amara, si dice infatti amàr come ‘l tòsech, amaro come il veleno. E se il modo di dire originario fosse dunque amàr come ‘n dègel anziché come ‘n bègel? La differenza di suono è minima, ma il significato cambia notevolmente. Se il concetto di velenosità si fosse giustamente sovrapposto alla parola dègel, come si dice amàr come ‘l tòsech sarebbe anche lecito dire amàr come ‘l dègel. E a questo punto acquisirebbe nuovo significato anche il detto dur come ‘n dègel (e non più come ‘n bègel) citatomi dal mio amico; il legno del maggiociondolo, infatti, è duro e pesante, molto usato in passato per le costruzioni.

Se è veramente qui il nodo della questione, se tutto si è giocato sulla confusione tra bègel e dègel, a quando risalirà questo scambio? La nonna diceva davvero amàr come ‘n bègel o siamo noi ad aver frainteso questa parola, non conoscendone il significato? E se già la nonna diceva bègel, quando si è perso il collegamento tra il modo di dire e il suo significato originale? Il fascino dell’evoluzione linguistica cattura molte persone, le stesse che sono per me fonte inesauribile di aneddoti, espressioni, domande, risposte e suggerimenti preziosi.



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