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Trovare insieme un nuovo modo di vivere

dom 13 dic 2020 13:12 • By: Renato Pellegrini

L'ammonimento di padre Alex Zanotelli

Alex Zanotelli in una lettera al direttore di Avvenire di alcuni giorni fa metteva in evidenza che in questo tempo di Avvento siamo costantemente invitati «a svegliarci dal sonno, ad aprire gli occhi, a leggere i segni dei tempi, ma soprattutto a vegliare».

E forse mai come oggi abbiamo bisogno di questo richiamo a una forte spiritualità «perché viviamo un momento epocale: è in ballo la vita stessa dell’umanità».

E ci sentiamo un po’ tutti confusi, smarriti... Noi siamo soliti pensare che la Bibbia sia un libro antico, scritto in tempi troppo lontani per poter dire qualcosa di valido, di credibile per gli uomini d’oggi. Eppure anche noi, come gli ebrei, appena ritornati dall’esilio: «Tastiamo come ciechi la parete, come privi di occhi camminiamo a tastoni; inciampiamo a mezzogiorno come al crepuscolo... Noi tutti urliamo come orsi, andiamo gemendo come colombe; speravamo nel diritto, ma non c’è, e nella salvezza, ma essa è lontana da noi» (Isaia,59, 10-11). Questa pandemia di Covid-19 ci ha messi a nudo.

Pensavamo di essere onnipotenti ed è bastato un virus per metterci in crisi. «Abbiamo costruito un sistema economico-finanziario militarizzato che non permette più al pianeta di respirare. E la natura si ribella tramite questo 'folletto' che attacca i nostri polmoni uccidendoci». Questo nostro Sistema non solo non lascia respirare il pianeta, ma neanche gli impoveriti. L’icona di questo è diventato l’afro-americano George Floyd che, sotto il tallone del poliziotto, muore gridando: «I can’t breath» (Non posso respirare).

Nella violenza e nella ingiustizia, nel credo della superiorità della razza (e scientificamente parlare di razza è un assurdo, perché esiste una sola razza, quella umana) non respira il pianeta, non gli 'scarti' e neanche noi respiriamo più. Ci eravamo tanto spaventati alla 'prima ondata' del virus, avevamo pensato che ne saremo usciti tutti migliori.

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Ma non abbiamo fatto i conti con la fatica di un tempo lungo, che non è per niente finito, e allora siamo tornati subito alla 'normalità': vacanze all’estero, movida, feste...

Non abbiamo ancora capito che quella che chiamiamo normalità porta con sé questo e tanti altri virus. Ed è subito arrivata la 'seconda ondata', sotto cui stiamo ancora gemendo, ma bramando di tornare al più presto a vivere come prima. Ne vogliamo una terza?

Tutti ripongono ormai la fiducia nel vaccino. «Il principale errore di chi punta esclusivamente su un’ancora aleatoria vaccinoprofilassi di massa - ci ammonisce un vero esperto, Ernesto Burgio - consiste nel dimenticare che le pandemie sono drammi socio-sanitari ed economico-finanziari che non potremo evitare senza ridurre le vere cause: deforestazioni, bioinvasioni, cambiamenti climatici e disastri sociali (a partire dalle immense baraccopoli del Sud del mondo.)».

Scrive ancora Alex Zanotelli: «Solo in Africa ben 200 milioni di persone vivono in spaventose baraccopoli! In poche parole o cambiamo questo sistema o periremo tutti. La natura andrà avanti! Ma il 10% del mondo (ci siamo anche noi) non vuole cambiare». È la stessa storia che troviamo nei racconti biblici. Nel racconto mitico della Genesi, Noè cercava di convincere il suo popolo a cambiare stile di vita. Ma nessuno (eccetto la sua famiglia) gli diede ascolto e arrivò il diluvio.

Anche Gesù, che invitava il suo popolo a cambiare rotta, ritorna al racconto paradigmatico di Noè: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie e venne il diluvio» (Luca,17,27). E venne il diluvio di fuoco delle legioni romane che spazzò via Gerusalemme e disperse il popolo di Gesù.

Ma anche il profeta dell’Apocalisse afferma che nonostante i molti 'flagelli' che si sono abbattuti sull’Impero romano (frutto della rapacità e voracità della Bestia), «il resto dell’umanità che non fu uccisa da questi flagelli, non si convertì dalle opere delle sue mani» (Apocalisse,9,20). Nemmeno noi pensiamo di fare 'inversione di marcia'. E il tempo che abbiamo è breve.

Gli scienziati ci danno dieci anni per uscire dal carbone e petrolio per imboccare la strada delle energie rinnovabili. Ma non basta: è altrettanto importante lo stile di vita del 10% del mondo che consuma velocemente il 90% dei beni. Se gli impoveriti vivessero come viviamo noi, avremmo bisogno di altri due-tre pianeti Terra in più. Altrettanto le armi che produciamo e le guerre che facciamo: pesano sull’ecosistema. «Dobbiamo smantellare i nostri arsenali. Ma sia noi sia i nostri governi non vogliamo cambiare rotta e così finiremo nel baratro.

È chiaro e duro l’ammonimento di papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti: «Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di autoprotezione egoistica. Che non sia l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare. Che non ci dimentichiamo degli anziani morti per mancanza di respiratori, in parte come effetto di sistemi sanitari smantellati anno dopo anno. Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di 'vivere'».

Ecco la speranza che anima questa stagione di Avvento. È solo così che potremo celebrare degnamente il Natale di Gesù che è venuto ad insegnarci un’altra strada: «Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese» (Mt. 2,12)



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