Da oggi spetta a noi.
Il lockdown, termine inglese che ci ha imposto gli arresti domiciliari per 60 giorni, ha concesso la grazia garantendoci parecchie libertà e qualche meritata ora d’aria.
Il tutto con la solita confusione, un ennesimo nuovo modello per l’autocertificazione e l’interpretazione a volte poco plausibile degli addetti alle multe e verbali. Ma siamo solo in prova con le decisioni, che per ora sono provvisorie e sottoposte all’andamento dei nuovi dati relativi ai contagi.
Dati e numeri che già nelle settimane scorse sono cambiati più volte, minando affidabilità e credibilità e che certamente non hanno contribuito ad indicazioni chiare e sicure. Si dipinge così l’immagine del nuovo mondo fatto di uomini e donne perennemente mascherati, di distanze da mantenere, di annullamento di qualsiasi momento sociale, di ore passate a disinfettare maniacalmente qualsiasi superficie, oggetto, alimento o vestimento.
Con la certezza che solo un mondo asettico e sterile può salvarci. Un mondo “amuchinato†che nulla ha in comune con quello, forse malato, di qualche mese fa, dove pur con tutte le storture si andava avanti, si produceva e si garantiva un benessere diffuso alla grande maggioranza dei cittadini e con qualche avanzo si aiutava chi faceva fatica.
Oggi siamo invece all’inizio di una crisi economica epocale che lascerà parecchie vittime per strada, superiori sicuramente a quelle che, purtroppo, al Covid-19 hanno pagato il prezzo più alto. E non bastano sicuramente le numerose task-force messe in campo per trovare la soluzione. Quello che noto sempre più spesso è, invece, la mancanza di un sano e semplice buonsenso.
Quel buonsenso che deve ricordarci che, nonostante lo sviluppo tecnologico e il progresso, noi non siamo invincibili e che dovremo convivere e pagare anche qualche tributo a questa nuova rogna e probabilmente anche a quelle future.
E allora certamente valgono alcune misure igieniche (che dovrebbero peraltro essere implementate già da tempo e mantenute per sempre), e sono sicuramente utili alcuni comportamenti per evitare una facile trasmissione del virus, ma da lì a creare un mondo di mostri che mangiano al ristorante separati da uno sportello delle poste, vanno in vacanza uno sì e uno no e si rosolano in spiaggia in acquari di dubbio gusto, salutando i famosi congiunti via whatsapp, ce ne passa un po’.
E che dire di tutte le attività dalla clientela dimezzata e chiamate a spese e sforzi notevoli per sanificare, bonificare, sterilizzare e igienizzare i loro locali appena passa una nuvola? Neanche fossero tutti ambulatori e ospedali! E neanche fossimo stati prima un esercito di zozzoni! È logico e giusto che di fronte all’emergenza servivano misure draconiane, ma ora che i segnali cominciano ad essere positivi e di danni ne abbiamo fatto abbastanza, è ora di fare appello al buonsenso di tutti e imparare a gestire questo nuovo rischio.
Il rischio peraltro fa parte da sempre della nostra vita. Pensiamo per esempio a quante vittime in un anno fanno gli incidenti stradali. In questo caso si è lavorato tanto per la sicurezza, adottando i corretti comportamenti e utilizzando mezzi più efficienti, ma se avessimo voluto ridurre a zero il rischio avremmo dovuto fare come con il Covid e chiudere strade e autostrade.
Invece si è scelto correttamente di sensibilizzare, comunicare e punire i trasgressori. Quello che dovremmo fare con chiarezza anche di fronte a questa terribile catastrofe, senza bloccare tutto e di più.
Ma quando leggo nelle ordinanze riportate da un giornale, che se si è in due in automobile bisogna viaggiare uno davanti e uno dietro, ma se si è da soli si deve obbligatoriamente viaggiare al posto di guida, sorrido e, disobbedendo, sedendomi dietro non mi muovo dal garage pensando a quando, con un po’ di buon senso, torneremo ad essere normali.
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