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Il potere simbolico dell'acqua

lun 11 gen 2021 • By: Nora Lonardi

Un rapporto doppio

I quattro elementi naturali rappresentati da acqua, aria, fuoco e terra hanno costituito fin dall’antichità un sistema complesso e centrale nell’interpretazione riguardanti l’origine e l’evoluzione del cosmo e della specie umana. Su tale sistema e sugli elementi che lo compongono sono state costruite teorie e applicazioni da tutti i grandi paradigmi, occidentali e orientali, esplicativi dell’esistenza fisica e spirituale, nelle varie discipline scientifiche e umanistiche, nelle religioni, nell’arte, nella mitologia e nell’esoterismo. I quattro elementi possiedono una intrinseca valenza dicotomica: fonti di vita e al tempo stesso forze distruttive, uniscono e dividono, attraggono e respingono, suscitano emozioni di benessere e di paura. E forse proprio questa loro essenza ambivalente ha contribuito alla forte evocazione simbolica che continua a caratterizzarli.

Oggi parliamo dell’acqua. Da sempre l’acqua, in molte culture e religioni, è simbolicamente ricondotta alla vita e alla morte. Ad esempio nella religione cattolica sia il battesimo che il funerale sono celebrati con l’acqua a testimoniare la profonda relazione fra questo elemento e l’essere umano, fin dal suo concepimento. L’acqua (quando non è distruttiva) ci attrae, adulti e bambini, siamo portati a toccarla, a cercarla come a cercare la vita (o una nuova vita come i tanti disperati che sbarcano sulle nostre coste) e, purtroppo, in alcuni casi anche a trovare e cercare la morte.

Chi vive in stretta prossimità di un elemento acquatico, mare, lago, fiume, solitamente sviluppa un legame con questi siti, sono percepiti come simbolo rappresentativo del proprio luogo di origine o di appartenenza e vengono letteralmente “vissuti”, in senso materiale (trasporto, pesca, energia, sport, turismo...), ma anche emozionale. In particolare i fiumi, con il loro incessante movimento, congiungono, anche idealmente, ciò che sta in alto, la montagna, la sorgente, con la pianura. Attraversano confini, si arricchiscono di altre acque, sfociano in altri fiumi, laghi e mari, rappresentano lo scorrere del tempo e della vita stessa. “Al di là delle funzioni di un fiume, è il rapporto di vitale intimità che unisce l’uomo all’acqua che fornisce le principali cornici di senso al processo di territorializzazione, legando una comunità al suo luogo elettivo e orientandone percorsi di vita e traiettorie di sviluppo.” (Elena Battaglini www.enciclopediasociologicadeiluoghi.it/, vol.2)

Ma forse è soprattutto il luogo dove il fiume nasce a farne un simbolo di profonda identificazione territoriale. La Val di Sole, la Val di Non e buona parte della Piana Rotaliana, come ben sappiamo, sono attraversate dal Fiume Noce (che in val di Non forma il lago artificiale di Santa Giustina); tuttavia il vissuto che accompagna lo scorrere di questo fiume è diverso. Si tratta sicuramente di una questione anche legata alla morfologia che esso viene ad assumere nel suo percorso; in Val di Sole il Noce scorre ininterrottamente in superficie, riceve vari torrenti, la sua visione e il suono che produce sono di forte impatto, è ricercato dai pescatori (solandri e non), per la sua conformazione si presta particolarmente alla pratica sportiva di rafting e canoa (primo in Europa) e le sue rive sono percorse da piste ciclabili e pedonali immerse nella natura. Tutto ciò lo rende sicuramente “unico”. Ma non è solo questo. La recente campagna promossa dal Comitato permanente per la difesa delle acque del Trentino al fine di “fermare nuovi prelievi idrici a scopo idroelettrico e irriguo dal fiume Noce in Val di Sole” non rappresenta soltanto una legittima posizione ambientalista in difesa di un bene comune dallo sfruttamento privato, ma a mio parere va anche oltre. La campagna di fatto è frutto di un’iniziativa nata in Val di Sole, dove il fiume Noce ha la propria sorgente, sgorga dai ghiacciai che la sovrastano e la popolazione solandra è profondamente legata al “suo” fiume, ne è orgogliosa quasi lo avesse creato. Questo processo identificativo della comunità solandra con il fiume è evidente ed è anche chiaramente emerso nel corso di un programma di formazione territoriale, quando, affrontando il tema della comunicazione per la promozione turistica, il Noce è stato delineato come immagine simbolo della valle.

Il Noce in Val di Sole rappresenta pienamente quella “simbolizzazione dello spazio” che produce territorializzazione sia per chi vi risiede, sia per il turista che apprezza - oltre che la naturale bellezza, la sinuosità delle sue anse, l’alto valore paesaggistico – la valorizzazione aggiuntiva operata da una comunità che ha cura del suo fiume, le varie attività che vi svolgono, sportive, ricreative e riposanti, all’insegna della sostenibilità.


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