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Piccolo alfabeto della montagna

ven 23 dic 2022 • By: Nora Lonardi

Un approccio socio-antropologico alla montagna

In-malga-a-Bolentina

Quando la redazione di Nos Magazine mi ha comunicato il tema del forum di questo numero, concernente le malghe alpine, ho proposto di impostare il mio intervento in termini più generali come lieve approccio socio-antropologico alla montagna.A dire il vero, soprattutto chi vive in zone montuose, e chi le studia dai vari punti di osservazione, sa bene quanto il termine e l’ambiente “montagna” siano declinabili secondo variabili diverse, a partire dall’altimetria: dalla montagna in bassa quota, di mezza costa, ai pascoli, fino alle impervie vette e ai ghiacciai che profilano gli orizzonti delle nostre valli. A ciò si accompagna anche un diverso livello di antropizzazione, di frequentazione, e del modo di vivere la montagna.Il tema è vasto e richiederebbe uno spazio altrettanto ampio, per cui mi limito a proporre una sorta di alfabeto della montagna dalla A alla Z, attraverso aggettivi e sostantivi (ovviamente esiste un’infinità di alternative), anche in ordine sparso, quali brevi accenni che possono stimolare ulteriori approfondimenti. E iniziamo con: Altitudine. E qui parliamo in particolare di cime e ghiacciai. L’istinto quasi universale a guardare verso l’alto, verso il cielo, non può che spingere a sollevare lo sguardo lungo i pendii dei monti fino alle cime elevate e, spesso, a desiderare di raggiungerle. “La forte spinta dell’uomo a salire in alto, (...), costituisce l’ispirazione primordiale che si colloca alla base del ‘mito di Icaro’ e che ben incarna pratiche di trascendimento come il volo e l’alpinismo (…).” (Annibale Salsa). Tale spinta è avvertita a maggior ragione da coloro che già vivono in aree montane a bassa quota, più o meno urbanizzate e antropizzate, percepite quasi come contrasto rispetto al silenzio e al mistero che avvolgono questi luoghi. L’altitudine stimola una forte spinta interiore, ma genera anche paura e senso del pericolo, e forse è proprio questa dicotomia ad attribuirle un forte potere di fascinazione.Ben-essere. La montagna, ai suoi diversi livelli, da sempre attrae per l’associazione che spontaneamente la accosta a sensazioni di tranquillità, di aria buona, di pace e di riposo, al verde dei boschi e ai cieli tersi, ai manti nevosi, ai cibi genuini, alla possibilità di passeggiate e di soste all’aria aperta, dove poter praticare numerose attività sportive e ricreative, vivere e convivere con serenità. Tutto questo, anche se si associa a una visione un po’ stereotipata, costituisce di fatto un patrimonio di benessere da promuovere ma anche da tutelare.Cambiamento. Infatti non è immobile la montagna, a dispetto di quanto possa apparire. Non lo sono le sue innumerevoli componenti come le persone che la vivono. Questo anzitutto per il fatto di essere Natura, e pertanto soggetta ai suoi eventi che nel corso dei secoli ne mutano il volto, i profili, i sentieri. Attualmente tuttavia prendiamo atto di quanto siano stati sconvolti i delicati equilibri ecologici, climatici, causa di un cambiamento negli eventi naturali i cui effetti devastanti sono ormai sotto gli occhi di tutti noi. E che anche la montagna subisce, come drammaticamente accade con sempre maggiore impatto, dimostrandoci la sua potenza distruttrice e insieme la sua Fragilità, i suoi cedimenti. Si può certo affermare che gli effetti devastanti del cambiamento climatico indotto dall’uomo si traducono in una accentuazione della vulnerabilità della montagna che a sua volta mette a rischio la salute e la vita di chi la vive e di chi la visita, in una sorta di circolo vizioso.Generazioni. Le “vecchie” che hanno saputo conoscere vivere e scalare le montagne, farne tesoro e narrazione, ma che in parte portano anche la responsabilità di quanto oggi le minaccia. Le giovani attuali che hanno un compito da portare avanti per preservarle e valorizzarle al meglio. Le prossime, che raccoglieranno il patrimonio o i disastri lasciati dalle precedenti, e che rischiano di non poter mai vedere con i propri occhi un ghiacciaio.Metafora. Della vita: si sale e si scende, si va avanti, ci si ferma, si torna indietro per poi magari ripartire; la fatica e l’impegno necessari a raggiungere la meta e la soddisfazione che ne segue; l’Errore, il Rischio e l’Imprevedibile. Tutto questo ci accompagna nel corso delle nostre esistenze e la montagna in questo è anche Maestra, insegna ad agire con coraggio ma anche a riconoscere i propri limiti, ad affrontare la Sfida quotidiana, con consapevolezza, responsabilità, e anche Umiltà. Luogo di vita e di lavoro. I terreni montani sono abitati, vissuti quotidianamente o stagionalmente, nei paesi a bassa quota ma anche sulle altitudini, dove l’alpeggio, le malghe, i rifugi, costituiscono  fonte di reddito, ma anche dei simboli e dei luoghi di identificazione territoriale. “Il valore simbolico molto forte si manifesta nella disponibilità della montagna e della natura a essere o diventare un ‘bene’ di scambio e insieme di ‘legame relazionale’ per il turista, l’ospite e il viaggiatore. In questa disponibilità totale si entra nella logica della ‘economia del dono e dell’ospitalità’ (...). Ma questa antropologia richiede anche che questi due elementi, la natura e la montagna, diventino oggetto di una ‘cura’, e la sentinella del loro essere è una politica orientata alla sostenibilità e al rispetto. (...)” (Romano Toppan). E in questo percorso appare cruciale anche la riscoperta delle antiche vocazioni, il recupero di una memoria attiva che possa ridare vita a prassi e mestieri, veri e propri Opifici artigianali che hanno dentro di sé la cura e la valorizzazione, anche in chiave innovativa delle risorse locali. Passi. I valichi dei monti sono spesso rappresentati come un simbolo di confine ma anche di unione e continuità. Teatri storici di eventi tragici come le guerre per la conquista e l’assoggettamento di territori, linee di difesa, sono anche emblema di rapporti transfrontalieri e di incontro fra genti, culture, progetti di vita. Tornando alla montagna come luogo di attrazione da preservare, non si può evitare di parlare di Turismo. Sul tema in generale si è già discusso e si discute molto, anche su queste pagine, ma nello specifico vale la pena ricordare come il rapporto turismo-montagna sia degno di un’attenzione particolare. E nell’ambito di quella “cura” sopra citata, è necessario ritornare sul tema di una forse eccessiva antropizzazione dei terreni montuosi che può alterare l’equilibrio dell’humus (in senso naturale, ma anche storico-sociale) e della vita animale. Il turista è una risorsa preziosa per l’economia montana, tuttavia questo rapporto va costantemente monitorato nel rispetto della sostenibilità e del Valore intrinseco della montagna, per ciò che essa rappresenta, per la natura e per la specie umana. Il che vale sia per gli ospiti che per i residenti. In particolare se è giusto vivere appieno la montagna anche con senso di Divertimento, si dovrebbe frenare la tendenza alla proliferazione di puri e semplici divertifici.Spopolamento. Una situazione che si pone in apparente e paradossale contrasto con quanto sopra evidenziato. Di fatto la tendenza acclarata ad abbandonare le zone montuose e più in genere le cosiddette aree interne, periferiche rispetto ai poli urbani, rappresenta una questione aperta e ampia che richiede l’attuazione di una politica partecipata attenta alla Qualità della vita e alle opportunità che anche i luoghi lontani dai centri possono offrire a chi voglia continuare o iniziare a viverci. E terminiamo con:Zaino. Strumento prezioso, immancabile e spesso vitale delle nostre escursioni, salite e scalate. Ogni alpinista o vero amante della montagna sa cosa metterci, sia come attrezzatura, sia come insieme di esperienze e riferimenti morali altrettanto indispensabili per relazionarsi con la montagna.

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