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Diventeremo migliori… o forse no

dom 26 apr 2020 • By: Sandro de Manincor

Serve un'evoluzione culturale perché la lezione che viene da Covid-19 possa essere utile

Una zona picnic nel Parco Adamello Brenta aspetta il ritorno degli escursionisti (ph. Sandro de Manincor)

Che casino! Ogni giorno, ogni ora, notizie, vere o false, istruzioni per l’uso, annunci e numeri regolarmente messi in discussione se non addirittura smentiti. Su tutti gli argomenti. Una grande confusione, fornita quotidianamente ai cittadini, fortemente provati da questa grande emergenza.

Che la pandemia da Covid-19 abbia stravolto il mondo, il lavoro, i rapporti sociali e le nostre abitudini è cosa nota e certa, e che questo comporti un difficile adeguamento è naturale e umano. Ma in questo momento ognuno di noi ha bisogno di riferimenti sicuri, di certezze, di strumenti per riuscire a vedere il proprio futuro. E in un territorio come il nostro che basa la propria economia e sviluppo proprio sull’aggregazione e lo scambio interpersonale quale è il turismo, l’assenza totale di progetti, l’incertezza dei sussidi, la mancanza di informazioni o, peggio ancora, le notizie discordanti, alimentano solamente il senso di fallimento.

Non che a livello nazionale si stia meglio. Basta accendere la televisione e assistere quotidianamente al balletto delle cifre, allo scontro fra esperti, ai numerosi talk-show capaci di dire tutto e il contrario di tutto. Ad esempio, è bastato qualche giorno fa che il presidente dell’ISTAT, istituto che raccoglie i dati statistici della nazione, ufficializzasse che l’anno scorso ci sono stati più morti di malattie polmonari di quest’anno per scatenare il pandemonio. E ora che i dati sanitari sono un po’ più confortanti (se sono veri), via alle polemiche, radiografie degli errori compiuti, scontri accesi sui tempi sbagliati, promozioni e bocciature dei provvedimenti economici, e chi più e ha più ne metta. E si riparte con un popolo di virologi, economisti, scienziati, futurologi visto che non possiamo più essere allenatori o altro. Ci confortiamo definendo angeli o eroi i nostri concittadini impegnati negli ospedali senza magari gli interventi pratici di cui necessitano, sventoliamo con rinnovato patriottismo il tricolore dai balconi, esaltiamo le iniziative dei vip che ci raccontano la loro quarantena in residenze lussuose con ettari di giardino. Ma soprattutto ci inganniamo continuando a convincerci che questo stop è stato utile e positivo perché ci ha fatto riscoprire i veri valori della vita, lontana dal capitalismo e consumismo, con l’essenziale e il semplice al primo posto, e i rapporti sociali accresciuti e valorizzati sia pure attraverso lo schermo di un computer.

Ci affanniamo inoltre a scrivere ovunque che “andrà tutto bene” e contemporaneamente che “nulla sarà come prima”. E invece, no. Il mondo non sarà improvvisamente dorato, giusto e solidale. Quando le distanze passeranno da un metro a 50 centimetri e poi si azzereranno, si tornerà a correre, a produrre, magari con nuove regole e diverse procedure. Forse addirittura con maggior ferocia. I forti cercheranno di essere ancora più forti, qualcuno particolarmente intuitivo sfrutterà la situazione, e i fragili saranno ancora più fragili. E la pandemia economica esalterà le disuguaglianze. D’altronde i cambiamenti epocali sono certamente provocati dalle emergenze ma, se vogliamo che la lezione sia utile, l’evoluzione deve essere innanzitutto culturale, nel senso più ampio del termine. E qui non si è fatto nulla e la comunicazione, a tutti i livelli, avrebbe un ruolo fondamentale. Dico avrebbe perché fino ad oggi, dall’inizio della situazione virale, è stata un disastro.

Servono invece informazioni e provvedimenti, a fianco di quelli pratici sanitari ed emergenziali, che aiutino i nostri operatori a ricostruire l’immagine sana del nostro territorio, a valorizzare la parte positiva del nostro turismo, a offrire le eccellenze, ad essere orgogliosi dell’ospitalità che sanno offrire, infischiandosene dei trend di crescita di arrivi e presenze. Ne parliamo in riferimento alla discussa riforma del turismo, che da anni abbisogna di ammodernamenti e semplificazioni, ma che qualche complicazione la aggiunge.

Insomma, serve qualità al posto di quantità. I numeri, per ora, lasciamoli solo al triste bollettino di guerra sanitaria che con tante imprecisioni e interpretazioni ci viene quotidianamente servito nella speranza che si azzeri presto. 


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