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Le gelate, lo spauracchio di una valle

mar 08 apr 2025 10:04 • By: Giacomo Poletti

Diamo un’occhiata al fenomeno e… alle previsioni in vista della domenica delle Palme e della Pasqua

Le gelate tardive, come e più della grandine, sono indubbiamente fra i fenomeni meteorologici più temuti dagli agricoltori. Le ultime notti, purtroppo, hanno portato un bel po’ di occhiaie e di stanchezza a chi deve gestire le coltivazioni in valle. Già da lunedì, infatti, si sono avute delle gelate, soprattutto in val di Sole. E l’aria secca di questi giorni, provocata dal fohn, favorisce potenziali problemi anche a temperature apparentemente non troppo rigide: vediamo il perché.

In molti casi (ad esempio se vogliamo preservare dei fiori) assume importanza la cosiddetta temperatura di bulbo umido (detta anche wet bulb in inglese) quasi più della temperatura realmente misurata, che viene detta dai tecnici temperatura di bulbo secco. Ma qual è la differenza fra questi due valori? Tutto parte da un concetto ben noto: quando l’acqua evapora, asporta calore. Ce ne rendiamo conto semplicemente sudando, oppure uscendo dalla doccia: quando l’acqua evapora dalla nostra pelle, ci raffredda. Lo stesso meccanismo può però attivarsi anche a pochi millimetri da una foglia o da un fiore, superfici vive (come la nostra pelle) e che evapotraspirano: a stretto contatto con le parti vegetali l’aria potrebbe quindi umidificarsi e raffreddarsi alla temperatura di bulbo umido, che è la temperatura che raggiunge l’aria quando in essa viene fatta evaporare dell’acqua fino a saturazione. La temperatura di bulbo umido è sempre più bassa della temperatura reale (perché l’evaporazione, appunto, rimuove calore) e la differenza fra i due valori è tanto più grande quanto più l’aria è secca, proprio perché nell’aria secca l’evaporazione (e quindi l’asportazione di calore) sono notevoli. In aria già satura, ad esempio in una giornata nebbiosa, i due valori invece coincidono non potendoci essere evaporazione e raffreddamento aggiuntivo. Empiricamente, la temperatura di bulbo umido non è altro che la temperatura che raggiunge un termometro mantenuto sempre bagnato (il “bulbo” citato infatti è semplicemente quello in vetro dei vecchi termometri a mercurio) ad esempio da un filo di lana intinto nell’acqua; oggi la temperatura di bulbo umido viene misurata in automatico ed è determinante per l’avvio dei sistemi antibrina nelle coltivazioni.

Le gelate tardive: sono in aumento?

Dai dati di Meteotrentino per Malé e Cles negli ultimi 30 anni, scopriamo che ad aprile le gelate non sono affatto rare, anzi, si può dire siano normali. A Malé, nei trent’anni dal 1996 ad oggi (un’epoca già più mite rispetto ai decenni precedenti) si è infatti andati sottozero in 25 mesi di aprile su 30. Parliamo quindi di un fenomeno frequente per il fondovalle della val di Sole, ma non va dimenticato che i danni all’agricoltura causati dalle eventuali gelate di aprile sono tanto più importanti, quanto più la stagione è precoce: e negli ultimi anni, per via degli inverni tendenzialmente più miti, il risveglio vegetativo ha spesso anticipato. Per questo motivo le gelate tendono a fare maggiori danni ed a spaventare molto. Da ricordare, fra le gelate tardive a Malé, i -2.6° misurati appena l’anno scorso il 25 aprile e le serie notevoli di gelate verso fine mese del 2016 e soprattutto del 2017, quando si misurò una minima di ben -5.0° il 21 aprile.

A Cles i dati meteorologici purtroppo non sono continui: la storica stazione al convento, attiva dagli anni ’30, è stata dismessa nel marzo del 2006. Nei dieci anni dal 1996 al 2005, comunque, in ben 9 mesi di aprile su 10 si andò sotto lo zero. Le rilevazioni sono riprese nel 2012 a Maso Maiano con la stazione Iasma: negli ultimi 13 anni di dati, le gelate si sono palesate per 11 anni ad aprile e pure in questo caso spiccano gli estremi tardivi del 2016 e 2017 (-3.1° il 21 aprile 2017). Malè risulta più fredda di Cles, nelle minime estreme, di circa 2°. In generale si nota un leggero trend di diminuzione delle gelate ad aprile passando dagli anni ’90 ad oggi, ma come detto, il fenomeno non sta affatto perdendo il potenziale di danno data la maggior precocità vegetativa.   

Una previsione: mercoledì ancora a rischio gelo, poi le temperature risalgono. il ritorno della pioggia

I modelli meteorologici per la previsione sono sempre più raffinati e ci aiutano anche nelle previsioni delle gelate: mercoledì all’alba i termometri resteranno ancora su valori bassi, probabilmente meno rigidi rispetto a martedì, con il vantaggio ulteriore di un’aria lievemente più umida. Ci sarà comunque da restare all’erta, in aiuto potrebbero venire forse delle leggere stratificazioni nuvolose. Da giovedì il rischio sarà minore grazie a un aumento termico di 1°-2° circa, più netto venerdì. Il cielo – straterelli notturni a parte - sarà quasi sempre sereno fino a sabato 12 aprile compreso. E le piogge? I modelli inquadrano da diversi giorni un cambiamento per la prossima settimana. Probabilmente già da domenica delle Palme (13 aprile) vedremo un primo guasto, con i cieli che torneranno nuvolosi e forse ci sarà pure qualche pioggia debole. La nuova settimana porterà occasioni per piogge, con il passaggio di una o due perturbazioni nella settimana pre-pasquale. Vista la distanza temporale è impossibile per adesso (stiamo scrivendo la sera di lunedì 7 aprile) sbilanciarsi per Pasqua. In ogni caso, vi faccio i miei più cari auguri di passarla serenamente…quantomeno nell’animo!

Ci risentiamo il prossimo mese per altre curiosità meteorologiche! 

 



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