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Dalla parte dei pelosi (e non)

Animali da compagnia: amore e responsabilità

mar 17 nov 2020 09:11 • By: Fabrizio Brida

I consigli di Vincenzo Mulè, veterinario

Batuffoli di pelo, occhi vispi e curiosi, piume dalle mille sfumature. Zampette che scorrazzano per casa e nel giardino, musetti che parlano da soli.

Accogliere un animale da compagnia nella propria vita significa riempirla di dolcezza e di amore. Ma anche di responsabilità. Soprattutto se si scelgono razze o specie particolari. Essere informati, in questo senso, è fondamentale.

A parte cane e gatto, sicuramente i più presenti nelle abitazioni delle Valli del Noce, quali sono gli animali domestici più diffusi? Come ci spiega il dottor Vincenzo Mulè, veterinario con ambulatorio a Sarnonico, ultimamente si è molto diffuso il coniglio nano. «Si tratta di un coniglio più piccolo rispetto al normale – spiega Mulè – ed esistono diverse razze: ariete, testa di leone e olandese nano sono le tre più frequenti».

In Val di Non si trovano un paio di allevamenti di questi teneri esemplari. «Il coniglio nano vive in casa e in giardino – aggiunge Mulè –. Ma bisogna essere molto informati per gestire al meglio la sua vita domestica».

Per quanto riguarda gli animali esotici, invece, sarebbe preferibile lasciarli nel loro habitat naturale o possono vivere tranquillamente nelle nostre case? «Dipende dagli animali – rivela il veterinario –. Esistono specie, come il furetto, che sono sempre state allevate in cattività. Il furetto, che fa parte dei mustelidi, è stato riprodotto geneticamente, in realtà non esiste in natura, e morirebbe se lasciato libero.

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Se parliamo invece di animali come il camaleonte, che si riproduce in natura, il discorso è diverso. Io personalmente ne sconsiglio l’acquisto: è molto bello ma estremamente delicato, sensibile, vive bene solo nel proprio ambiente naturale».

Esistono anche rettili che invece si trovano benissimo nel terrario, l’apposito contenitore da casa, che condividono gli spazi domestici e hanno delle interazioni con i proprietari. Parliamo di alcune specie di iguana, della lucertola australiana, che prende il nome di drago barbuto o pogona. Tutti animali che, se ben tenuti – e in questo caso è fondamentale seguire i consigli degli esperti – non sono suscettibili allo stress.

Stesso discorso vale per gli uccelli, che non andrebbero tenuti nelle gabbiette ma in voliere più grandi: il canarino è molto diffuso e in natura morirebbe, alcune specie di pappagalli, invece, sarebbe meglio lasciarle dove sono.

Anche perché lo stress (legato a temperatura, alimentazione o substrato sbagliati) può portare delle malattie negli animali esotici. Ne sono un esempio le diffusissime tartarughine palustri, che dalle paludi del Sudamerica vengono relegate nelle vaschette di plastica con le palmette finte nelle nostre abitazioni. È chiaro come questo vada contro la loro natura.

Ma le malattie dei nostri amici a quattro zampe possono essere diverse e sono sovrapponibili a quelle dell’essere umano. «Si va dalle malattie infettive, dovute a virus, batteri, funghi, a quelle della medicina interna (problemi metabolici, endocrini, ecc.) fino alle problematiche legate alla dieta, spesso sbagliata soprattutto negli animali esotici» spiega il veterinario.

Qual è il modo migliore per prendersi cura del proprio animale domestico, quindi? «Il mio consiglio è di chiedere sempre a una persona esperta – dichiara il dottor Mulè –. In Internet ormai si trova di tutto, bisogna sempre verificare e controllare che le informazioni provengano da veterinari o da esperti».

Sul sito della SIVAE (Società Italiana Veterinari per Animali Esotici) si possono trovare tutti gli specialisti, suddivisi per regione.

Ma anche per quanto riguarda gli animali più comuni come i cani, ci sono alcuni aspetti cui prestare attenzione. «Bisogna sapere se la razza è particolarmente delicata o magari pericolosa – conclude Mulè –. Se parliamo di cani di razza è importante informarsi e affidarsi ad allevamenti seri, che fanno i test e danno il pedigree. Altrimenti, la cosa più bella che si può fare è andare a prenderli al canile. Io stesso l’ho fatto. In questo modo si salva anche una vita».



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