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Le sfide del 2021: ambiente, cultura, economia, politica, salute, sport

Costituzione da aggiornare, autonomia da rivedere

lun 15 feb 2021 10:02 • By: Alberto Mosca

Paolo Pombeni, storico e politologo

Paolo Pombeni

Paolo Pombeni, storico e politologo, professore emerito nell’Università di Bologna, ha le proprie radici familiari a Malé. Un motivo in più per interrogarlo sul delicato tema delle sfide che anche la politica si troverà ad affrontare in questo 2021, tra l’Autonomia e le tensioni mondiali.

Professor Pombeni, mentre parliamo Mario Draghi si appresta a formare un governo: gli ultimi fatti sembrano prefigurare il ritorno alla competenza e la fine del dogma scellerato “Uno vale uno”. Lo scenario richiama quello del governo Ciampi del 1993, quando anche allora vi era da ricostruire il paese: cosa dobbiamo aspettarci?

Molto dipenderà da Draghi e molto da condizioni generali che nemmeno Draghi può controllare. Ci aspettiamo che con il suo prestigio e le sue competenze possa affrontare adeguatamente le sfide che abbiamo davanti, ma attenzione: non sappiamo come si evolverà la pandemia, che può essere complicata dal diffondersi delle varianti; inoltre, non sappiamo come reagiranno l’economia italiana e mondiale; elementi che spostano gli equilibri e possono creano complicazioni.

Davvero ci siamo trovati in questi mesi di fronte ad una crisi di sistema e non solo ad una delle tante crisi politiche?

Abbiamo visto alcune cose: il sistema dei partiti, non più quello della Prima repubblica ma nemmeno ancora stabilizzato, non ha retto l’urto di un evento eccezionale. Inoltre, abbiamo sperimentato il ritorno della centralità del Presidente della Repubblica…

Ricordiamo che il presidente Mattarella inaugurò il mandato dichiarandosi arbitro e nel contempo esortando i giocatori in campo ad aiutarlo comportandosi bene, cosa che evidentemente non è accaduta… il pane si fa con la farina che si ha!

Infatti. Il presidente è stato costretto a forzare in maniera molto importante il proprio protagonismo creando un nuovo inquadramento generale della situazione. Ma non si tratta dell’unico aspetto da approfondire.

Autoroen Aprile

Pensiamo, in questi tempi di emergenza, all’incremento notevole del potere del Presidente del Consiglio, circostanza che pone un problema: simili poteri eccezionali in mano a premier non eletti sono sostenibili? Forse allora è il caso di ripensare e aggiornare la nostra Costituzione.

Su un piano globale, siamo passati dall’assalto a Capitol Hill ai toni decisi con cui il nuovo presidente Biden si pone di fronte agli storici interlocutori russo e cinese…

I fatti degli ultimi tempi, pandemia compresa, hanno riportato in auge la consapevolezza che tutto è interconnesso, che la politica promossa da Trump del pensare ai fatti propri e “non pestarsi i piedi” non funziona più. I fatti stessi impongono una necessità dell’intervento degli uni sugli altri, con reciproci condizionamenti. Si tratta del problema delle egemonie politiche, della tradizione imperiale che ognuna di queste potenze si porta dietro e che per avere legittimazione deve per forza confrontarsi con gli altri.

Torniamo alle questioni di casa nostra e in particolare all’Autonomia: l’anno prossimo saranno 50 anni dal varo del secondo statuto. Cosa dobbiamo fare, porre le basi di un impianto autonomistico nuovo o limitarci a difendere quanto acquisito?

L’Autonomia va rivista, a partire dal problema della regione. La pandemia ha dimostrato quanto siano ridicole simili diversità di regole in un territorio così piccolo: l’impatto della crisi e il problema di una adeguata reazione ci indicano che non è più il tempo delle piccole o piccolissime comunità: ma attenzione, questo non significa cedere al centralismo, ma dare forza ad un opportuno livello intermedio; inoltre, la domanda di competenza che i tempi impongono pone il tema della produzione e della formazione di classi dirigenti degne di questo nome. In Trentino ne abbiamo avuto di spessore, a partire dal nome ovvio di Bruno Kessler. La sua figura mostrò come il carisma politico sia cosa complicata, che non si programma in laboratorio. L’Autonomia poi deve darsi delle strutture che consentano al Trentino e al Sudtirolo di avere una presenza internazionale importante e proprio la pandemia ci ha dato un esempio significativo.

A chi si riferisce?

Mi ha colpito il fatto che una delle intelligenze più acute nell’interpretare la pandemia sia stato Stefano Merler, un ricercatore della Fondazione Bruno Kessler. E la FBK è un’invenzione dell’Autonomia trentina! Questa circostanza deve darci l’orgoglio di dire che abbiamo investito sulle cose giuste, ma forse proprio in Trentino non vi è una sufficiente coscienza di questo risultato. Partiamo da qua per ricercare una dimensione internazionale e alimentare nuove classi dirigenti adeguate.

Professor Pombeni, ha citato Bruno Kessler, di cui quest’anno cade il trentesimo anniversario dalla morte; nel 2024 saranno cento anni dalla sua nascita. L’ha conosciuto, che ricordo può darci di lui?

Ho conosciuto Bruno Kessler anche se non intimamente, anche se eravamo vicini di casa in Bolghera… inoltre faccio parte di quella generazione di cattolici che si erano staccati dalla tradizione democristiana, figlia se vogliamo del Sessantotto; tuttavia ricordo un tentativo di recuperare un rapporto politico, quando negli anni Ottanta Kessler mi propose una candidatura al consiglio provinciale; proposta che dovetti rifiutare, dato che da tempo ero a Bologna e nell’ambito socialista.

Ad ogni modo lo ricordo come un uomo molto abile, vicino a Paolo Prodi, figura a cui ero molto legato; ma soprattutto fu un personaggio che ha caratterizzato una stagione, quella dei pionieri. Ecco, Kessler era calato nella mentalità del pioniere, propria di chi aveva intuito un cambio di epoca. Questa è per me la qualità grande che consacra la sua capacità politica, questo avere chiaro il senso della storia, talento non molto ripreso dai suoi successori.



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