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I costi sociali ed economici della pandemia: una prima indagine

La comunità vive quando si incontra

gio 22 apr 2021 12:04 • By: Alberto Mosca

Con don Renzo Zeni e don Renato Pellegrini, lo sguardo della Chiesa sulla comunità colpita dalla pandemia

VALLI DEL NOCE. Gli effetti della pandemia visti con lo sguardo di chi cerca di curare le anime. Con il decano don Renzo Zeni e il parroco della bassa Val di Sole, don Renato Pellegrini, approfondiamo alcuni aspetti legati alla vita delle nostre comunità. A partire da chi è stato più colpito dalla pandemia, nel dono della vita e negli affetti.    

“Tanti – spiega don Renzo – hanno conosciuto la fatica della malattia, la disperazione e il lutto, e hanno pagato più di tutti. Il fatto che abbiano perso i cari senza poterli salutare resta come una piaga, un urlo: il saluto negato aggrava la nostalgia per il vuoto improvviso e non giustificato”.

Ma quali sono i rischi che corre la comunità dopo un evento del genere? “Il rischio più grosso è il ritorno del privato, ad una paura di dare e ricevere contagio che si ritorce contro la comunità e la fraternità. La paura non è una buona compagna, è un limite fortissimo alla chiamata alla socialità. Conosco alcuni che per questa paura da più di un anno non frequentano la chiesa”.

Poi ci sono le attività parrocchiali, quelle che spesso coinvolgono i ragazzi: “Purtroppo ci sono ragazzi tagliati completamente fuori dalla relazione con i pari e questo è un buco forte nell’età dell’infanzia e dell’adolescenza, esperienze che fanno bene e si ricordano per tutta la vita; abbiamo cercato di mantenere qualche uscita estiva con gruppi ridotti, molto apprezzate fondamentali per costruire amicizie.

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Per i bambini più piccoli abbiamo promosso degli incontri mensili: con tante adesioni ma anche con intere classi ‘desaparecide’; i cresimandi poi ci chiedono se riceveranno la Cresima quando sarà ora di sposarsi…”

“Ma in generale – aggiunge don Renzo - le proposte di incontro sono state partecipate e così anche quelle proposte dal direttivo dell’oratorio; per contro ci sono famiglie che a causa della pandemia hanno scelto di non venire, in chiesa, o di rinunciare alla comunione; da questo punto di vista mi preoccupa l’idea che la messa dal vivo possa essere sostituita dalla televisione: è una via d’uscita provvisoria, in cui manca la dimensione eucaristica ed ecclesiale che vive nell’incontro tra le persone”. 

Dalla bassa Val di Sole, tra Mostizzolo e Rabbi, don Renato descrive una “sofferenza sotterranea, che non viene a galla, che non si fa o non vuole frasi sentire, proprio per quel naturale riserbo della nostra gente, il ben noto e oggetto di studio “respèt”. Paura e inquietudine limitano l’azione e il movimento, portano a chiudersi”. In particolare pensando ai giovani, don Renato parla della chiusura delle scuole come un “momento tragico, perché gli adolescenti hanno bisogno l’uno dell’altro, della vicinanza che crea esperienza”.

Sul fronte economico, dopo un inverno senza sci che ha colpito gravemente famiglie e aziende, Pellegrini vede un elemento di fiducia: “La situazione ha fatto scoprire a molti un nuovo modo di vivere la montagna, che può diventare strumento di rilancio futuro”.

Infine, nella vita della comunità cristiana, don Renato nota come “per la chiesa e la comunità, le comunioni e le cresime bloccate, i matrimoni rinviati ancora sine die, la comunione agli ammalati desiderata dai diretti interessati ma impedita dai familiari che temono il contagio, stanno cambiando il modo di avvicinarsi alla Chiesa: dovremo pensare a una attività che riavvicini le persone, con incontri che suscitino il desiderio di ricominciare nuovamente, pensare a un nuovo cammino, un nuovo modo di vedere le cose”. Nel frattempo, la tecnologia ha fornito strumenti di azione: “In tempo di Quaresima abbiamo formato un gruppo di riflessione evangelica su whatsapp e abbiamo avuto oltre 100 iscritti: tre minuti al giorno per leggere tutto e mantenere un contatto, un’esperienza quotidiana molto bella…”

Infine, per don Renato c’è un episodio che regala un messaggio di speranza: “Una persona che è stata all’ospedale per il Covid19 si è avvicinata alla Chiesa, ne è nato un bel dialogo che mi fa pensare che la vicinanza umana nell’incontro, l’amicizia e l’attenzione sono i veri valori fondamentali; è nell’umanità che si crea un legame, che si forma un messaggio: “È tramite l’uomo che Dio è vicino”.

La Zona pastorale delle Valli del Noce

Comprende 4 ex-decanati (Cles, Fondo, Taio, Val di Sole) e alcune parrocchie di un altro (Mezzolombardo), per un totale di 91 parrocchie. Gli abitanti sono 52.840.

 



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