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Marilleva: la ricerca di un'esasperata modernità

lun 19 lug 2021 12:07 • By: Lorena Stablum

Un progetto futuristico tra acciaio, vetro e cemento

L'esperienza di Marilleva si inserisce nel quadro del Piano Urbanistico Provinciale del 1967 voluto da Bruno Kessler. Il piano dava ampio rilievo al turismo come elemento di sviluppo dell'intero territorio provinciale e suggeriva la creazione di poli turistici di portata nazionale e internazionale. Le indicazioni trovarono diretta sperimentazione in Val di Sole, che allora aveva da affrontare problemi come lo spopolamento, l’emigrazione, la crisi dell’economia tradizionale, incentrata ancora sull'agricoltura, e la disoccupazione.

Lo studio, che promosse in valle la stagione turistica invernale, partì nei primi anni '60 del secolo scorso. Nel 1968 quindi si costituì la Spa Marilleva che aveva come scopo la valorizzazione turistica della zona di Malga Copai. Vi facevano parte il Comune di Mezzana, l’Asuc, l’Azienda di soggiorno, la Comunità di Valle, albergatori e costruttori. La presidenza venne affidata all'architetto Sergio Giovanazzi, che nel 1970 assunse anche la presidenza della Impianti Marilleva spa, creata in quell'anno.

Le amministrazioni pubbliche concessero in esclusiva alla società il diritto di realizzare impianti e piste sulla montagna di Mezzana, avviarono le trattative per la cessione dei terreni, e vendettero il fabbricato di Malga Copai, cedettero legname, intrapresero le procedure per l'ottenimento delle autorizzazioni idrogeologiche e parteciparono agli oneri di realizzazione della strada a servizio della stazione.

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Mezzana, che si fece carico di potenziare insieme alla Provincia anche la rete dei sottoservizi e dell'illuminazione pubblica, si assunse l'impegno di definire le modalità dello sviluppo mediante la redazione di un Programma di fabbricazione (1970).

La Spa Marilleva si impegnava alla realizzazione degli impianti e della costruzione di strutture ricettive per almeno 1.500 posti letto nell'arco di sei anni. I progetti furono affidati agli studi dell'architetto Giovanazzi e ingegner Luciano Perini e Giulio Giovannini collaborò nel disegno delle piste. Per l'impianto dei due nuclei edilizi, Marilleva 900 e Marilleva 1400, si scelse il modello dell'architettura razionalista, che non esitava a sacrificare l'estetica alla funzionalità e dettava canoni comuni per un'architettura universale.

Gli insediamenti turistici in quota contribuirono a migliorare le condizioni di vita della popolazione locale, ma nel contempo favorirono un acceso dibattito inerente ai modelli di sviluppo economico. La contestazione si riversò sul Piano urbanistico comprensoriale, che, adottato nel 1975 e approvato definitivamente nel 1978, prevedeva la necessità di raggiungere in valle 30 mila posti letto. Nel 1977 le critiche, giunte da più parti, culminarono con un referendum sul futuro del turismo in alta quota, che sancì la fine della nascita di nuove stazioni sciistiche e bloccò il completamento dei centri turistici in quota.

Nel 1987, a seguito di una mozione dei consiglieri provinciali del PCI, fu nominata una commissione d'indagine amministrativa per far luce su tutta l'operazione Marilleva. Dall'indagine non emersero particolari responsabilità a carico dell'amministrazione. Si evidenziarono però una serie di irregolarità e furono contestati anche aspetti strutturali della stazione. 



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